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Destinazione stupefacenti: quando è spaccio?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio di eroina. L’imputato, trovato in possesso di 113 dosi, sosteneva fossero per uso personale. La Corte ha confermato che la destinazione stupefacenti allo spaccio può essere provata tramite indizi gravi, precisi e concordanti, come l’ingente quantitativo, le modalità di confezionamento in ovuli e la natura stessa della sostanza. È stato inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche per la gravità del fatto e la condotta dell’imputato.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Destinazione Stupefacenti: La Cassazione sulla Prova dello Spaccio

La distinzione tra uso personale e spaccio di sostanze stupefacenti è uno dei temi più delicati e ricorrenti nel diritto penale. Stabilire la corretta destinazione stupefacenti è cruciale per determinare la natura del reato e l’entità della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna sull’argomento, chiarendo quali elementi indiziari possono essere utilizzati per provare l’intento di cessione a terzi, anche in assenza di una confessione o di prove dirette.

Il Caso in Analisi: Detenzione di Eroina e la Tesi dell’Uso Personale

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per detenzione ai fini di spaccio. L’imputato era stato trovato in possesso di un quantitativo di eroina dal quale era possibile ricavare ben 113 dosi singole. La sostanza era, inoltre, confezionata in ovuli, una modalità tipicamente utilizzata per il trasporto e la vendita al dettaglio.

Di fronte alle accuse, la difesa ha sempre sostenuto che l’intera quantità fosse destinata all’uso personale, acquistata con i proventi della propria attività lavorativa. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando due aspetti principali:

1. La mancanza di prove concrete sulla destinazione della droga alla cessione a terzi.
2. Una motivazione insufficiente da parte della Corte d’Appello nel negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La Prova della Destinazione Stupefacenti secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le motivazioni della Corte d’Appello pienamente logiche e conformi alla legge. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: la prova della destinazione stupefacenti allo spaccio non deve necessariamente essere diretta, ma può essere desunta da un insieme di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti.

Nel caso di specie, gli elementi valorizzati sono stati:

* L’ingente quantitativo: La detenzione di 113 dosi di eroina è stata ritenuta oggettivamente incompatibile con un consumo personale, anche per un tossicodipendente.
* Le modalità di confezionamento: La suddivisione in ovuli è una tecnica caratteristica dello spaccio e non della scorta personale.
* La natura della sostanza: L’eroina è soggetta a un naturale processo di deterioramento, rendendo implausibile la conservazione di una tale quantità per un uso personale prolungato nel tempo.
* Mancanza di prove contrarie: La tesi dell’acquisto per uso personale con il proprio stipendio è rimasta una mera affermazione, del tutto priva di riscontri probatori.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha sottolineato che la decisione di non concedere le attenuanti generiche era stata adeguatamente motivata dalla Corte d’Appello sulla base di elementi specifici e rilevanti. Il giudice, infatti, non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che ponga a fondamento della sua decisione quelli ritenuti decisivi.

Gli elementi considerati ostativi alla concessione delle attenuanti sono stati:

* La gravità oggettiva del fatto, desumibile dall’elevato numero di dosi.
* La presenza di un precedente penale a carico dell’imputato.
* La condotta non collaborativa tenuta al momento della perquisizione.
* L’assenza di qualsiasi segno di resipiscenza o pentimento.

le motivazioni

La Suprema Corte ha affermato che i giudici di merito hanno condotto un accurato accertamento dei fatti, fondando la loro decisione su un procedimento logico inattaccabile e basato su corrette massime di esperienza. La valutazione degli indizi (quantità, modalità di presentazione, deperibilità della sostanza) è stata considerata sufficiente a superare ogni ragionevole dubbio sulla destinazione allo spaccio della droga. Allo stesso modo, il diniego delle attenuanti generiche è stato giustificato da una valutazione complessiva della gravità del reato e della personalità dell’imputato, in linea con la giurisprudenza costante.

le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce che la tesi dell’uso personale, di fronte a un possesso di ingenti quantitativi di stupefacenti, deve essere supportata da elementi concreti per risultare credibile. In assenza di prove a sostegno, elementi indiziari come il numero di dosi e il tipo di confezionamento sono sufficienti a configurare il più grave reato di detenzione ai fini di spaccio. La decisione conferma inoltre l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel valutare la concessione delle attenuanti generiche, purché la sua scelta sia supportata da una motivazione logica e coerente con gli atti del processo.

Possedere una grande quantità di droga è automaticamente considerato spaccio?
Non automaticamente, ma costituisce un indizio molto forte. La sentenza chiarisce che l’ingente quantitativo (in questo caso 113 dosi), valutato insieme ad altri elementi come le modalità di confezionamento e la natura della sostanza, è sufficiente per provare la destinazione allo spaccio.

Come si può dimostrare che la droga è per uso personale e non per spaccio?
La sentenza evidenzia che la semplice affermazione non basta. L’imputato aveva sostenuto di aver acquistato la droga con il proprio stipendio, ma questa tesi è rimasta del tutto non provata. È quindi necessario fornire elementi concreti e credibili a sostegno della destinazione esclusivamente personale.

Perché sono state negate le circostanze attenuanti generiche in questo caso?
Le attenuanti generiche sono state negate a causa di una valutazione complessiva negativa dell’imputato e del reato. I giudici hanno considerato la gravità oggettiva del fatto (l’alto numero di dosi), un precedente penale, la condotta non collaborativa durante la perquisizione e la totale assenza di pentimento (resipiscenza).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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