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Destinazione della droga: Cassazione e motivazione

Un soggetto condannato per detenzione di cocaina ha impugnato la sentenza, sostenendo che la sostanza fosse per uso personale. La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso sulla colpevolezza, confermando che la valutazione sulla destinazione della droga deve basarsi su più indizi (quantità, reddito, ecc.). Tuttavia, ha annullato la sentenza riguardo alla pena, poiché i giudici d’appello non avevano motivato la loro decisione in risposta ai specifici rilievi della difesa sulla sua eccessività.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Destinazione della Droga: La Cassazione Annulla la Pena per Omessa Motivazione

La distinzione tra detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale e per spaccio è una delle questioni più delicate e complesse nel diritto penale. La corretta valutazione della destinazione della droga non dipende solo dalla quantità rinvenuta, ma da un’analisi globale di molteplici fattori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Num. 17447/2025) offre un’importante lezione su due fronti: i criteri per accertare la finalità di spaccio e l’obbligo inderogabile del giudice di rispondere a ogni motivo di appello, specialmente quando si contesta l’entità della pena.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo, trovato in possesso di quasi 20 grammi di cocaina ad alta purezza, sufficienti per ricavare oltre 100 dosi singole. La condanna, emessa con rito abbreviato dal Tribunale di Udine, era stata confermata dalla Corte d’appello di Trieste. L’imputato veniva ritenuto responsabile del reato di detenzione a fine di spaccio, aggravato da recidiva reiterata e infraquinquennale.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. Un’errata valutazione della destinazione della droga, sostenendo che i giudici di merito non avessero considerato adeguatamente la possibilità che l’intera quantità fosse per uso esclusivamente personale.
2. La totale omissione di pronuncia da parte della Corte d’appello su un motivo specifico del ricorso, relativo alla richiesta di ridurre la pena al minimo edittale, ritenuta sproporzionata.

La Valutazione sulla destinazione della droga da parte della Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte.

Il motivo sulla colpevolezza: Inammissibile

Per quanto riguarda la contestazione sulla finalità della detenzione, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile. I giudici hanno ritenuto che la Corte d’appello avesse fornito una motivazione logica e congrua per escludere l’uso personale. La decisione si fondava su una serie di elementi circostanziali che, valutati complessivamente, indicavano una destinazione allo spaccio, almeno parziale.

Il motivo sulla pena: Fondato e con rinvio

Al contrario, la Corte ha accolto il secondo motivo. Dall’analisi della sentenza impugnata, è emersa una chiara “omessa disamina” del motivo d’appello relativo al trattamento sanzionatorio. La difesa aveva specificamente chiesto una rideterminazione della pena, sostenendo che quella inflitta fosse eccessiva e sproporzionata rispetto ai minimi di legge. La Corte d’appello aveva completamente ignorato questa doglianza. Per questa ragione, la Cassazione ha annullato la sentenza limitatamente a questo punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’appello di Trieste per un nuovo giudizio sulla determinazione della pena.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione è illuminante. Per respingere la tesi dell’uso personale, i giudici hanno valorizzato gli stessi indizi usati dalla Corte d’appello:
* Il dato ponderale non minimo: Quasi 20 grammi di cocaina, capaci di produrre oltre 100 dosi, sono stati considerati un quantitativo significativo.
* La situazione economica dell’imputato: Lo stato di disoccupazione e l’assenza di fonti di reddito lecite rendevano inverosimile l’acquisto di una tale quantità di droga (valutata in 925 euro) per solo consumo personale.
* La logica dello spaccio: La Corte ha osservato che la cessione a terzi, anche solo di una parte della sostanza, sarebbe stata necessaria per l’imputato al fine di finanziare ulteriori acquisti.

Per quanto riguarda l’accoglimento del secondo motivo, la motivazione è basata su un principio fondamentale del diritto processuale: il diritto dell’imputato a una risposta giurisdizionale. Il giudice d’appello ha l’obbligo di esaminare e fornire una motivazione per ogni singola doglianza sollevata dalla difesa. L’aver completamente ignorato la richiesta di una pena più mite costituisce un vizio di motivazione (art. 606, comma 1, lett. e, c.p.p.) che impone l’annullamento della decisione sul punto.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi cardine. In primo luogo, la prova della destinazione della droga a fini di spaccio non si basa su un singolo elemento, ma su una valutazione globale e logica di tutti gli indizi a disposizione, tra cui la quantità, le modalità di detenzione e la situazione personale ed economica dell’imputato. In secondo luogo, e con ancora maggiore enfasi, viene riaffermato il diritto fondamentale a un processo equo, che include il dovere del giudice di motivare le proprie decisioni, rispondendo puntualmente a tutte le argomentazioni difensive. L’omissione di questa risposta, specialmente su un aspetto cruciale come l’entità della pena, costituisce una violazione insanabile che giustifica l’annullamento della sentenza.

Come distinguono i giudici tra detenzione per uso personale e detenzione a fine di spaccio?
I giudici effettuano una valutazione globale basata su più parametri. Oltre al dato quantitativo della sostanza, considerano le modalità di presentazione, la situazione economica e lavorativa dell’imputato (come disoccupazione o assenza di reddito) e altre circostanze dell’azione che possano escludere una finalità puramente personale.

Cosa accade se la Corte d’appello non risponde a un motivo specifico del ricorso?
Se la Corte d’appello omette completamente di esaminare un motivo di ricorso, come quello sulla determinazione della pena, la sentenza è viziata per omessa motivazione. In tal caso, la Corte di Cassazione annulla la sentenza limitatamente al punto non esaminato e rinvia il caso a un altro giudice d’appello per una nuova decisione.

La quantità di droga posseduta è l’unico elemento per determinare la finalità di spaccio?
No. La sentenza chiarisce che il dato quantitativo, sebbene importante, non è l’unico elemento. Deve essere valutato insieme ad altri parametri normativi e circostanze fattuali per stabilire se la detenzione sia finalizzata a un uso meramente personale o alla cessione a terzi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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