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Delitto tentato: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato per delitto tentato, consistente in una truffa sventata. L’impugnazione è stata respinta per la genericità dei motivi e per la corretta esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), data la gravità della condotta e il pericolo creato.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Delitto Tentato e Tenuità del Fatto: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Ricorso

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui requisiti di ammissibilità del ricorso e sui criteri di valutazione del delitto tentato. Il caso analizzato offre spunti fondamentali per comprendere quando un’impugnazione rischia di essere dichiarata inammissibile e come viene valutata la particolare tenuità del fatto in contesti di reati non consumati. La decisione sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di ricorso e ribadisce i principi consolidati per l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale.

I Fatti di Causa: Un Tentativo di Truffa Sventato

Il caso trae origine da un tentativo di truffa. L’imputato, al fine di indurre la persona offesa a versare una seconda quota di pagamento per dei lavori di ristrutturazione, aveva finto di aver stipulato una fideiussione bancaria, arrivando a consegnare per ben due volte dei contratti falsi. La vittima, insospettita, grazie anche al suggerimento di un collega, ha agito con prontezza, revocando il bonifico bancario già disposto e recandosi in banca per verificare l’autenticità dei documenti, che si sono rivelati falsi. L’azione criminosa non si è quindi conclusa per cause indipendenti dalla volontà dell’agente, configurando così l’ipotesi di delitto tentato.

L’Analisi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandolo su due principali motivi: la presunta erroneità della motivazione a sostegno della sua responsabilità e il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis c.p.

Il Primo Motivo: Genericità e Tentativo di Riesame del Merito

La Corte ha giudicato il primo motivo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito che un ricorso non può limitarsi a una critica generica o a una diversa ricostruzione dei fatti. La mancanza di specificità si manifesta quando non c’è una correlazione diretta tra le argomentazioni della difesa e la complessità della decisione impugnata. In questo caso, il ricorso si limitava a riproporre una lettura alternativa del merito, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che la valutazione dell’idoneità degli atti in un delitto tentato deve essere condotta ex ante, ovvero basandosi sulla situazione esistente al momento dell’azione, per determinare la loro reale capacità di creare un pericolo concreto per il bene giuridico tutelato, indipendentemente dal successivo insuccesso dovuto a fattori esterni, come la cautela della vittima.

Il Secondo Motivo: l’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto nel delitto tentato

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha ricordato che per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è necessaria la compresenza di due presupposti: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento. È sufficiente l’assenza di uno solo di questi elementi per escluderne l’applicazione.

Nel contesto di un delitto tentato, la valutazione della tenuità dell’offesa è particolarmente complessa. Deve tenere conto delle modalità della condotta, del grado di progressione dell’azione criminale e dell’entità del pericolo creato. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano correttamente escluso la tenuità del fatto, valorizzando non solo le modalità ingannevoli della condotta (realizzata con un apparato documentale fittizio), ma anche la consistenza del pericolo per il patrimonio della vittima, rappresentato dall’importo del bonifico che era stato tempestivamente revocato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su consolidati principi giurisprudenziali. In primo luogo, ha evidenziato come i motivi del ricorso fossero generici e meramente reiterativi, cercando di ottenere una nuova valutazione dei fatti che non compete al giudice di legittimità. La critica alla sentenza impugnata deve essere specifica e argomentata, non limitarsi a prospettare una diversa dinamica degli eventi. In secondo luogo, riguardo all’art. 131-bis c.p., la Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito. La condotta dell’imputato, caratterizzata dall’uso di documenti falsi e finalizzata a sottrarre una somma di denaro significativa, presentava un grado di pericolosità tale da non poter essere considerata di particolare tenuità, anche se l’evento dannoso non si era verificato grazie alla prontezza della vittima.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. La prima è che un ricorso per cassazione deve essere formulato con estrema precisione, evitando critiche generiche e concentrandosi su vizi di legittimità della sentenza, senza tentare di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti. La seconda è che, nel caso di un delitto tentato, la mancata consumazione del reato non implica automaticamente la tenuità del fatto. La valutazione ai fini dell’art. 131-bis c.p. deve considerare l’intero disvalore della condotta, comprese le sue modalità e il pericolo concreto che ha generato, confermando un approccio rigoroso nella valutazione di tale causa di non punibilità.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione è considerato non specifico?
Un motivo di ricorso è considerato non specifico non solo quando le ragioni sono generiche, ma anche quando non vi è correlazione tra la complessità delle argomentazioni della decisione impugnata e quelle poste a fondamento del ricorso, omettendo così di svolgere una critica argomentata contro la sentenza.

Come si valuta l’idoneità degli atti in un delitto tentato?
L’accertamento dell’idoneità degli atti deve essere compiuto con una valutazione ex ante (cioè basata sulla situazione al momento del fatto), analizzando la concreta condotta dell’agente in rapporto alle sue modalità e al contesto. Lo scopo è determinare la reale adeguatezza causale e l’attitudine a creare un pericolo attuale e concreto, indipendentemente dall’insuccesso dovuto a fattori esterni come le cautele adottate dalla vittima.

Perché la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) non è stata applicata in questo caso di delitto tentato?
Non è stata applicata perché i giudici hanno ritenuto che l’offesa non fosse di particolare tenuità. Questa valutazione si è basata non solo sulla modalità della condotta (realizzata con un apparato documentale fittizio per ingannare la vittima), ma anche sull’entità del pericolo creato per il patrimonio della vittima, alla luce dell’importo significativo del bonifico che si tentava di ottenere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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