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Denuncia valore di querela: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che una denuncia di furto, anche se non formalmente etichettata come ‘querela’, è valida per avviare il procedimento penale se esprime chiaramente la volontà della vittima di perseguire legalmente i colpevoli. Analizzando il caso di un furto di cellulare, la Corte ha annullato una sentenza di non luogo a procedere, affermando il principio del ‘favor querelae’, secondo cui la sostanza prevale sulla forma. Questa decisione, scaturita a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, sottolinea che per la procedibilità non sono necessarie formule specifiche, ma è sufficiente una chiara manifestazione di volontà punitiva.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quando una Denuncia ha Valore di Querela: la Sentenza della Cassazione

Con la recente sentenza n. 6787 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata su un tema cruciale della procedura penale, reso ancora più attuale dalla Riforma Cartabia: la distinzione e l’equivalenza tra denuncia e querela. La Corte ha chiarito che, ai fini della procedibilità, non è la forma a prevalere, ma la sostanza. Se dall’atto emerge in modo inequivocabile la volontà della vittima di perseguire i responsabili, la denuncia acquista pieno valore di querela, anche in assenza di formule sacramentali. Questa pronuncia fornisce un’importante guida interpretativa per operatori del diritto e cittadini.

I Fatti del Caso: un Furto e una Denuncia

Il caso trae origine da un furto con destrezza commesso a bordo di un autobus ai danni di un passeggero, a cui era stato sottratto il telefono cellulare dalla tasca dei pantaloni. La vittima si era prontamente recata presso le forze dell’ordine per segnalare l’accaduto. L’atto redatto in quella sede era stato intitolato ‘verbale di denuncia’. All’interno del documento, la persona offesa, dopo aver descritto i fatti, aveva esplicitamente manifestato la ‘volontà di procedere a termine di legge per i reati che l’autorità giudiziaria ravveda nei confronti degli autori’. In primo grado, l’imputato era stato condannato. Tuttavia, la situazione processuale è cambiata a seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), che ha reso il reato di furto aggravato procedibile a querela di parte.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte di Appello, investita del caso, ha riformato la sentenza di primo grado, dichiarando il non doversi procedere per mancanza di querela. I giudici di secondo grado hanno ritenuto che l’atto presentato dalla vittima, essendo formalmente una ‘denuncia’, non potesse essere considerato una valida querela e che, di conseguenza, mancasse la condizione di procedibilità introdotta dalla nuova normativa. Contro questa decisione ha proposto ricorso il Procuratore Generale, sostenendo che la dichiarazione della vittima contenesse tutti gli elementi sostanziali di una querela.

Denuncia con Valore di Querela: l’Analisi della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando con rinvio la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, noto come ‘favor querelae’.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la volontà di punizione, elemento essenziale della querela, non necessita di formule particolari o solenni. Essa può essere desunta dal giudice da qualsiasi espressione contenuta nell’atto, anche se non esplicita. La dicitura ‘verbale di denuncia’ utilizzata dalla polizia giudiziaria non è vincolante per l’interprete, il quale deve invece guardare al contenuto effettivo della dichiarazione della persona offesa. Nel caso di specie, l’espressione ‘procedere a termine di legge’ manifestava chiaramente l’intenzione di richiedere la persecuzione e la punizione dei colpevoli. Tale manifestazione di volontà conferisce all’atto valore di querela, rendendo il reato procedibile. La Cassazione ha richiamato precedenti pronunce secondo cui anche la formula ‘denuncio ad ogni effetto di legge’ è sufficiente a integrare una valida querela. Pertanto, secondo i giudici, l’atto sottoscritto dalla vittima doveva essere considerato a tutti gli effetti una querela, nonostante il suo nomen iuris.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza il principio secondo cui la sostanza prevale sulla forma nell’interpretazione degli atti processuali. La volontà della persona offesa di ottenere giustizia è l’elemento cardine che trasforma una denuncia in un atto idoneo a promuovere l’azione penale per i reati procedibili a querela. La decisione della Cassazione annulla la sentenza di non luogo a procedere e rinvia il caso ad un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio, che dovrà tenere conto del principio affermato e considerare l’atto originario come una valida querela.

Una semplice denuncia può valere come querela?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, una denuncia può avere valore di querela se dal suo contenuto emerge in modo chiaro e inequivocabile la volontà della persona offesa di chiedere la punizione del colpevole, anche senza l’uso di formule specifiche.

Quali parole esatte bisogna usare per sporgere una valida querela?
Non sono richieste formule sacramentali o particolari. La giurisprudenza ritiene sufficiente qualsiasi espressione che manifesti la volontà di perseguire penalmente l’autore del reato, come ad esempio la richiesta di ‘procedere a termine di legge’ o ‘denuncio ad ogni effetto di legge’.

Cosa significa il principio del ‘favor querelae’?
È un principio interpretativo secondo cui, in caso di dubbio o incertezza sul contenuto della dichiarazione della persona offesa, il giudice deve interpretarla nel modo più favorevole al riconoscimento della volontà di punire il colpevole, e quindi nel senso di considerarla una valida querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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