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Destinazione a terzi: la Cassazione sui criteri

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha confermato che elementi come la quantità della sostanza e la presenza di strumenti per il confezionamento sono sufficienti a provare la destinazione a terzi, escludendo l’uso personale. La valutazione del giudice di merito, se logicamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Destinazione a Terzi di Stupefacenti: I Criteri della Cassazione

La distinzione tra detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale e quella finalizzata alla vendita è una delle questioni più delicate e frequenti nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi consolidati per accertare la cosiddetta destinazione a terzi, confermando che la valutazione si basa su un’analisi complessiva di indici oggettivi. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio i criteri applicati dai giudici.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Ferrara per il reato di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, ai sensi dell’art. 73, commi 4 e 5, del d.P.R. 309/1990. La Corte d’Appello di Bologna, pur confermando la colpevolezza, aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo la pena a dieci mesi di reclusione e 1200 euro di multa.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che la detenzione fosse esclusivamente per uso personale e che la Corte d’Appello avesse errato nel qualificare la condotta come reato, violando la legge penale.

La Distinzione tra Uso Personale e Destinazione a Terzi

La legislazione italiana distingue nettamente tra la condotta penalmente rilevante della detenzione ai fini di spaccio (art. 73) e quella sanzionata solo in via amministrativa della detenzione per uso esclusivamente personale (art. 75). Per orientare questa difficile valutazione, la legge e la giurisprudenza hanno individuato una serie di parametri oggettivi.

Il giudice deve tenere conto di tutte le circostanze del fatto, tra cui:

* Il dato quantitativo: la quantità di sostanza detenuta non deve superare i limiti massimi indicati dai decreti ministeriali.
* Le modalità di presentazione: il confezionamento frazionato in dosi è un forte indizio di spaccio.
* La presenza di strumenti: il possesso di bilancini di precisione o materiale per il confezionamento rafforza l’ipotesi della destinazione a terzi.
* Altre circostanze: il contesto di tempo e luogo in cui avviene il controllo può fornire ulteriori elementi di valutazione.

Questi parametri, come ricordato dalla Corte, devono essere usati per escludere l’uso esclusivamente personale e, di conseguenza, affermare la rilevanza penale della condotta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente motivato la sua decisione, basandosi su elementi concreti e coerenti. Nello specifico, la destinazione a terzi era stata dedotta logicamente da due fattori principali: il quantitativo di stupefacenti, ritenuto troppo elevato per un consumo personale, e la presenza di strumenti per la suddivisione della sostanza.

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione sulla destinazione della droga è un compito del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Questa valutazione può essere contestata in sede di legittimità solo se la motivazione è mancante o manifestamente illogica, ma non se si tratta di un semplice dissenso sulla ricostruzione dei fatti. Nel caso di specie, le censure del ricorrente miravano a una rivalutazione del merito della vicenda, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma l’orientamento consolidato della giurisprudenza in materia di stupefacenti. La prova della destinazione a terzi non richiede necessariamente la flagranza di un atto di cessione, ma può essere desunta da una serie di indici oggettivi che, nel loro complesso, rendono la tesi dell’uso personale incoerente con il quadro probatorio. Per chi si trova ad affrontare un’accusa simile, questa pronuncia ribadisce l’importanza di contestare gli elementi fattuali nelle sedi di merito, poiché le possibilità di rimettere in discussione tali aspetti davanti alla Corte di Cassazione sono estremamente limitate e circoscritte a vizi di legittimità della motivazione.

Quali elementi distinguono la detenzione di droga per uso personale da quella finalizzata allo spaccio (destinazione a terzi)?
Secondo la Corte, la destinazione a terzi viene provata analizzando un insieme di circostanze oggettive, tra cui la quantità di sostanza, che non deve superare i limiti massimi per l’uso personale, le modalità di confezionamento (ad esempio, in dosi), la presenza di strumenti per pesare o dividere la droga e il contesto generale in cui avviene il controllo.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice di merito sulla destinazione della droga?
No, se la motivazione fornita dal giudice di merito è logica e non presenta vizi evidenti. Il ricorso in Cassazione serve a controllare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), non a riesaminare i fatti o le prove (giudizio di merito). Le censure basate su una diversa interpretazione dei fatti sono considerate inammissibili.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso specifico con una condanna al pagamento di 3000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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