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Delitto di evasione: durata assenza irrilevante

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 06/10/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per il delitto di evasione. La Corte ha ribadito che la durata dell’allontanamento dagli arresti domiciliari, anche se di poche ore, è irrilevante per la configurabilità del reato. Esclusa anche l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Delitto di Evasione: la Durata dell’Assenza è Irrilevante

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di delitto di evasione, stabilendo principi chiari e rigorosi. La decisione sottolinea che, ai fini della configurabilità del reato, la durata dell’allontanamento dagli arresti domiciliari è un fattore irrilevante, anche se inferiore alle dodici ore. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Caso: Allontanamento dagli Arresti Domiciliari

Un individuo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, veniva condannato dalla Corte d’Appello di Firenze per il reato di evasione, essendosi allontanato dalla propria abitazione per un periodo di circa sette ore. Contro tale sentenza, l’imputato proponeva ricorso in Cassazione, basando la sua difesa principalmente su tre motivi: l’insussistenza del reato dato il limitato periodo di assenza, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.), e un’errata valutazione della sua pericolosità sociale.

I Motivi del Ricorso e la Configurazione del Delitto di Evasione

L’imputato sosteneva che un allontanamento inferiore alle dodici ore non dovesse configurare il delitto di evasione, richiamando implicitamente una sentenza della Corte Costituzionale che aveva introdotto un limite temporale in un contesto specifico (detenute madri di prole inferiore a dieci anni). Inoltre, riteneva che un’assenza di sette ore fosse un fatto di scarsa offensività, meritevole della non punibilità. Infine, contestava la valutazione della Corte d’Appello sulla sua accresciuta pericolosità, ritenendola una valutazione di merito non logica.

La Decisione della Corte Suprema

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. I giudici hanno respinto ogni motivo di doglianza, confermando la condanna dell’imputato e condannandolo al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione riafferma un orientamento consolidato in materia, fornendo chiarimenti cruciali sulla disciplina del reato di evasione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni del ricorrente.

In primo luogo, ha ribadito che per il delitto di evasione dagli arresti domiciliari, la durata dell’allontanamento è del tutto irrilevante. Il reato si consuma nel momento stesso in cui il soggetto si sottrae al controllo dell’autorità, violando la prescrizione imposta. I giudici hanno precisato che la sentenza della Corte Costituzionale (n. 177/2009) citata, che introduceva una soglia di dodici ore, si applica esclusivamente alla disciplina della detenzione domiciliare speciale per madri con figli piccoli e non può essere estesa per analogia ad altri casi.

In secondo luogo, riguardo alla richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., la Corte ha ritenuto la censura manifestamente infondata. Un allontanamento protrattosi per circa sette ore non può essere considerato di ‘scarsa offensività’. La valutazione della Corte d’Appello, che aveva già escluso tale possibilità, è stata ritenuta corretta.

Infine, la Cassazione ha sottolineato che la valutazione sulla pericolosità dell’imputato, basata sulla sua condotta concreta e sui precedenti penali, costituisce un apprezzamento di merito. Tale valutazione, se logicamente motivata come nel caso di specie, non è sindacabile nel giudizio di legittimità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: chiunque si trovi agli arresti domiciliari deve rispettare scrupolosamente l’obbligo di permanenza. Il delitto di evasione è un reato istantaneo che si perfeziona con il semplice allontanamento, a prescindere da quanto tempo si rimanga fuori casa. La decisione serve da monito, chiarendo che non esistono ‘franchigie’ temporali e che tentare di invocare normative previste per situazioni eccezionali e specifiche è una strategia difensiva destinata a fallire. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, inoltre, rappresenta una sanzione ulteriore per chi propone ricorsi ritenuti pretestuosi.

Per configurare il delitto di evasione è rilevante la durata dell’allontanamento?
No, secondo la Corte di Cassazione la durata dell’allontanamento è irrilevante. Il reato si perfeziona nel momento stesso in cui il soggetto si sottrae alla misura degli arresti domiciliari, anche per un breve periodo.

Un’assenza di sette ore dagli arresti domiciliari può essere considerata di ‘particolare tenuità’ ai sensi dell’art. 131-bis c.p.?
No. La Corte ha stabilito che un allontanamento protrattosi per circa sette ore non può essere ritenuto di scarsa offensività e, pertanto, non può beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La regola che prevede una soglia di dodici ore per le detenute madri può essere applicata a tutti i casi di evasione?
No. La Corte ha chiarito che quella norma (derivante dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 177/2009) è del tutto estranea alla vicenda in esame, in quanto si applica esclusivamente alla disciplina speciale riservata alle detenute madri di prole di età inferiore ai dieci anni e non è estensibile per analogia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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