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Delitto di evasione: il fine non giustifica i mezzi

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per il delitto di evasione. Un uomo ai domiciliari in una comunità si era allontanato con l’intento di farsi riportare in carcere. La Suprema Corte ha ribadito che per il delitto di evasione è sufficiente il dolo generico, ovvero la volontà di allontanarsi, mentre il fine ultimo perseguito dall’agente è del tutto irrilevante ai fini della configurabilità del reato.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Delitto di Evasione: Anche l’Intento di Tornare in Carcere è Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione riafferma un principio cardine in materia di delitto di evasione: il fine specifico per cui ci si allontana dal luogo di detenzione è irrilevante. Anche se l’intenzione è quella di farsi riportare in carcere, l’allontanamento volontario e ingiustificato integra comunque il reato. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura della detenzione domiciliare presso una comunità terapeutica. In due distinte occasioni, questa persona si era allontanata volontariamente dalla struttura, senza alcun giustificato motivo. Veniva ritrovato a circa un chilometro di distanza dalle forze dell’ordine, alle quali dichiarava esplicitamente di volere tornare in carcere. Il Tribunale di primo grado lo aveva assolto, ritenendo che mancassero sia l’intento criminale (dolo) sia l’effettiva offensività della condotta, dato che l’uomo non intendeva sottrarsi al controllo, ma anzi cercava una forma di detenzione più restrittiva.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la Natura del Delitto di Evasione

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato la sentenza di assoluzione, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso si basava sulla violazione degli articoli 385 (evasione) e 49 (reato impossibile) del codice penale. Secondo l’accusa, il Tribunale aveva errato nel considerare assenti il dolo e l’offensività, aderendo a un orientamento giurisprudenziale superato e minoritario.

La Corte Suprema ha accolto il ricorso, fornendo una chiara lezione sulla natura del delitto di evasione. Questo reato viene qualificato come “istantaneo ad effetti permanenti”: si consuma nel preciso istante in cui la persona si allontana volontariamente e senza giustificazione dal luogo di arresti domiciliari o di espiazione della pena.

Le Motivazioni della Cassazione

Il cuore della decisione risiede nella definizione dell’elemento soggettivo richiesto per questo reato. La Corte ha specificato che per la configurabilità del delitto di evasione è sufficiente il cosiddetto “dolo generico”. In parole semplici, è necessario e sufficiente che l’agente abbia la coscienza e la volontà di allontanarsi dal luogo in cui è obbligato a rimanere. Non è richiesta alcuna finalità ulteriore, come la volontà di rendersi latitante o di commettere altri reati. Il fine perseguito dall’agente, quale che sia (in questo caso, il desiderio di tornare in una struttura carceraria), non ha alcuna rilevanza per escludere il reato. Il semplice fatto di aver violato l’obbligo di permanenza, sottraendosi alla vigilanza, costituisce di per sé una condotta offensiva per l’interesse tutelato dalla norma, che è l’autorità delle decisioni giudiziarie.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza annulla la decisione di primo grado e rinvia il caso per un nuovo giudizio. Questa pronuncia consolida l’orientamento maggioritario della giurisprudenza, ribadendo che il reato di evasione tutela l’imperatività dei provvedimenti giudiziari. L’insegnamento pratico è chiaro: qualsiasi allontanamento volontario e ingiustificato dal luogo di detenzione domiciliare costituisce reato, indipendentemente dalle motivazioni personali che spingono il soggetto ad agire. La volontà di allontanarsi è l’unico elemento psicologico necessario per integrare la fattispecie criminosa.

Cosa si intende per delitto di evasione secondo la Cassazione?
È un reato istantaneo che si consuma nel momento in cui l’agente si allontana volontariamente e senza giustificato motivo dal luogo dove si trova agli arresti o in espiazione di pena.

L’intenzione di chi evade è rilevante per la configurazione del reato?
No, il fine specifico perseguito dall’agente non assume alcuna rilevanza. È sufficiente la volontà di allontanarsi (dolo generico), anche se lo scopo fosse, come nel caso di specie, quello di essere ricondotto in carcere.

Perché la condotta è stata considerata offensiva anche se l’imputato voleva tornare in prigione?
Perché il reato di evasione tutela l’autorità dei provvedimenti giudiziari. L’allontanamento arbitrario dal luogo di detenzione lede questo interesse, indipendentemente dalle ragioni personali dell’agente, e costituisce un’effettiva sottrazione alla vigilanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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