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Delitto presupposto: annullato sequestro per riciclaggio

La Corte di Cassazione ha annullato un sequestro preventivo di oltre 76.000 euro per riciclaggio, sottolineando la necessità di individuare il delitto presupposto. La Corte ha stabilito che il solo possesso di una cospicua somma di denaro, senza elementi che ne indichino la provenienza illecita da un reato specifico, non è sufficiente a giustificare la misura cautelare. Di conseguenza, il denaro è stato restituito all’avente diritto.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per Riciclaggio: L’Importanza del Delitto Presupposto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di riciclaggio: per giustificare un sequestro preventivo non basta il mero possesso di una cospicua somma di denaro, ma è necessario che emergano elementi sufficienti a individuare il delitto presupposto da cui tale somma potrebbe provenire. Con la sentenza in esame, i giudici hanno annullato un sequestro di oltre 76.000 euro, ordinandone l’immediata restituzione.

I Fatti del Caso: Una Cospicua Somma di Denaro in Auto

Il caso trae origine dal sequestro preventivo di 76.510,00 euro, somma rinvenuta all’interno dell’autovettura di un cittadino. Il denaro era suddiviso in vari contenitori, tra cui una borsa in tessuto e dei canovacci. L’indagato aveva proposto istanza di riesame, sostenendo la provenienza lecita della somma (frutto di prestiti di amici, parenti e risparmi) e contestando la legittimità del sequestro disposto per il reato di riciclaggio.

L’Ordinanza del Tribunale del Riesame

Il Tribunale del riesame di Perugia aveva rigettato l’istanza, confermando il provvedimento del GIP. Secondo il Tribunale, la mancata giustificazione della provenienza di una somma così ingente, unita alle modalità del suo trasporto, costituiva un elemento sufficiente a sostenere il fumus del reato di riciclaggio e, di conseguenza, a mantenere il vincolo cautelare sul denaro.

La Decisione della Cassazione: Quando il delitto presupposto è assente

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’indagato, annullando senza rinvio sia l’ordinanza del riesame sia il decreto di sequestro originario. La decisione si fonda su un vizio di motivazione cruciale: la totale assenza di elementi idonei a individuare, anche solo nella sua tipologia generale, il delitto presupposto.

Le Motivazioni della Sentenza

I giudici di legittimità hanno ribadito un orientamento consolidato: ai fini della configurabilità del reato di riciclaggio, e quindi per l’adozione di misure cautelari come il sequestro, è indispensabile che il delitto presupposto sia individuato nella sua tipologia. Non è richiesta una ricostruzione dettagliata in ogni suo estremo storico e fattuale, ma è imprescindibile che l’accusa fornisca elementi concreti da cui desumere che il denaro sia provento di una specifica categoria di reati (es. traffico di stupefacenti, reati fiscali, estorsione, etc.).

Nel caso specifico, il Tribunale si era limitato a evidenziare le ‘peculiarità della disponibilità delle somme’, ovvero il fatto che l’indagato non fosse stato in grado di giustificarne adeguatamente la provenienza. Tale argomento, secondo la Cassazione, è insufficiente. L’affermazione che il denaro ‘dovesse necessariamente essere provento di attività delittuose’ si risolve in una mera asserzione, una congettura non supportata da alcun dato probatorio. La Corte ha specificato che la motivazione del provvedimento cautelare deve fornire elementi sufficienti per individuare l’ipotizzata provenienza delittuosa, non potendosi basare sulla semplice presunzione di colpevolezza derivante dal possesso ingiustificato di denaro.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rafforza le garanzie difensive nell’ambito dei procedimenti per riciclaggio. Essa chiarisce che l’onere dell’accusa non si esaurisce nel dimostrare il possesso di ingenti somme di denaro contante, ma richiede uno sforzo investigativo ulteriore per collegare tale denaro a una fonte criminale specifica. Per gli operatori del diritto, ciò significa che in sede di riesame è fondamentale contestare non solo la presunta sproporzione o l’assenza di giustificazione del possesso, ma soprattutto la mancata individuazione del delitto presupposto. La decisione impone ai giudici della cautela una maggiore rigorosità nella valutazione del fumus commissi delicti, evitando automatismi che equiparino il possesso di contanti a un’attività di riciclaggio.

È sufficiente il possesso di una grande somma di denaro per giustificare un sequestro per riciclaggio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il solo possesso di una cospicua somma di denaro, anche se non adeguatamente giustificato, non è di per sé sufficiente per disporre un sequestro preventivo per riciclaggio. È necessario che vi siano elementi concreti per ipotizzare la provenienza delittuosa del denaro.

Cosa si intende per ‘individuazione del delitto presupposto’ ai fini del riciclaggio?
Significa che, per contestare il reato di riciclaggio, l’accusa deve indicare la tipologia di reato da cui si presume provengano i beni o il denaro. Non è necessaria la ricostruzione precisa di tutti i fatti storici del reato originario, ma è indispensabile identificare la sua natura (es. reati contro il patrimonio, traffico di droga, etc.) sulla base di elementi concreti.

Quale vizio di motivazione può portare all’annullamento di un’ordinanza di sequestro preventivo?
Un’ordinanza di sequestro può essere annullata per motivazione assente o meramente apparente. Questo si verifica quando il provvedimento non fornisce elementi sufficienti per individuare l’ipotizzata provenienza delittuosa dei beni sequestrati, limitandosi a mere asserzioni o congetture sulla base del solo possesso ingiustificato dei beni stessi, senza delineare il necessario fumus del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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