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Delitto di evasione: l’errore sull’orario non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una persona condannata per il delitto di evasione. La ricorrente sosteneva di aver commesso un errore sull’orario di una visita medica, ma la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo la sua versione dei fatti non credibile a causa di palesi incongruenze, come l’orario dell’allontanamento e una telefonata sospetta di soli quattro secondi alle forze dell’ordine.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore sull’orario di un permesso: quando è delitto di evasione?

Il delitto di evasione è un reato che si configura quando una persona, sottoposta a una misura restrittiva della libertà personale come gli arresti domiciliari, si allontana dal luogo di detenzione senza autorizzazione. Ma cosa succede se l’allontanamento è frutto di un presunto errore? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali sulla credibilità delle giustificazioni addotte per evitare una condanna.

I Fatti del Caso

Una persona, sottoposta a misura restrittiva, veniva condannata per il reato di evasione. La difesa dell’imputata presentava ricorso, sostenendo che l’allontanamento fosse dovuto a un mero errore: la donna si era confusa sull’orario e sul giorno in cui avrebbe dovuto effettuare una visita specialistica autorizzata. A suo dire, una volta resasi conto dello sbaglio, avrebbe tentato di contattare il Commissariato di Polizia. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva già respinto questa versione, giudicandola poco credibile.

I Motivi del Ricorso e il delitto di evasione

Il ricorso per Cassazione si basava su due motivi principali:

1. Insussistenza del reato: La difesa riproponeva la tesi dell’errore sull’orario della visita medica, sostenendo che l’intenzione non fosse quella di evadere.
2. Pena eccessiva: Si contestava l’entità della sanzione applicata, ritenuta sproporzionata.

La difesa cercava così di smontare l’accusa di delitto di evasione, puntando sull’assenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero la volontà di sottrarsi alla misura restrittiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la condanna. I giudici hanno ritenuto che i motivi presentati non fossero idonei a mettere in discussione la decisione della Corte d’Appello. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato in modo chiaro perché il ricorso non potesse essere accolto. In primo luogo, ha ribadito un principio fondamentale: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può riesaminare i fatti del processo o valutare nuovamente la credibilità delle prove, compiti che spettano ai giudici dei gradi precedenti. Può solo verificare se la legge è stata applicata correttamente e se la motivazione della sentenza impugnata è logica e priva di contraddizioni.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione solida e coerente per ritenere la versione dell’imputata non credibile. I giudici di merito avevano evidenziato due elementi chiave:

* L’incompatibilità dell’orario: L’allontanamento era avvenuto nel pomeriggio, mentre la presunta routine della ricorrente per le visite era mattutina. Questo rendeva poco plausibile una semplice ‘assuefazione’ che potesse portare a un errore.
* La telefonata al Commissariato: La chiamata, della durata di soli quattro secondi, è stata considerata di scarsa valenza probatoria e non compatibile con una reale richiesta di autorizzazione fatta da chi si accorge di un errore.

Anche il secondo motivo, relativo alla pena, è stato respinto. La Corte ha osservato che la sanzione era stata determinata in misura vicina al minimo previsto dalla legge, tenendo conto delle attenuanti generiche concesse in misura prevalente sulla recidiva contestata. La pena era, quindi, già stata calibrata in modo adeguato alla gravità del fatto.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio importante: per giustificare un allontanamento e non incorrere nel delitto di evasione, non è sufficiente addurre una qualsiasi scusa. La giustificazione fornita deve essere logica, coerente e credibile alla luce di tutti gli elementi processuali. Una versione dei fatti che presenta incongruenze palesi, come in questo caso, non supererà il vaglio dei giudici. La decisione sottolinea inoltre i limiti del giudizio di Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito per rivalutare le prove, ma si limita a un controllo sulla corretta applicazione del diritto.

Un semplice errore sull’orario di un’uscita autorizzata può escludere il delitto di evasione?
No, secondo la Corte l’errore deve essere credibile. Se le circostanze, come l’orario dell’allontanamento e la condotta successiva (es. una telefonata di soli quattro secondi), rendono la versione dell’imputato illogica o inverosimile, il reato sussiste.

La Corte di Cassazione può riesaminare la valutazione dei fatti compiuta dalla Corte d’Appello?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità. Non può riesaminare i fatti o la credibilità delle giustificazioni, ma solo verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico e completo.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna impugnata diventa definitiva. Inoltre, la persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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