LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Denuncia smarrimento assegno: quando è calunnia?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per calunnia dopo aver presentato una falsa denuncia di smarrimento di un assegno. L’uomo aveva consegnato il titolo a un’altra persona ma, per impedirne l’incasso, ne ha falsamente denunciato la perdita. La Corte ha ritenuto provata la consapevole falsità della denuncia, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Denuncia Smarrimento Assegno: Quando Diventa Reato di Calunnia?

Presentare una denuncia smarrimento assegno può sembrare una semplice procedura burocratica per tutelarsi, ma se fatta con la consapevolezza che il titolo non è stato perso, si può incorrere in gravi conseguenze penali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, dichiarando inammissibile il ricorso di un uomo condannato per calunnia proprio per aver falsamente denunciato lo smarrimento di un assegno.

La Vicenda Giudiziaria

Il caso riguarda un individuo che, dopo aver consegnato un assegno a un’altra persona, ha deciso di impedirne l’incasso. Invece di seguire le vie legali appropriate, ha scelto una scorciatoia pericolosa: si è recato presso una stazione dei Carabinieri e ha sporto denuncia per lo smarrimento del titolo. Tuttavia, la sua versione non ha retto al vaglio delle indagini.

È emerso, infatti, che poco prima di presentare la denuncia, l’uomo aveva avuto un colloquio con il Comandante di un’altra caserma, al quale aveva manifestato l’intenzione di bloccare l’assegno per una presunta violazione della normativa antiriciclaggio, senza fare alcuna menzione a uno smarrimento. Questa contraddizione è stata fatale, portando alla sua condanna per il reato di calunnia nei gradi di merito.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, cercando di contestare la sua responsabilità. Tuttavia, i motivi addotti sono stati giudicati dalla Suprema Corte come generici e riproduttivi di argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Il ricorso, secondo i giudici, era privo di una critica specifica e articolata contro la sentenza impugnata, limitandosi a riproporre principi giuridici generali senza un reale collegamento con i fatti concreti del caso.

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rendendo definitiva la condanna.

L’Elemento Chiave: la Falsa Denuncia Smarrimento Assegno

Il cuore della questione risiede nella “consapevole falsità” della denuncia. La Corte ha evidenziato come l’imputato fosse perfettamente a conoscenza del fatto che l’assegno non era stato smarrito, ma si trovava nelle mani del legittimo prenditore. La denuncia non era un atto di tutela, ma uno strumento fraudolento per impedire l’esercizio di un diritto altrui, accusando implicitamente il possessore del titolo di esserne entrato in possesso illecitamente.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione di inammissibilità sottolineando la genericità dei motivi di ricorso. Questi non contestavano in modo specifico e puntuale le ragioni della Corte d’Appello, la quale aveva già messo in luce in modo adeguato la consapevolezza dell’imputato circa la falsità della sua dichiarazione. La scelta di denunciare lo smarrimento subito dopo aver discusso di altre motivazioni per bloccare il titolo (normativa antiriciclaggio) è stata considerata una prova schiacciante della sua malafede. L’appello, quindi, non ha introdotto nuovi e validi elementi, ma si è limitato a una sterile ripetizione di tesi già sconfessate.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza serve da monito: utilizzare una denuncia per risolvere dispute di natura civile o commerciale è una pratica illecita e rischiosa. Chi presenta una falsa denuncia di smarrimento di un assegno non solo non otterrà il risultato sperato, ma si esporrà a una condanna per il grave delitto di calunnia. La giustizia penale non può essere strumentalizzata per scopi personali. La decisione della Cassazione conferma che l’autore di una tale azione sarà chiamato a risponderne penalmente, con la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

Perché la denuncia di smarrimento di un assegno è stata considerata calunnia?
La denuncia è stata considerata calunnia perché l’autore sapeva perfettamente che l’assegno non era stato smarrito, ma lo aveva consegnato volontariamente a un’altra persona. Denunciandone falsamente la perdita, ha implicitamente accusato un’altra persona di un reato (come il furto o la ricettazione) pur sapendola innocente, al solo scopo di bloccare l’incasso del titolo.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, non contenevano una critica specifica e articolata alla sentenza della Corte di Appello e si limitavano a riproporre argomenti già adeguatamente esaminati e respinti nel precedente grado di giudizio.

Qual è stato l’elemento decisivo per dimostrare la falsità della denuncia?
L’elemento decisivo è stata la palese contraddizione nel comportamento dell’imputato. Prima aveva manifestato a un Comandante dei Carabinieri l’intenzione di bloccare l’assegno per presunte violazioni della normativa antiriciclaggio, e subito dopo si è recato in un’altra caserma per denunciarne falsamente lo smarrimento. Questo ha dimostrato in modo inequivocabile la sua consapevolezza che la denuncia non corrispondeva al vero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati