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Delitto di riciclaggio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati, confermando la loro condanna per il delitto di riciclaggio. L’ordinanza ribadisce che la manipolazione del numero di telaio e l’uso di documenti falsi per un veicolo di provenienza illecita sono azioni idonee a ostacolare l’identificazione dell’origine del bene, integrando così il reato di riciclaggio e non la meno grave fattispecie della ricettazione.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Delitto di Riciclaggio vs. Ricettazione: La Cassazione sulla Manipolazione del Telaio Auto

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sulla linea di demarcazione tra due figure di reato spesso contigue: la ricettazione e il delitto di riciclaggio. Attraverso l’analisi di un caso concreto riguardante la manomissione di un’autovettura, la Corte di Cassazione ribadisce i principi consolidati per distinguere le due fattispecie, sottolineando come l’idoneità della condotta a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa sia l’elemento cruciale.

I Fatti di Causa

Due soggetti venivano condannati nei gradi di merito per il reato di riciclaggio. Erano stati trovati in possesso di un’autovettura di provenienza illecita, il cui numero di telaio era stato alterato. Al momento del controllo da parte delle forze dell’ordine, uno degli imputati aveva tentato la fuga e aveva esibito documenti di circolazione palesemente falsi. Gli imputati proponevano ricorso per Cassazione, sostenendo che la loro condotta dovesse essere riqualificata nel meno grave reato di ricettazione, lamentando una violazione di legge.

La Questione Giuridica: Riciclaggio o Ricettazione?

Il nucleo della controversia legale risiede nella corretta qualificazione giuridica dei fatti. La difesa sosteneva che le azioni contestate non superassero la soglia della ricettazione, ma la Corte di Cassazione, rigettando il ricorso, ha fornito una precisa disamina degli elementi che configurano il più grave delitto di riciclaggio.

L’analisi del delitto di riciclaggio secondo la Corte

La Corte Suprema ha definito il ricorso inammissibile, in quanto mera riproposizione di motivi già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello, senza una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata. Entrando nel merito, i giudici hanno richiamato il consolidato orientamento giurisprudenziale per distinguere i due reati.

L’elemento distintivo del riciclaggio rispetto alla ricettazione risiede in due aspetti:
1. Elemento materiale: la condotta deve essere concretamente idonea a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del bene.
2. Elemento soggettivo: è richiesto il dolo generico, ossia la coscienza e volontà di trasformare la cosa per impedirne l’identificazione, a differenza della ricettazione che richiede il dolo specifico del profitto.

Nel caso specifico, sia l’alterazione del numero di telaio sia la sostituzione della targa sono state considerate operazioni finalizzate proprio a nascondere l’origine illecita del veicolo, integrando pienamente la fattispecie del riciclaggio.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto che il coinvolgimento degli imputati nelle operazioni di occultamento fosse stato logicamente desunto da una serie di elementi. In primo luogo, la condotta tenuta al momento del controllo (il tentativo di fuga) e, in secondo luogo, l’esibizione di documenti falsi. Questi ultimi, infatti, non rappresentano un mero possesso, ma un’azione attiva volta a celare la reale provenienza dell’auto. La Cassazione ha inoltre affrontato la censura difensiva secondo cui la mera detenzione del bene alterato non sarebbe sufficiente per una condanna. Pur condividendo in linea di principio tale affermazione, la Corte ha sottolineato che, nel caso di specie, gli elementi raccolti erano idonei a ricondurre la condotta di alterazione agli imputati, quantomeno a titolo di concorso. Pertanto, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili, con la conseguente condanna degli imputati al pagamento delle spese processuali.

le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: non è sufficiente ricevere un bene di provenienza illecita per essere accusati di riciclaggio, ma è necessario compiere un’attività ulteriore, una “ripulitura” del bene che ne renda difficile o impossibile tracciare l’origine criminale. La manipolazione di elementi identificativi cruciali di un veicolo, come il telaio, accompagnata dall’uso di documenti falsi, costituisce quell’attività aggiuntiva che trasforma una potenziale ricettazione nel più grave delitto di riciclaggio. La decisione serve da monito, evidenziando come il comportamento tenuto durante un controllo di polizia possa diventare un elemento probatorio significativo per dimostrare il coinvolgimento attivo nell’occultamento della provenienza delittuosa.

Quando l’alterazione del telaio di un’auto diventa delitto di riciclaggio?
Secondo la Corte, l’alterazione dei numeri di telaio di un veicolo di illecita provenienza è una condotta idonea a integrare il delitto di riciclaggio perché costituisce un’operazione tesa a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa dell’autovettura.

Qual è la differenza fondamentale tra ricettazione e delitto di riciclaggio secondo la Corte?
La differenza risiede nell’elemento materiale e soggettivo. Il delitto di riciclaggio si caratterizza per una condotta idonea a ostacolare l’identificazione della provenienza del bene (elemento materiale) e per il dolo generico di trasformare la cosa a tale scopo (elemento soggettivo), a differenza della ricettazione.

Il solo possesso di un bene illecitamente ottenuto e alterato è sufficiente per una condanna per riciclaggio?
No, la giurisprudenza citata afferma che la mera detenzione non è sufficiente. È necessaria la presenza di elementi idonei a ricondurre la condotta di alterazione o manipolazione al detentore, almeno a titolo di concorso. Nel caso specifico, il tentativo di fuga e l’uso di documenti falsi sono stati considerati tali elementi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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