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Deposito telematico: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso che contestava la validità di un appello cautelare depositato in formato cartaceo dal Pubblico Ministero. Al centro della questione vi era l’interpretazione delle nuove norme sul deposito telematico introdotte dalla Riforma Cartabia. La Corte ha chiarito che la normativa transitoria, in vigore al momento dei fatti, consentiva un “doppio binario”, permettendo a tutte le parti, inclusi i PM, di scegliere tra il deposito cartaceo e quello telematico per le impugnazioni cautelari. La sentenza ha inoltre confermato la legittimità della misura della custodia in carcere, motivata dalla commissione di nuovi reati da parte dell’indagato.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Telematico: Quando il Cartaceo è Ancora Valido? La Cassazione Chiarisce

L’introduzione del processo penale telematico ha sollevato numerosi interrogativi tra gli operatori del diritto, in particolare riguardo alle modalità di deposito degli atti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: l’obbligatorietà del deposito telematico per le impugnazioni del Pubblico Ministero durante il periodo transitorio. La Corte ha stabilito che la scelta tra cartaceo e digitale era consentita a tutte le parti, rigettando il ricorso di un indagato che ne contestava la validità.

I Fatti di Causa: Dall’Appello del PM al Ricorso per Cassazione

La vicenda ha origine da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari, che aveva applicato a un indagato la misura del divieto di dimora in alcune province per reati legati a stupefacenti, resistenza e armi. Il Pubblico Ministero, ritenendo la misura inadeguata, proponeva appello al Tribunale del Riesame, che accoglieva l’istanza e disponeva la più grave misura della custodia in carcere.

L’indagato, tramite il suo difensore, ricorreva in Cassazione, sollevando due principali motivi di doglianza:

1. Violazione procedurale: L’appello del PM era stato depositato in formato cartaceo da un agente di polizia, anziché tramite il portale del deposito telematico, modalità che la difesa riteneva ormai obbligatoria per la pubblica accusa dopo la Riforma Cartabia.
2. Vizio di motivazione: Il Tribunale del Riesame non avrebbe motivato adeguatamente l’aggravamento della misura, in particolare riguardo al pericolo di recidivanza.

Il Deposito Telematico e le Norme Transitorie

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione delle norme che regolano la transizione al processo penale telematico. La difesa sosteneva che, dopo l’entrata in vigore del d.lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia), solo le parti private avessero la facoltà di scegliere tra deposito analogico e telematico, mentre per il Pubblico Ministero vigesse già l’obbligo del digitale.

La Corte di Cassazione ha smentito questa interpretazione. Analizzando la normativa attuativa (in particolare il D.M. n. 217 del 2023), i giudici hanno evidenziato come il legislatore avesse previsto espressamente un regime transitorio a “doppio binario”. Fino al 31 dicembre 2025, per la specifica materia delle impugnazioni cautelari, era consentito a tutte le parti (e non solo a quelle private) depositare l’atto sia in forma telematica sia in formato analogico presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento. Pertanto, il deposito cartaceo effettuato dal PM nel febbraio 2024 era pienamente legittimo.

La Consegna dell’Atto da Parte di un Incaricato

La Corte ha anche respinto la censura relativa al deposito effettuato da un agente di polizia privo di delega formale. Richiamando la giurisprudenza consolidata, ha ribadito che la presentazione di un’impugnazione può avvenire anche tramite una “persona incaricata” addetta all’ufficio della Procura, senza necessità di un atto formale di delega. L’attività di consegna è meramente materiale e la ricezione da parte del cancelliere presuppone la verifica dell’identità del latore.

La Valutazione del Rischio di Recidivanza

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La Cassazione ha ritenuto la motivazione del Tribunale del Riesame logica e congrua. Quest’ultimo aveva giustificato l’aggravamento della misura non solo sulla base della gravità dei fatti e della spiccata indole criminale dell’indagato, ma soprattutto su un elemento decisivo: successivamente all’applicazione della prima misura non custodiale, l’indagato aveva commesso altri reati (spaccio e ricettazione), venendo anche condannato per questi. Tale condotta dimostrava l’assoluta inefficacia di qualsiasi misura diversa dal carcere per fronteggiare il concreto e attuale pericolo di reiterazione dei reati.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su una rigorosa interpretazione della normativa transitoria sul processo telematico. I giudici hanno sottolineato che l’ultrattività della disciplina precedente al deposito telematico obbligatorio era stata chiaramente stabilita dai decreti ministeriali attuativi, al fine di garantire una transizione graduale e senza incertezze procedurali. La regola del “doppio binario” per gli appelli cautelari era dunque applicabile a tutte le parti processuali, senza distinzioni. Sul piano sostanziale, la Corte ha ribadito il principio secondo cui la condotta dell’indagato successiva all’applicazione di una misura cautelare è un elemento fondamentale per valutarne l’adeguatezza e giustificare un eventuale aggravamento, qualora dimostri la persistenza del pericolo di recidivanza.

Le Conclusioni

La sentenza offre un importante chiarimento sul regime transitorio del deposito telematico nel processo penale, confermando la validità del doppio binario per le impugnazioni cautelari fino alla data stabilita dalla normativa. Per gli avvocati e i pubblici ministeri, ciò significa che, per questa specifica categoria di atti, la modalità cartacea è rimasta una valida alternativa a quella digitale nel periodo indicato. Inoltre, la pronuncia riafferma l’importanza della condotta dell’indagato come parametro per la valutazione delle esigenze cautelari: la commissione di nuovi reati mentre si è sottoposti a una misura è la prova più evidente dell’inidoneità della stessa e può legittimamente condurre a un inasprimento, fino alla custodia in carcere.

Dopo la riforma Cartabia, il Pubblico Ministero è sempre obbligato a usare il deposito telematico per gli appelli cautelari?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la normativa transitoria ha previsto un regime di “doppio binario” (cartaceo e telematico) per il deposito delle impugnazioni cautelari, valido per tutte le parti fino al 31 dicembre 2025.

La consegna di un atto d’appello da parte di un agente di polizia senza una delega formale è valida?
Sì. È un principio consolidato che l’impugnazione possa essere presentata anche a mezzo di una “persona incaricata” dell’ufficio della Procura, senza che sia necessario un atto formale di delega, in quanto l’atto di ricezione da parte della cancelleria presuppone già una verifica dell’identità del presentatore.

Perché la Corte ha ritenuto giustificata la misura della custodia in carcere nonostante fosse più grave della precedente?
Perché l’indagato, dopo l’applicazione di una prima misura non detentiva, ha commesso altri reati della stessa specie, ricevendo anche una condanna. Questo ha dimostrato in modo inequivocabile la sua spiccata indole criminale e l’assoluta inidoneità di misure meno afflittive a contenere il rischio di recidivanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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