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Demolizione opera abusiva: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un privato contro il rigetto di un’istanza di differimento per la demolizione di un’opera abusiva. Il ricorso si basava su una sentenza di assoluzione in un caso simile ma a favore di terzi e sulla pendenza di altri procedimenti. La Corte ha ribadito che sentenze esterne al procedimento sono irrilevanti e che, data la natura permanente del reato edilizio, il principio del ‘ne bis in idem’ non è applicabile a fronte di accertamenti in date diverse.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Demolizione Opera Abusiva: Quando il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4803 del 2025, ha affrontato un caso relativo alla richiesta di sospensione di una demolizione opera abusiva, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso e sull’applicazione di principi fondamentali come il ne bis in idem. La decisione sottolinea il rigore con cui vengono valutati i motivi di impugnazione in materia di esecuzione penale, specialmente quando si tenta di far valere decisioni prese in altri procedimenti.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Sospensione

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Cagliari, che aveva respinto l’istanza di una cittadina volta a ottenere il differimento dell’esecuzione di un ordine di demolizione per un’opera edilizia abusiva. La ricorrente, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando vizi di violazione di legge e di motivazione.

I Motivi del Ricorso: Tra Giudicati e “Ne Bis in Idem”

La difesa ha basato il ricorso su due argomenti principali:

1. Esistenza di un caso analogo con esito favorevole: Si sosteneva che, per un caso identico, un altro soggetto avesse ottenuto una sentenza di assoluzione. Questo, a dire della ricorrente, rendeva ingiusta la decisione di procedere con la demolizione.
2. Pluralità di procedimenti e violazione del ne bis in idem: Si evidenziava che per lo stesso abuso edilizio erano stati aperti altri due procedimenti, di cui uno ancora pendente. Secondo la difesa, il giudicato di condanna che aveva dato origine all’ordine di demolizione era una duplicazione di un’azione penale e andava archiviato. Di conseguenza, si chiedeva il differimento della demolizione in attesa dell’esito del giudizio ancora in corso, invocando anche la disciplina sui conflitti tra giudicati.

La Decisione della Cassazione sulla Demolizione Opera Abusiva

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione del giudice dell’esecuzione. La Corte ha ritenuto che gli argomenti proposti non fossero validi e si limitassero a reiterare questioni già correttamente risolte in precedenza.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile

Le motivazioni della Corte si sono concentrate su due punti cruciali:

* L’irrilevanza di sentenze esterne: La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il vizio di contraddittorietà della motivazione, che può portare all’annullamento di una sentenza, deve essere interno alla sentenza stessa o emergere dal confronto con altri atti dello stesso processo. Non è possibile, quindi, lamentare una contraddizione rispetto a una decisione emessa in un altro procedimento, riguardante un altro soggetto e un fatto distinto, anche se apparentemente analogo. Il richiamo a un’assoluzione altrui è stato giudicato un argomento non valido.

Il Principio del “Ne Bis in Idem” e il Reato Edilizio: La Corte ha smontato anche l’argomento relativo alla presunta duplicazione dei procedimenti. In primo luogo, ha evidenziato che la questione era stata sollevata tardivamente, a fronte di un giudicato di condanna ormai definitivo. In secondo luogo, ha ricordato la natura di reato permanente dell’abuso edilizio. Questo significa che la condotta illecita si protrae nel tempo e che diverse date di accertamento possono legittimamente corrispondere a nuove e progressive fasi dell’abuso, configurando fatti distinti e non coincidenti. Pertanto, non sussiste alcuna violazione del principio del ne bis in idem*.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame rafforza la stabilità delle decisioni passate in giudicato in materia di abusi edilizi. Stabilisce chiaramente che non è possibile paralizzare l’esecuzione di un ordine di demolizione sulla base di vicende processuali altrui, anche se simili. Inoltre, conferma che la natura permanente del reato edilizio consente di perseguire le diverse fasi dell’illecito senza incorrere in una violazione del divieto di doppio processo per il medesimo fatto. Per i cittadini, ciò significa che, una volta che l’ordine di demolizione diventa definitivo, le possibilità di opporsi sono estremamente limitate e devono basarsi su vizi procedurali concreti e interni al proprio procedimento, non su paragoni con altri casi. La Corte, dichiarando inammissibile il ricorso, ha anche condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle Ammende, a monito contro la presentazione di ricorsi palesemente infondati.

È possibile chiedere la sospensione di una demolizione opera abusiva basandosi su una sentenza di assoluzione emessa in un caso simile ma a favore di un’altra persona?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il vizio di contraddittorietà della motivazione è configurabile solo all’interno dello stesso procedimento. Decisioni assunte in altre sedi giudiziarie, per fatti distinti e a favore di soggetti diversi, sono irrilevanti.

Il principio del ‘ne bis in idem’ può bloccare una demolizione se esistono più procedimenti per lo stesso abuso edilizio?
No. La Corte ha stabilito che, essendo l’abuso edilizio un reato permanente, diverse date di accertamento possono corrispondere a progressive e distinte fasi dell’illecito, configurando quindi fatti non coincidenti. Di conseguenza, il principio che vieta un secondo processo per lo stesso fatto non è applicabile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso contro un ordine di demolizione?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva e l’ordine di demolizione deve essere eseguito. Inoltre, come stabilito in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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