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Demolizione parziale abuso edilizio: quando è lecita?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore contro una decisione che consentiva la demolizione parziale di un abuso edilizio. La decisione si fonda sul principio che, se le opere abusive sono tecnicamente separabili dal corpo principale dell’edificio senza comprometterne la stabilità, l’ordine di demolizione deve essere limitato solo a tali opere. La Corte ha stabilito che il disaccordo sulle valutazioni tecniche di un perito non costituisce un motivo valido per un ricorso per cassazione, che deve basarsi su violazioni di legge e non su questioni di fatto.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Demolizione Parziale Abuso Edilizio: Sì se Separabile e Sicuro

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34711 del 2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia edilizia: la demolizione parziale di un abuso edilizio. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: se la parte abusiva di un immobile può essere rimossa senza compromettere la stabilità strutturale del resto dell’edificio, l’ordine di demolizione deve essere limitato a quella specifica porzione. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti: Dall’Abuso Edilizio alla Controversia sulla Demolizione

Il caso ha origine da un decreto penale di condanna emesso nel 2018 per un reato edilizio. L’abuso consisteva nell’ampliamento della superficie residenziale, nella trasformazione di un frangisole in tettoia e nel mutamento di destinazione d’uso di un locale. A seguito della condanna definitiva, la Procura emetteva un ordine di demolizione e sgombero non solo delle opere abusive, ma dell’intero immobile.

Il proprietario dell’immobile si opponeva, dando il via a una complessa vicenda giudiziaria. Inizialmente, il Giudice dell’esecuzione annullava l’ordine di sgombero, ritenendolo sproporzionato. Tale decisione veniva però annullata dalla Cassazione, che rinviava il caso al Tribunale per una nuova valutazione. Il giudice del rinvio, avvalendosi di una perizia tecnica, stabiliva che le opere abusive costituivano un “volume secondario, facilmente separabile rispetto al complesso principale” e che la loro rimozione non avrebbe causato alcun pregiudizio alla stabilità dell’edificio. Di conseguenza, annullava nuovamente l’ordine di sgombero e limitava la demolizione alle sole parti illecite.

Il Ricorso del PM e la Decisione della Cassazione sulla demolizione parziale di un abuso edilizio

Contro quest’ultima decisione, il Procuratore della Repubblica proponeva un nuovo ricorso in Cassazione. La Procura sosteneva l’impossibilità di una demolizione parziale, basandosi sulle conclusioni del proprio consulente tecnico, secondo cui tale operazione avrebbe comportato una ricostruzione parziale in condizioni di “incertezza statica”, specialmente in una zona ad elevato rischio sismico.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione di questa decisione risiede nella natura stessa del ricorso presentato.

Le Motivazioni: Distinzione tra Questione di Fatto e di Diritto

La Suprema Corte ha chiarito che il ricorso del Procuratore non sollevava una vera e propria “violazione di legge”, unico motivo per cui si può adire la Cassazione. Al contrario, si limitava a contrapporre le conclusioni del proprio consulente a quelle del perito nominato dal Tribunale. Questo tipo di contestazione riguarda il merito della vicenda, ovvero l’accertamento dei fatti, e non la corretta applicazione delle norme giuridiche.

In altre parole, la Cassazione non può agire come un terzo grado di giudizio per riesaminare le prove o le perizie tecniche. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge. Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva correttamente seguito le indicazioni della precedente sentenza di Cassazione, disponendo una perizia per accertare la fattibilità tecnica della demolizione parziale. Le argomentazioni del PM, mancando di un confronto specifico con le ragioni legali della decisione impugnata e limitandosi a un disaccordo tecnico, sono state considerate censure “in fatto” e, come tali, inammissibili.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Casi di Abuso Edilizio

La sentenza ribadisce un principio di proporzionalità e ragionevolezza nell’esecuzione delle sanzioni edilizie. La demolizione non deve essere una misura punitiva indiscriminata, ma uno strumento finalizzato al ripristino della legalità violata. Le conclusioni che possiamo trarre sono le seguenti:

1. Centralità della Perizia Tecnica: La possibilità di procedere con una demolizione parziale di un abuso edilizio dipende da una valutazione tecnica rigorosa. Se un esperto qualificato accerta che le opere illecite sono separabili e la loro rimozione non pregiudica la stabilità dell’immobile legittimo, la demolizione deve essere circoscritta.
2. Limiti del Ricorso in Cassazione: Non è possibile utilizzare il ricorso in Cassazione per contestare valutazioni di natura tecnica o fattuale già esaminate dal giudice di merito. Il ricorso deve individuare precise violazioni di norme di legge.
3. Principio di Proporzionalità: L’ordine di demolizione deve essere limitato a quanto strettamente necessario per eliminare l’abuso, evitando di incidere su parti dell’immobile legittimamente edificate, qualora ciò sia tecnicamente possibile e sicuro.

È sempre necessaria la demolizione dell’intero immobile in caso di abuso edilizio?
No. Secondo la sentenza, se le opere abusive sono un “volume secondario facilmente separabile” e la loro rimozione non causa pregiudizio alla stabilità del resto dell’edificio, la demolizione deve essere limitata solo a tali opere.

Si può contestare una decisione basata su una perizia tecnica in Cassazione?
No, non direttamente. La Corte di Cassazione giudica solo le violazioni di legge, non i fatti. Contestare le conclusioni di una perizia tecnica, opponendovi quelle di un altro consulente, costituisce una censura “in fatto” e quindi è inammissibile in sede di legittimità.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione proposto dal Pubblico Ministero viene dichiarato inammissibile?
Il ricorso non viene esaminato nel merito e la decisione impugnata diventa definitiva. In questo specifico caso, poiché il ricorso era stato proposto dal pubblico ministero e non da una parte privata, alla dichiaratoria di inammissibilità non seguono le tipiche sanzioni economiche a carico del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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