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Delitto di calunnia e assoluzione dubitativa

La Corte di Cassazione chiarisce che una condanna per il delitto di calunnia è legittima anche se la persona falsamente accusata è stata assolta con formula dubitativa. I due procedimenti penali sono autonomi e il giudice del processo per calunnia può rivalutare liberamente i fatti per accertare se l’accusatore fosse consapevole dell’innocenza della vittima al momento della denuncia.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Delitto di Calunnia: l’Assoluzione Dubitativa non Salva l’Accusatore

Quando si accusa falsamente qualcuno di un reato, si commette il grave delitto di calunnia. Ma cosa succede se la persona accusata viene assolta, ma non con formula piena, bensì per insufficienza di prove? Questo può salvare l’accusatore dalla sua responsabilità penale? Con la sentenza n. 27098 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’esito del processo contro la persona accusata non vincola il giudice che deve decidere sulla calunnia. Vediamo insieme perché.

I Fatti del Caso: Dalla Denuncia alla Condanna per Calunnia

La vicenda ha origine dalla querela presentata da una donna nei confronti di un uomo. La donna lo accusava di averla aggredita e di averle causato lesioni con una prognosi di venti giorni. Sulla base di questa denuncia, veniva avviato un procedimento penale contro l’uomo.

Tuttavia, il procedimento a carico dell’uomo si concludeva con una sentenza di assoluzione emessa dal Giudice di Pace, ma con una “formula dubitativa” ai sensi dell’art. 530, comma 2, del codice di procedura penale. Questo significa che il giudice non aveva raggiunto la piena certezza della sua innocenza, ma le prove a suo carico erano insufficienti per una condanna.

Nel frattempo, la Procura avviava un procedimento per il delitto di calunnia contro la donna. Sia in primo grado che in appello, la donna veniva ritenuta colpevole, in quanto era emerso che aveva sporto la querela pur sapendo che l’uomo era innocente.

L’Argomentazione della Difesa e il ricorso in Cassazione

La difesa della donna ricorreva in Cassazione, sostenendo un’apparente illogicità: se l’innocenza dell’uomo non era certa (come dimostrato dall’assoluzione dubitativa), come si poteva affermare che lei fosse certa della sua innocenza al momento della denuncia? Secondo la tesi difensiva, l’incertezza sulla colpevolezza dell’accusato doveva tradursi in un’incertezza sulla configurabilità della calunnia.

In sostanza, si affermava che l’assoluzione con formula dubitativa fosse incompatibile con la condanna per calunnia, poiché quest’ultima richiede, come elemento soggettivo (dolo), la certezza dell’innocenza della persona che si incolpa.

Il delitto di calunnia e l’autonomia dei giudizi penali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, cogliendo l’occasione per riaffermare un principio consolidato in giurisprudenza: l’autonomia tra il giudizio per il reato denunciato e quello per il delitto di calunnia.

Questo significa che la sentenza, anche se definitiva, emessa nel processo contro la persona accusata (il cosiddetto calunniato) non ha un’efficacia vincolante nel processo contro chi ha sporto la falsa denuncia (il calunniatore). Il giudice che si occupa della calunnia ha il potere e il dovere di rivalutare autonomamente tutti i fatti e le prove per accertare se l’accusatore fosse o meno in malafede.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha spiegato che l’innocenza della persona accusata è un presupposto del reato di calunnia, ma la prova di questo elemento non richiede un accertamento giudiziale definitivo in un altro procedimento. Il giudice del processo per calunnia può e deve formare il proprio libero convincimento sulla base degli atti a sua disposizione.

L’assoluzione per insufficienza di prove non significa che l’accusato sia “un po’ colpevole”. Significa semplicemente che l’accusa non è riuscita a provare la sua colpevolezza “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Questo non impedisce a un altro giudice, in un diverso processo, di accertare che l’accusatore, al momento della denuncia, fosse pienamente consapevole della falsità delle sue affermazioni e dell’innocenza della persona incolpata.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano accertato che la donna, coinvolta in una lite in stato di ubriachezza, aveva minacciato l’uomo dicendogli: «…dirò alla Polizia che mi hai picchiato tu», cosa che poi aveva effettivamente fatto. Questo elemento dimostrava la sua premeditata intenzione di accusare falsamente una persona che sapeva essere innocente, integrando pienamente il dolo richiesto per il reato di calunnia.

le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza pratica e riafferma la serietà dell’atto di presentare una denuncia. Le sue implicazioni sono chiare:

1. Autonomia dei giudizi: L’esito di un processo penale non determina automaticamente l’esito del processo per calunnia. Ogni procedimento segue il suo corso in modo indipendente.
2. Irrilevanza della formula assolutoria: Un’assoluzione per insufficienza di prove non costituisce uno “scudo” per chi ha sporto una denuncia falsa. Il dolo della calunnia viene valutato in modo autonomo, guardando alla consapevolezza dell’accusatore al momento dei fatti.
3. Responsabilità nella denuncia: Chi presenta una querela deve essere consapevole che sta attivando un meccanismo giudiziario serio. Accusare qualcuno sapendolo innocente è un reato grave, le cui conseguenze non possono essere evitate sperando in un’assoluzione non piena della vittima.

Se una persona che ho denunciato viene assolta, rischio una condanna per il delitto di calunnia?
Sì, il rischio esiste. La sentenza di assoluzione della persona denunciata, anche se definitiva, non impedisce al giudice del processo per calunnia di valutare autonomamente la tua condotta e accertare se, al momento della denuncia, eri consapevole della sua innocenza.

Cosa significa “assoluzione con formula dubitativa” e che effetto ha sul reato di calunnia?
Significa che l’imputato viene assolto perché le prove a suo carico sono insufficienti o contraddittorie (art. 530, co. 2, c.p.p.). Questo tipo di assoluzione non ha alcun effetto vincolante sul giudizio per calunnia, in quanto non esclude che l’accusatore fosse, in realtà, pienamente certo dell’innocenza della persona che ha falsamente incolpato.

Perché il giudizio per calunnia è autonomo rispetto a quello per il reato denunciato?
Perché i due processi hanno oggetti diversi e, spesso, imputati diversi. Il primo valuta la colpevolezza della persona accusata per il reato denunciato. Il secondo valuta la colpevolezza di chi ha sporto la denuncia per aver falsamente accusato un innocente. Il giudice del processo per calunnia deve poter accertare la falsità della notizia di reato e la malafede del denunciante in modo libero e indipendente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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