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Demolizione abuso edilizio: quando si applica la proporzionalità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9907/2024, ha rigettato il ricorso contro un ordine di demolizione abuso edilizio. La Corte ha chiarito che il principio di proporzionalità si applica solo se l’immobile è l’abitazione abituale, prova che spetta all’interessato. In questo caso, la mancata dimostrazione e la gravità dell’illecito hanno reso la demolizione legittima.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Demolizione Abuso Edilizio: La Proporzionalità non Salva chi non Prova di Vivere nell’Immobile

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 9907 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale: la demolizione abuso edilizio e i limiti imposti dal principio di proporzionalità. La decisione chiarisce che, per invocare la tutela del diritto all’abitazione e tentare di bloccare le ruspe, non basta affermare di vivere nell’immobile abusivo: è necessario fornirne prova concreta. In assenza di tale dimostrazione, l’interesse pubblico al ripristino della legalità prevale.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda una richiesta di revoca di un ordine di demolizione relativo a opere edilizie abusive, consistenti nella sopraelevazione di due unità immobiliari su un edificio preesistente. La richiesta era stata avanzata da una signora, sostenendo che la demolizione sarebbe stata una misura sproporzionata rispetto alla sua situazione personale e familiare.

Inizialmente, la Corte d’Appello di Napoli, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva respinto la richiesta. A seguito di un primo ricorso, la Cassazione aveva annullato la decisione, rinviando il caso per una nuova valutazione proprio sul principio di proporzionalità. Tuttavia, anche nel giudizio di rinvio, la Corte d’Appello ha nuovamente rigettato l’istanza, portando la ricorrente a rivolgersi ancora una volta alla Suprema Corte.

Il Principio di Proporzionalità nella Demolizione di Abusi Edilizi

Il cuore della questione legale ruota attorno al principio di proporzionalità, sancito dall’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che tutela il diritto al rispetto della vita privata, familiare e del domicilio.

La giurisprudenza, sia europea che nazionale, ha stabilito che un ordine di demolizione non può essere eseguito automaticamente. Il giudice deve effettuare un bilanciamento tra due interessi contrapposti:

1. L’interesse pubblico: la necessità di ripristinare la legalità violata, tutelare l’ambiente e il territorio.
2. L’interesse del singolo: il diritto a non essere privato della propria abitazione.

Questo bilanciamento è obbligatorio solo quando l’immobile abusivo costituisce l’abituale abitazione della persona interessata. Se l’immobile non è la residenza principale, la tutela si sposta sul piano del diritto di proprietà, che non offre la stessa protezione contro un ordine di demolizione legittimo.

I Criteri di Valutazione

Per valutare la proporzionalità, i giudici considerano diversi fattori, tra cui:

* La consapevolezza dell’illegalità al momento della costruzione.
* Le condizioni personali dell’interessato (età avanzata, povertà, stato di salute).
* Il tempo trascorso tra la sentenza definitiva e l’esecuzione, per consentire la ricerca di una soluzione abitativa alternativa.
* La gravità dell’abuso edilizio commesso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si basano su punti chiari e rigorosi.

In primo luogo, la Suprema Corte ha sottolineato che l’onere di dimostrare che l’immobile abusivo fosse destinato ad abituale abitazione gravava sulla ricorrente. Nel caso di specie, questa prova non è stata fornita. La difesa si era limitata a dedurre tale circostanza, senza supportarla con elementi concreti. Di conseguenza, il presupposto fondamentale per applicare il principio di proporzionalità ai sensi dell’art. 8 CEDU è venuto a mancare.

In secondo luogo, i giudici hanno valorizzato una serie di elementi che deponevano contro la richiesta di revoca:

* Consapevolezza dell’illecito: La ricorrente era pienamente consapevole di aver commesso un grave illecito, consistente in una sopraelevazione di due unità immobiliari e in plurime violazioni dei sigilli.
* Tempo per trovare alternative: Erano trascorsi quattro anni dalla data in cui la sentenza di demolizione era diventata irrevocabile, un periodo ritenuto sufficiente per trovare un’altra soluzione abitativa.
* Mancanza di ostacoli economici: Non erano state dimostrate condizioni economiche ostative che impedissero di reperire un’altra casa.
* Istanza di condono respinta: La richiesta di sanatoria per l’immobile era già stata rigettata in via definitiva, confermando l’insanabilità dell’abuso.

La Cassazione ha concluso che, in assenza della prova dell’uso abitativo dell’immobile, l’ordine di demolizione era legittimo e non sproporzionato, in quanto volto a tutelare l’interesse pubblico al rispetto delle norme urbanistiche.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di demolizione abuso edilizio: il diritto all’abitazione non è un lasciapassare per sanare l’illegalità. Chi costruisce abusivamente e poi invoca il principio di proporzionalità per evitare la demolizione deve dimostrare in modo inequivocabile che quell’immobile è il centro della sua vita familiare e privata. In mancanza di tale prova, e a fronte di illeciti gravi e consapevoli, la tutela del territorio e della legalità prevale, e l’ordine di demolizione deve essere eseguito.

Quando si applica il principio di proporzionalità per fermare la demolizione di un abuso edilizio?
Il principio di proporzionalità si applica esclusivamente quando l’immobile illegalmente costruito è destinato ad abituale abitazione della persona interessata, poiché in tal caso viene in gioco il diritto al rispetto del domicilio tutelato dall’art. 8 della CEDU. Non si applica se viene invocato solo il diritto di proprietà.

Su chi ricade l’onere di provare che l’immobile abusivo è l’abitazione principale?
L’onere di provare che l’immobile oggetto dell’ordine di demolizione costituisce la propria abituale dimora ricade sull’interessato che chiede la revoca dell’ordine. La semplice affermazione non è sufficiente; è necessario fornire prove concrete.

Il lungo tempo trascorso dalla condanna impedisce la demolizione dell’abuso edilizio?
No, il tempo trascorso di per sé non impedisce la demolizione. Viene però valutato dal giudice come uno degli elementi per verificare la proporzionalità della misura, in particolare per stabilire se l’interessato abbia avuto un periodo adeguato per trovare una soluzione abitativa alternativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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