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Denuncia querela: quando è valida anche senza formule

La Corte di Cassazione ha stabilito che una denuncia querela è valida anche se presentata prima che il reato diventasse procedibile a querela, a condizione che esprima chiaramente la volontà di punire il colpevole. Nel caso specifico, un furto in un negozio era diventato procedibile a querela a seguito della Riforma Cartabia. La Corte d’Appello aveva archiviato il caso per mancanza di querela, ma la Cassazione ha annullato tale decisione, ritenendo l’originaria denuncia, che chiedeva di “procedere a tutti gli effetti di legge”, una valida manifestazione di volontà querelatoria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Denuncia Querela: Quando la Volontà Supera la Forma

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 10141 del 2024, offre un chiarimento fondamentale sulla validità della denuncia querela, specialmente alla luce delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che la manifestazione di volontà di perseguire penalmente un reato è l’elemento cruciale, anche in assenza di formule specifiche e persino quando l’atto è stato depositato prima che il reato diventasse procedibile a querela. Analizziamo questo importante principio.

Il Fatto: Dal Furto alla Riforma

I fatti risalgono al 2017, quando un individuo veniva accusato di furto aggravato per aver sottratto merce da un grande magazzino, dopo aver rimosso la placca antitaccheggio. All’epoca, il reato era procedibile d’ufficio. Il responsabile del punto vendita aveva prontamente sporto una “denuncia querela”, chiedendo esplicitamente di “procedere a tutti gli effetti di legge” nei confronti dell’autore del furto.

Anni dopo, a seguito della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), la procedibilità per questo tipo di furto è stata modificata, richiedendo la querela della persona offesa. La Corte d’Appello, rilevando che non era stata presentata una nuova querela nei termini previsti dalla riforma, ha dichiarato l’improcedibilità dell’azione penale.

L’Interpretazione della Cassazione sulla Denuncia Querela

Il Procuratore Generale ha impugnato la decisione, sostenendo che l’atto originale del 2017 costituisse già una valida querela. La Corte di Cassazione ha accolto questa tesi, annullando la sentenza d’appello. La Suprema Corte ha ribadito alcuni principi cardine.

La Qualifica di Persona Offesa

In primo luogo, è stato confermato un principio ormai consolidato (ius receptum): il responsabile di un punto vendita è da considerarsi persona offesa dal reato di furto. Questo perché detiene un “possesso qualificato” sui beni, avendo il potere di gestirli e custodirli. Pertanto, è pienamente legittimato a sporgere querela.

L’Assenza di Formule Sacramentali

In secondo luogo, e questo è il cuore della decisione, la Cassazione ha ricordato che per la validità di una denuncia querela non sono necessarie “formule sacramentali”. Ciò che conta è la chiara ed inequivocabile manifestazione della volontà della persona offesa di perseguire penalmente l’autore del fatto. Nel caso di specie, l’intestazione dell’atto come “denuncia querela” e la richiesta esplicita di “procedere a tutti gli effetti di legge” sono state considerate prove lampanti di tale volontà.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda sul principio del favor querelae. Secondo questo principio, nel dubbio, l’atto deve essere interpretato nel senso più favorevole alla sua validità come querela, per garantire la tutela della vittima. La Corte ha sottolineato che l’intento punitivo era di “lampante nettezza” già nell’atto originale. Di conseguenza, non era necessario presentare un nuovo atto dopo la riforma, poiché la volontà di procedere era già stata validamente e tempestivamente espressa. L’errore della Corte d’Appello è stato quello di non aver riconosciuto il valore di querela all’atto depositato nel 2017, nonostante la sua chiara sostanza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Conferma che il diritto non è una sterile adesione a formule, ma una valutazione della sostanza e della volontà delle parti. Per le vittime di reato, ciò significa che una denuncia presentata con parole chiare che esprimono la richiesta di punizione sarà considerata valida, anche se non redatta da un legale. Per gli operatori del diritto, la decisione ribadisce l’importanza di analizzare attentamente gli atti processuali, andando oltre il loro nomen iuris per coglierne l’effettiva volontà. Infine, chiarisce che le modifiche legislative sulla procedibilità non possono vanificare una volontà punitiva già espressa in modo inequivocabile.

Chi è considerato ‘persona offesa’ in un furto in un negozio e può sporgere querela?
Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla Corte, il soggetto responsabile di un punto vendita (come un supermercato o un grande magazzino) è considerato persona offesa. Questo perché, in quanto titolare di un ‘possesso qualificato’ sui beni, ha il diritto di proporre querela.

Una denuncia querela deve contenere formule specifiche per essere valida?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che non è necessario l’uso di ‘formule sacramentali’. È sufficiente che dall’atto emergano in modo chiaro la denuncia dei fatti e la volontà della persona offesa di perseguire penalmente chi li ha commessi.

Un atto di denuncia depositato quando un reato era procedibile d’ufficio può valere come querela se la legge cambia?
Sì. Se l’atto originario, sebbene presentato quando non era necessaria la querela, contiene una chiara ed inequivocabile manifestazione di volontà di punire il colpevole (ad esempio, con la dicitura ‘si chiede di procedere a tutti gli effetti di legge’), esso è considerato una valida querela anche ai fini della nuova legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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