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Delitto di riciclaggio: la Cassazione chiarisce

Un professionista finanziario sottrae fondi a un ente religioso, trasferendoli a familiari. Assolti in appello, la Cassazione annulla la decisione, chiarendo i criteri del delitto di riciclaggio. È sufficiente ostacolare l’identificazione dell’origine illecita del denaro, anche con operazioni tracciabili, e basta il dolo eventuale, cioè l’accettazione del rischio.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il delitto di riciclaggio: basta ostacolare l’accertamento dell’origine dei fondi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sul delitto di riciclaggio, annullando con rinvio una sentenza di assoluzione della Corte d’Appello. Il caso riguardava un professionista finanziario accusato di truffa ai danni di un ente religioso e i suoi familiari, imputati per aver ricevuto e utilizzato i proventi illeciti. Questa pronuncia è fondamentale perché ridefinisce i confini, sia oggettivi che soggettivi, di questo grave reato economico.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una condanna in primo grado a carico di un consulente finanziario per truffa aggravata e altri reati finanziari. L’uomo aveva sottratto ingenti somme di denaro a un’istituzione religiosa, convogliandole sui conti correnti personali e societari di alcuni suoi familiari. Questi ultimi erano stati condannati in primo grado per concorso in riciclaggio, per aver messo a disposizione i propri conti e la propria società di famiglia per ‘ripulire’ il denaro.

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione: pur dichiarando prescritto il reato di truffa per il consulente (ma confermando la sua responsabilità civile), aveva assolto i familiari dall’accusa di riciclaggio con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Secondo i giudici d’appello, le operazioni erano tracciabili e non vi era prova della piena consapevolezza della provenienza illecita del denaro.

Il Procuratore Generale ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, contestando la valutazione della Corte territoriale sia sull’elemento oggettivo sia su quello soggettivo del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza di assoluzione e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio. I giudici di legittimità hanno ritenuto la motivazione della sentenza impugnata carente e in contrasto con i principi consolidati in materia.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha smontato pezzo per pezzo la decisione dei giudici d’appello, fornendo una lezione su come interpretare l’art. 648-bis del codice penale.

L’Elemento Oggettivo del Delitto di Riciclaggio

La Corte ha ribadito un principio cruciale: per integrare il delitto di riciclaggio non è necessario che le operazioni rendano impossibile in modo definitivo l’accertamento dell’origine delittuosa del denaro. È sufficiente che la condotta sia idonea, secondo una valutazione ex ante (cioè al momento in cui viene compiuta), a rendere difficile tale accertamento.

La tracciabilità delle operazioni, come i bonifici bancari, è irrilevante. Anzi, la Corte afferma che il semplice atto di depositare denaro di provenienza illecita su un conto corrente o una carta prepagata integra il reato. Questo perché, a causa della natura fungibile del denaro, i fondi illeciti vengono automaticamente sostituiti con denaro ‘pulito’ di proprietà della banca. L’operazione, pur essendo trasparente dal punto di vista contabile, realizza l’obiettivo di ‘ripulire’ il capitale, vestendolo di una parvenza di liceità.

L’Elemento Soggettivo e il Dolo Eventuale

Anche la valutazione sull’elemento soggettivo (la colpevolezza) è stata severamente criticata. La Corte di Cassazione ha definito ‘apodittica’ e scarna la motivazione con cui i giudici d’appello avevano escluso la consapevolezza degli imputati. La Suprema Corte ha sottolineato che il giudice di primo grado aveva invece evidenziato una serie di ‘elementi sentinella’ che avrebbero dovuto essere adeguatamente considerati:

* La fatturazione per operazioni inesistenti.
* Il mancato inserimento del presunto finanziamento nella contabilità e nel bilancio della società beneficiaria.
* Le causali dei bonifici risultate non veritiere.
* La provenienza di una parte consistente delle somme da una persona sconosciuta agli imputati.

Questi elementi, secondo la Cassazione, deponevano chiaramente per la sussistenza del dolo, quantomeno nella forma del ‘dolo eventuale’. Gli imputati, cioè, si erano rappresentati la concreta possibilità che il denaro avesse un’origine illecita e ne avevano accettato il rischio, pur di beneficiare dei fondi per risanare la loro società in crisi finanziaria.

Le conclusioni

La sentenza riafferma un’interpretazione rigorosa e ampia del delitto di riciclaggio. La pronuncia chiarisce che qualsiasi operazione che, anche solo temporaneamente, frapponga un ostacolo all’identificazione dell’origine criminale dei capitali può configurare il reato. Inoltre, sul piano della colpevolezza, viene ribadita la piena rilevanza del dolo eventuale: non è necessario dimostrare la certezza dell’agente circa la provenienza delittuosa del denaro, ma è sufficiente provare che egli abbia agito accettando il concreto rischio che fosse tale. Questa decisione rappresenta un monito importante per chiunque si presti a movimentare capitali per conto terzi in circostanze poco chiare, poiché la ‘consapevole ignoranza’ non costituisce una scusante.

Quando si configura il delitto di riciclaggio secondo la Cassazione?
Il delitto di riciclaggio si configura quando si compiono operazioni idonee a ostacolare o rendere difficile l’identificazione della provenienza illecita del denaro. Non è necessario che le operazioni rendano impossibile la tracciabilità dei fondi, ma è sufficiente che creino un intralcio all’accertamento.

Depositare denaro di provenienza illecita sul proprio conto corrente costituisce riciclaggio?
Sì. Secondo la Corte, questa condotta integra il delitto di riciclaggio perché, data la natura fungibile del bene, il denaro ‘sporco’ viene automaticamente sostituito con denaro ‘pulito’ di proprietà dell’istituto di credito, realizzando così l’effetto di ripulitura.

È necessaria la certezza della provenienza illecita del denaro per essere condannati per riciclaggio?
No, non è necessaria la certezza. La Corte di Cassazione ha ribadito che per la configurabilità del reato è sufficiente il ‘dolo eventuale’. Ciò significa che risponde di riciclaggio anche chi, pur non avendo la certezza assoluta, si rappresenta la concreta possibilità che il denaro provenga da un delitto e ne accetta il rischio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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