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Delitto di incendio: la valutazione del pericolo ex ante

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione del Tribunale del Riesame che aveva derubricato un’azione da incendio a danneggiamento seguito da fuoco. Il caso riguardava un’auto incendiata in un parcheggio. La Corte ha ribadito che per configurare il delitto di incendio, il pericolo per la pubblica incolumità va valutato “ex ante”, cioè in base al potenziale di propagazione delle fiamme al momento del fatto, a prescindere dal tempestivo intervento dei soccorsi che ha limitato i danni.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Delitto di Incendio: Quando un Fuoco Diventa un Pericolo Pubblico?

La distinzione tra un semplice danneggiamento e un vero e proprio delitto di incendio è una questione cruciale nel diritto penale, con conseguenze significative per l’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5527/2024) ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione del pericolo per la pubblica incolumità deve essere effettuata ‘ex ante’, cioè basandosi sulle potenzialità del fuoco al momento dell’innesco, e non su come sono andate effettivamente le cose. Analizziamo questo caso per capire meglio.

I Fatti: L’incendio dell’Autovettura nel Parcheggio

Il caso ha origine dall’incendio di un’autovettura, parcheggiata in un’area pubblica durante la notte. L’autore del gesto, dopo aver cosparso il veicolo di liquido infiammabile, ha appiccato il fuoco, che ha rapidamente avvolto e distrutto il mezzo. A seguito delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto la custodia in carcere per l’indagato, accusandolo del reato di incendio (art. 423 c.p.).

La Decisione del Tribunale del Riesame

L’indagato ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame, il quale ha accolto le sue ragioni, riqualificando il fatto. Secondo i giudici del riesame, non si trattava di incendio, ma del reato meno grave di danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.).

La loro motivazione si basava su una valutazione ‘ex post’ (a fatto concluso): le fiamme avevano interessato solo l’auto, che si trovava in posizione isolata e distante da altri veicoli e abitazioni. Il fuoco aveva solo marginalmente raggiunto un albero vicino e il pronto intervento dei Vigili del Fuoco aveva evitato ogni ulteriore propagazione. In sostanza, il Tribunale ha concluso che non si era mai verificato un concreto pericolo per la pubblica incolumità.

Il Ricorso della Procura e la Logica del Delitto di Incendio

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato questa decisione in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore di diritto. Il punto centrale del ricorso era che la valutazione del pericolo non doveva basarsi sul risultato finale, ma sulle condizioni esistenti al momento dell’azione.

Al momento dell’innesco, infatti, il veicolo si trovava vicino a:
* Piante ad alto fusto.
* Una strada pubblica e una palazzina abitata.
* Un palo dell’illuminazione e un tombino con cavi elettrici.

L’uso di un accelerante aveva inoltre generato un ‘flash fire’ e una deflagrazione, aumentando il potenziale distruttivo. Secondo la Procura, solo il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco, un fattore esterno e imprevedibile per l’agente, aveva scongiurato conseguenze ben più gravi.

Le Motivazioni della Cassazione: L’Importanza della Valutazione ‘Ex Ante’ nel Delitto di Incendio

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore, annullando l’ordinanza del Tribunale del Riesame. Gli Ermellini hanno riaffermato che il criterio corretto per distinguere il delitto di incendio dal danneggiamento è la ‘prognosi postuma ex ante’.

Questo significa che il giudice deve valutare la situazione ponendosi idealmente al momento in cui il fuoco è stato appiccato e chiedersi: ‘sulla base delle circostanze concrete (luogo, materiali, condizioni climatiche potenziali), quel fuoco aveva la capacità di propagarsi in modo incontrollabile, creando un pericolo per un numero indeterminato di persone?’

Il Tribunale del Riesame, invece, aveva adottato una prospettiva ‘ex post’, illogica e parziale, svalutando elementi cruciali che il GIP aveva correttamente evidenziato. Aveva ignorato la vicinanza dell’auto in fiamme a elementi sensibili (alberi, abitazioni) e il fatto che un albero aveva già iniziato a bruciare. L’intervento dei pompieri è stato un evento che ha interrotto la catena causale, ma non può cancellare la pericolosità intrinseca dell’azione iniziale.

Le Conclusioni: Criteri Distintivi e Implicazioni Pratiche

La sentenza rafforza un principio cardine: per aversi il delitto di incendio non è necessario che il pericolo per la pubblica incolumità si concretizzi in un danno esteso, ma è sufficiente che l’azione, al momento in cui viene commessa, abbia la potenzialità di scatenare un fuoco vasto e difficilmente controllabile. Il fatto che, per circostanze fortunate o per l’intervento di terzi, il peggio sia stato evitato, non attenua la gravità del reato contestato. Questa pronuncia serve come chiaro monito: la valutazione giuridica di un atto criminale si fonda sulla sua pericolosità intrinseca e non solo sulle sue conseguenze finali.

Qual è la differenza principale tra il delitto di incendio (art. 423 c.p.) e il danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.)?
La differenza risiede nell’elemento soggettivo e nell’entità del pericolo. Nel delitto di incendio, c’è la volontà di cagionare un evento con fiamme che, per caratteristiche e violenza, tendono a propagarsi creando un effettivo pericolo per la pubblica incolumità. Nel danneggiamento, l’intenzione è limitata a danneggiare la cosa altrui, e il pericolo di un vero e proprio incendio non è previsto o voluto dall’agente.

Come deve essere valutato il pericolo per la pubblica incolumità nel delitto di incendio?
Il pericolo deve essere valutato sulla base di una prognosi postuma ‘ex ante’. Il giudice deve porsi al momento in cui l’azione è stata compiuta e considerare le circostanze concrete (luogo, materiali, condizioni) per stabilire se esisteva una probabilità concreta che il fuoco si sviluppasse in un incendio vero e proprio, a prescindere da come si sono conclusi i fatti.

L’intervento tempestivo dei Vigili del Fuoco può escludere il reato di incendio e qualificarlo come semplice danneggiamento?
No. Secondo la Corte, l’intervento tempestivo dei soccorsi è un fattore esterno e indipendente dalla volontà dell’agente. Non può essere utilizzato per diminuire la gravità del fatto, poiché la valutazione del reato si basa sulla potenzialità di pericolo creata al momento dell’innesco, non sul danno effettivamente verificatosi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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