LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Destinazione stupefacenti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La decisione si fonda sulla valutazione degli indizi, come materiale per il confezionamento e denaro in piccolo taglio, che qualificano la destinazione stupefacenti come spaccio e non uso personale. Confermato anche il diniego delle attenuanti generiche in presenza di precedenti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Destinazione Stupefacenti: Quando gli Indizi Fanno la Differenza

La distinzione tra uso personale e spaccio di sostanze stupefacenti è una delle questioni più delicate e frequenti nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito quali elementi sono decisivi per determinare la corretta destinazione stupefacenti e ha chiarito i limiti del ricorso in sede di legittimità. Analizziamo insieme questo caso per comprendere meglio i principi applicati dai giudici.

I Fatti del Caso

Un giovane veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. La pena, calcolata come aumento in continuazione rispetto a una precedente condanna, era stata fissata in nove mesi di reclusione e 1.500 euro di multa.

L’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Errata qualificazione del fatto: Sosteneva che la sostanza fosse destinata al consumo personale e non allo spaccio.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Lamentava che i giudici non avessero concesso la diminuzione di pena prevista dall’art. 62-bis del codice penale.
3. Errore nella commisurazione della pena: Contestava il calcolo dell’aumento per la continuazione, ritenendolo frutto di un errore materiale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte. Questa decisione ha confermato integralmente le sentenze dei precedenti gradi di giudizio, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Suprema Corte

L’ordinanza offre spunti di riflessione importanti su diversi aspetti del diritto e della procedura penale. Vediamo nel dettaglio le ragioni che hanno portato alla decisione.

La Destinazione Stupefacenti e gli Indizi di Spaccio

Il primo motivo di ricorso è stato respinto perché la valutazione sulla destinazione della sostanza è una questione di fatto, riservata ai giudici di merito. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione è manifestamente illogica, cosa che in questo caso non è avvenuta. La Corte d’appello, infatti, aveva basato la sua decisione non solo sulla quantità, seppur modesta, di stupefacente, ma anche su altri elementi cruciali:
* Il rinvenimento di materiale per il taglio e il confezionamento delle dosi.
* Il possesso di una somma di 1.395 euro in banconote di piccolo taglio, considerata tipico provento dell’attività di spaccio.

In presenza di una “doppia conforme” (decisioni identiche di Tribunale e Corte d’Appello), la possibilità di rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti in Cassazione è estremamente limitata.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha ricordato che, dopo la riforma del 2008, per la concessione delle attenuanti generiche non è più sufficiente il solo stato di incensuratezza. Il giudice deve individuare elementi positivi di valutazione. Nel caso specifico, la Corte territoriale ha negato le attenuanti non solo per l’assenza di tali elementi, ma anche per la presenza di un precedente penale specifico, nonostante la giovane età dell’imputato. Questa motivazione è stata ritenuta corretta e in linea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza.

La Discrezionalità nella Commisurazione della Pena

Infine, la Cassazione ha dichiarato inammissibile anche il terzo motivo, relativo al calcolo della pena. La graduazione del trattamento sanzionatorio rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, che lo esercita seguendo i criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale. Una censura su questo punto in sede di legittimità è possibile solo se la determinazione della pena appare frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, eventualità esclusa nel caso in esame.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce alcuni principi fondamentali. Primo, la prova della destinazione stupefacenti allo spaccio può essere desunta da elementi indiziari precisi e concordanti, come il possesso di strumenti per il confezionamento e di denaro contante. Secondo, le attenuanti generiche richiedono una valutazione positiva della personalità dell’imputato, non essendo più un beneficio quasi automatico. Terzo, le scelte del giudice di merito sulla quantificazione della pena sono difficilmente sindacabili in Cassazione se adeguatamente motivate. Per la difesa, ciò significa che contestare la ricostruzione dei fatti diventa quasi impossibile dopo due sentenze conformi, rendendo cruciale un’efficace strategia probatoria sin dal primo grado di giudizio.

Quali elementi possono trasformare il possesso di stupefacenti da uso personale a spaccio?
Secondo la Corte, il rinvenimento, insieme alla sostanza, di materiale per il taglio e il confezionamento e di una somma di denaro contante in banconote di piccolo taglio sono indizi sufficienti a motivare una condanna per spaccio, anche in presenza di una quantità modesta di stupefacente.

È sufficiente non avere precedenti penali per ottenere le attenuanti generiche?
No. La Corte ha ribadito che, a seguito della riforma del 2008, non è più sufficiente il solo stato di incensuratezza. Il giudice deve riscontrare la presenza di elementi o circostanze di segno positivo. La presenza di un precedente specifico, anche per un soggetto giovane, può giustificare il diniego.

La Corte di Cassazione può modificare la quantità della pena decisa dai giudici di merito?
No, di norma non può. La determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico, ma non può sostituire la sua valutazione a quella del giudice di merito sulla congruità della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati