Delitto di Estorsione in Famiglia: Quando le Richieste di Denaro Diventano Reato
Il confine tra una richiesta insistente e un’attività criminale può essere sottile, specialmente all’interno delle dinamiche familiari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce quando le continue pressioni per ottenere denaro dai propri genitori superano il limite della legalità, configurando il grave delitto di estorsione e non semplici minacce. Questa decisione sottolinea l’importanza di distinguere tra i due reati sulla base della coazione psicologica inflitta alla vittima e dell’ingiusto profitto ottenuto.
I Fatti del Caso: Dalle Minacce all’Accusa di Estorsione
Il caso esaminato riguarda un uomo condannato in Corte d’Appello per il reato di estorsione ai danni dei propri genitori. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’imputato aveva posto in essere condotte violente e minatorie per costringere i genitori a soddisfare le sue continue richieste di denaro. L’uomo ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il suo comportamento avrebbe dovuto essere qualificato come il meno grave reato di minaccia (art. 612 c.p.) e non come estorsione (art. 629 c.p.).
La Decisione della Cassazione e il Delitto di Estorsione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la valutazione dei giudici precedenti. Gli Ermellini hanno stabilito che le argomentazioni del ricorrente erano manifestamente infondate e generiche, in quanto si limitavano a riproporre le stesse tesi già respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza una critica specifica e puntuale alla sentenza impugnata.
La Differenza Cruciale tra Minaccia ed Estorsione
Il punto centrale della decisione risiede nella corretta qualificazione del fatto. La Corte ha ribadito che gli elementi costitutivi del delitto di estorsione erano tutti presenti e provati. Nello specifico:
1. La condotta violenta e minatoria: Le azioni dell’imputato non erano semplici sfoghi, ma strumenti per piegare la volontà dei genitori.
2. Lo stato di coazione: Le vittime si trovavano in una condizione di pressione psicologica tale da sentirsi costrette ad assecondare le richieste del figlio per evitare conseguenze peggiori.
3. L’ingiusto profitto con altrui danno: Il figlio otteneva un vantaggio economico non dovuto, causando un corrispondente danno patrimoniale ai genitori.
È proprio questa combinazione di elementi a distinguere l’estorsione dalla semplice minaccia, che si ferma alla sola intimidazione senza necessariamente comportare un’immediata coazione a compiere un atto di disposizione patrimoniale dannoso.
Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile
La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione di inammissibilità su due pilastri fondamentali.
Genericità e Ripetitività delle Argomentazioni
In primo luogo, il ricorso è stato giudicato ripetitivo. Il ricorrente non ha introdotto nuovi e validi argomenti di diritto, ma ha semplicemente ripresentato le stesse difese già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La legge processuale richiede che il ricorso in Cassazione contenga una critica specifica delle argomentazioni della sentenza che si intende contestare, non una mera riproposizione di tesi superate.
Il Limite del Giudizio di Legittimità
In secondo luogo, le doglianze del ricorrente miravano, di fatto, a una nuova valutazione delle prove e dei fatti. Tale operazione, tuttavia, è preclusa alla Corte di Cassazione. Il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio nel merito, ma di un ‘sindacato di legittimità’: il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente, non ricostruire i fatti. Poiché i giudici di merito avevano motivato in modo logico e corretto la loro decisione, non c’era spazio per un intervento della Suprema Corte.
Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza
L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le condotte minatorie all’interno del nucleo familiare, quando finalizzate a ottenere denaro e capaci di generare una reale coazione psicologica, integrano il grave delitto di estorsione. Questa pronuncia serve da monito, chiarendo che la dinamica familiare non può diventare una scusante per comportamenti che ledono la libertà di autodeterminazione e il patrimonio altrui. La condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende sancisce la definitiva chiusura del caso e la gravità della condotta accertata.
Quando una richiesta di denaro a un familiare diventa estorsione?
Diventa estorsione quando la richiesta è accompagnata da condotte violente o minatorie che costringono il familiare a cedere alla richiesta, creando uno stato di coazione. Questo deve comportare un ingiusto profitto per chi richiede il denaro e un danno economico per la vittima.
Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato, generico e ripetitivo. Non presentava una critica specifica alla sentenza precedente e cercava di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.
Qual è la differenza tra minaccia ed estorsione secondo questa ordinanza?
La minaccia è l’intimidazione di un male ingiusto. L’estorsione, invece, utilizza la minaccia (o la violenza) come strumento per costringere la vittima a compiere un atto che le provoca un danno economico e procura un ingiusto profitto al colpevole. La differenza fondamentale risiede nella coazione che porta a un effetto patrimoniale dannoso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6433 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 6433 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 21/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a RIBERA il 16/12/1990
avverso la sentenza del 05/03/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, che contesta l’erronea applicazione dell’art. 629 cod. pen. (in luogo dell’art. 612 cod. pen.), è manifestamente infondato e generico in quanto ripetitivo, poiché riproduttivo di profili di censura già adeguatamente disattesi con corretti argomenti giuridici dai giudici di merito e, perciò, non scandito da specifica critica analisi delle argomentazioni alla base della sentenza impugnata (si vedano, in particolare, pagg. 3 e 4 della sentenza impugnata sulla corretta qualificazione del fatto ai sensi dell’art. 629 cod. pen., in considerazione della raggiunta prova degli elementi costituivi del delitto di estorsione tanto sul piano oggettivo quanto sul versante psicologico, costituiti dalle condotte violente e minatorie del Busuito verso i propri genitori e determinanti negli stessi uno stato di coazione tale da assecondare le richieste del figlio, con ingiusto profitto per quest’ultimo e relativo danno alle pp.00.);
che, peraltro, tali doglianze – oltre ad essere reiterative – sono volte a prefigurare una rivalutazione e/o alternativa rilettura delle fonti probatorie, estranee al sindacato di legittimità e avulse da pertinente individuazione di specifici travisamenti di emergenze processuali analiticamente valorizzate dai giudici del merito nel corpo della sentenza impugnata;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 21/01/2025