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Destinazione allo spaccio: Cassazione e prove

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. Decisivi gli elementi come l’accumulo e la suddivisione in dosi della sostanza, che dimostrano la destinazione allo spaccio e non l’uso personale, anche se la droga proveniva dal SERT. Confermato anche il diniego delle attenuanti generiche a causa dei precedenti penali.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Destinazione allo Spaccio: Quando il Possesso di Droga non è Uso Personale

La distinzione tra uso personale di sostanze stupefacenti e la loro destinazione allo spaccio è una linea sottile ma cruciale nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce quali elementi possono trasformare il semplice possesso in un reato di spaccio, anche quando la sostanza proviene da un percorso terapeutico. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i criteri utilizzati dai giudici.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di spaccio di lieve entità (previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti), ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Le sue difese si basavano su due punti principali: primo, sosteneva che la sostanza stupefacente, ricevuta dal SERT (Servizio per le Tossicodipendenze), fosse destinata al solo uso personale; secondo, contestava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile e la Destinazione allo Spaccio

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che le questioni sollevate erano una semplice riproposizione di argomenti già adeguatamente valutati e smentiti dalla Corte d’Appello. La Suprema Corte, infatti, non può riesaminare i fatti del processo, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda su motivazioni chiare e consolidate in giurisprudenza.

Sulla Responsabilità Penale e gli Indizi di Spaccio

Il punto centrale della sentenza riguarda la prova della destinazione allo spaccio. La Corte d’Appello aveva correttamente individuato la sussistenza di “plurimi elementi” che andavano oltre il semplice possesso per uso personale. In particolare, sono stati evidenziati due fattori chiave:

1. L’accumulo della sostanza: La detenzione di una quantità superiore alle necessità immediate.
2. La suddivisione in dosi: La preparazione della sostanza in singole porzioni, tipica modalità di chi si prepara alla vendita.

Questi elementi, secondo i giudici, costituivano una prova logica e sufficiente per concludere che la droga non era per consumo personale, ma destinata alla cessione a terzi. La Corte di Cassazione ha ribadito che il tentativo del ricorrente di ottenere una nuova valutazione di queste prove era inammissibile, in quanto precluso nel giudizio di legittimità.

Sul Diniego delle Circostanze Attenuanti

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche. Tale diniego era fondato sul “numero e la qualità dei procedimenti penali” a carico dell’imputato. Questi precedenti sono stati considerati elementi negativi prevalenti rispetto a qualsiasi altro aspetto favorevole evidenziato dalla difesa, giustificando così una maggiore severità nella valutazione complessiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due principi fondamentali. In primo luogo, la valutazione della destinazione allo spaccio non dipende solo dalla quantità di sostanza detenuta, ma da un insieme di indicatori oggettivi, come le modalità di conservazione e confezionamento. La suddivisione in dosi è un indizio grave, preciso e concordante che depone quasi inequivocabilmente per l’intento di spacciare. In secondo luogo, la concessione delle attenuanti generiche non è un diritto, ma una facoltà discrezionale del giudice, che può legittimamente negarle in presenza di una storia criminale dell’imputato che ne dimostri una certa pericolosità sociale.

Possedere una sostanza stupefacente ricevuta dal SERT può configurare un reato di spaccio?
Sì. Secondo l’ordinanza, anche una sostanza ricevuta per finalità terapeutiche può integrare il reato di spaccio se le modalità di detenzione, come l’accumulo e la suddivisione in dosi, dimostrano una destinazione alla cessione a terzi e non all’uso personale.

Quali elementi possono dimostrare la destinazione allo spaccio di una sostanza?
Il provvedimento indica come elementi decisivi l’accumulo della sostanza stupefacente e la sua suddivisione in singole dosi. Questi fattori, valutati insieme, sono considerati dalla Corte prove sufficienti per dimostrare l’intento di spacciare.

Perché la Corte di Cassazione può negare le circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha confermato che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo quando basato su elementi oggettivi, come il numero e la qualità dei procedimenti penali a carico dell’imputato. Tali precedenti possono essere ritenuti prevalenti rispetto ad altri fattori positivi, giustificando la mancata concessione del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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