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Delitto di riciclaggio: alterare un motorino è reato?

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per il delitto di riciclaggio nei confronti di un individuo che aveva alterato un ciclomotore apponendo una targa rubata e riverniciandolo. L’ordinanza ha dichiarato inammissibile il ricorso, ribadendo che tali operazioni, volte a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del bene, configurano il reato di riciclaggio e non la più lieve fattispecie della ricettazione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Delitto di riciclaggio: Quando la modifica di un motorino diventa reato

Qual è la differenza tra acquistare un bene rubato e manipolarlo per nasconderne l’origine? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto cruciale, chiarendo quando si configura il più grave delitto di riciclaggio rispetto alla semplice ricettazione. Il caso analizzato riguarda un ciclomotore alterato, ma i principi espressi dalla Suprema Corte hanno una valenza generale e offrono importanti spunti di riflessione.

I Fatti del Caso: un ciclomotore alterato

Il caso ha origine dal ritrovamento di un ciclomotore nella disponibilità di un soggetto. Il veicolo presentava due alterazioni significative: era stato riverniciato con un colore diverso da quello originale e montava una targa risultata di provenienza furtiva. A seguito di questi accertamenti, l’uomo veniva accusato e condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di riciclaggio.

L’imputato, non accettando la decisione della Corte d’Appello, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che le sue azioni non configurassero il delitto di riciclaggio, ma al più quello di ricettazione, e chiedendo una nuova valutazione dei fatti.

La decisione sul delitto di riciclaggio della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno evidenziato due motivi principali per la loro decisione: uno di natura processuale e uno di natura sostanziale, strettamente legato alla definizione del delitto di riciclaggio.

Dal punto di vista processuale, il ricorso è stato respinto perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e rigettate dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuovi elementi di diritto. Inoltre, le doglianze erano di fatto, ovvero miravano a ottenere una diversa ricostruzione dei fatti e una nuova valutazione delle prove, attività che esula dalle competenze della Corte di Cassazione, la quale svolge unicamente un controllo di legittimità.

Le motivazioni: Perché è riciclaggio e non ricettazione

Nel merito, la Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza. La differenza fondamentale tra ricettazione e riciclaggio risiede nell’attività posta in essere dall’agente. Mentre la ricettazione si esaurisce nell’acquisizione di un bene di provenienza illecita, il riciclaggio richiede un quid pluris: un’operazione attiva finalizzata a ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa del bene.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto che la riverniciatura del ciclomotore e l’apposizione di una targa rubata fossero operazioni specificamente volte a rendere più difficoltosa l’identificazione del bene come provento di furto. Queste azioni, secondo i giudici, integrano pienamente la condotta tipica del delitto di riciclaggio previsto dall’art. 648 bis del codice penale.

Le conclusioni: Le implicazioni pratiche

Questa ordinanza conferma che qualsiasi attività che vada oltre il semplice possesso di un bene rubato e che sia idonea a “ripulirlo”, ovvero a mascherarne l’origine illecita, fa scattare il più grave reato di riciclaggio. La sentenza serve da monito: non è solo il grande riciclaggio di capitali a essere punito, ma anche condotte apparentemente meno gravi, come l’alterazione di un veicolo, possono portare a una condanna per questo serio reato. La distinzione è netta: la ricettazione punisce la ricezione del bene illecito, il riciclaggio punisce l’attività di “inquinamento” delle prove della sua origine.

Quando si configura il delitto di riciclaggio anziché quello di ricettazione?
Si configura il delitto di riciclaggio quando, oltre a ricevere un bene di provenienza illecita, si compiono operazioni attive (come alterarlo o modificarlo) con lo scopo specifico di ostacolare l’identificazione della sua origine delittuosa. La ricettazione, invece, si limita alla ricezione del bene.

Riverniciare un motorino rubato e cambiare la targa è sufficiente per essere accusati di riciclaggio?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, queste azioni sono considerate operazioni idonee a rendere più difficoltosa l’identificazione della provenienza delittuosa del bene e, pertanto, integrano pienamente la condotta prevista dal delitto di riciclaggio.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo?
No. La Corte di Cassazione svolge un controllo di legittimità, cioè valuta se i giudici dei gradi precedenti hanno applicato correttamente la legge. Non può riesaminare le prove o ricostruire i fatti, attività che sono di competenza esclusiva dei tribunali di merito (primo grado e appello).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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