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Destinazione della droga: la Cassazione sugli indizi

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per spaccio di stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990) a carico di un individuo trovato con 1,54 grammi di eroina suddivisi in due involucri. Nonostante la modica quantità e l’assenza di strumenti tipici dello spaccio, la Corte ha ritenuto decisivi altri elementi per stabilire la destinazione della droga: la suddivisione in dosi e la fuga dell’imputato alla vista delle forze dell’ordine mentre si trovava vicino a un’auto. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la valutazione degli indizi è compito del giudice di merito e, nel caso specifico, la motivazione non era manifestamente illogica.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Destinazione della Droga: Come si Distingue lo Spaccio dall’Uso Personale?

La distinzione tra detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale e per spaccio è una delle questioni più delicate e frequenti nel diritto penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23385/2024) ci offre un’importante lezione su come viene determinata la destinazione della droga, sottolineando che non è solo la quantità a contare, ma un’analisi complessiva degli indizi. Questo articolo analizza il caso, le motivazioni della Corte e le implicazioni pratiche della decisione.

I Fatti del Caso: Più che la Quantità Contano gli Indizi

Il caso ha origine da un controllo di polizia durante il quale un uomo veniva trovato in possesso di 1,54 grammi di eroina, una quantità modesta, corrispondente a circa sette dosi medie giornaliere. Tuttavia, la sostanza era suddivisa in due involucri separati. L’imputato, poco prima del controllo, era stato visto dagli agenti mentre si avvicinava a un’auto in sosta e parlava con il conducente. Alla vista delle forze dell’ordine, l’uomo aveva interrotto il colloquio e si era dato immediatamente alla fuga.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello lo avevano condannato per il reato di spaccio (previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990), ritenendo che questi elementi fossero indicativi di un’attività di cessione a terzi.

La Difesa e il Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la modica quantità di droga e l’assenza di altri elementi tipici dello spaccio (come bilancini di precisione, sostanze da taglio o ingenti somme di denaro) avrebbero dovuto far qualificare la condotta come detenzione per uso personale (sanzionata in via amministrativa dall’art. 75 d.P.R. 309/1990). La difesa ha criticato la motivazione dei giudici di merito, definendola illogica per aver interpretato la mancanza di un cellulare o di un bilancino come un segno di “scaltrezza” anziché come prova a favore dell’imputato.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Destinazione della Droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea dei giudici dei gradi precedenti. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la valutazione sulla destinazione della droga deve essere globale e basata su tutte le circostanze oggettive e soggettive del fatto. Il dato quantitativo è solo uno dei parametri da considerare.
Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto corretto e logico il ragionamento della Corte d’Appello, che ha valorizzato i seguenti elementi:

1. La suddivisione in dosi: Il fatto che l’eroina fosse contenuta in due involucri distinti è stato considerato un forte indizio della destinazione allo spaccio, poiché tale modalità non ha una giustificazione logica per chi la detiene per mero consumo personale.
2. Il comportamento dell’imputato: L’avvicinamento all’auto, il colloquio interrotto e, soprattutto, la fuga immediata alla vista degli agenti sono stati interpretati come un comportamento sospetto, coerente con un’attività illecita che si stava per compiere o si era appena compiuta.

La Suprema Corte ha chiarito che la valutazione di questi elementi spetta al giudice di merito e può essere contestata in sede di legittimità solo se la motivazione è palesemente illogica o contraddittoria. In questo caso, il ragionamento dei giudici di Perugia è stato ritenuto coerente e plausibile. L’assenza di ulteriori strumenti per il confezionamento o di denaro non è stata considerata sufficiente a smontare il quadro indiziario complessivo.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma che, per distinguere tra uso personale e spaccio, i giudici devono effettuare un apprezzamento globale dei fatti. Elementi come la suddivisione della sostanza, le modalità di detenzione e il comportamento del soggetto al momento del controllo possono assumere un peso decisivo, anche in presenza di un quantitativo di droga non elevato. La decisione sottolinea come il tentativo di ottenere in Cassazione una nuova valutazione delle prove sia destinato all’insuccesso. La difesa deve concentrarsi, piuttosto, nel dimostrare l’illogicità manifesta del ragionamento del giudice di merito, un compito ben più arduo. La destinazione della droga rimane quindi una questione di fatto, la cui prova si basa su un mosaico di indizi che, nel loro insieme, devono condurre a una conclusione logica e coerente.

Una piccola quantità di droga, suddivisa in dosi, è sufficiente per una condanna per spaccio?
Sì, secondo la sentenza, la suddivisione della sostanza in più involucri può essere un indizio decisivo per dimostrare la destinazione allo spaccio, anche se la quantità totale è modesta, perché tale modalità di conservazione non è tipica del consumo personale.

La fuga alla vista delle forze dell’ordine può essere considerata un indizio di spaccio?
Sì, la Corte ha considerato la fuga immediata, unita ad altre circostanze come un colloquio sospetto interrotto, un elemento rilevante che, valutato insieme agli altri indizi, contribuisce a dimostrare che la droga era destinata allo spaccio e non all’uso personale.

L’assenza di strumenti come bilancini o somme di denaro esclude il reato di spaccio?
No, l’assenza di strumentazione tipica per il confezionamento o la pesatura, o di ingenti somme di denaro, non esclude automaticamente il reato. La valutazione del giudice si basa sull’insieme degli elementi disponibili e la presenza di altri indizi forti (come la suddivisione in dosi e il comportamento del soggetto) può essere sufficiente per fondare una condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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