Deliberazione Unitaria: Quando Più Reati Non Fanno un Unico Disegno Criminoso
La valutazione della sussistenza di una deliberazione unitaria è un tema cruciale nel diritto penale, specialmente in fase esecutiva. Questo concetto si riferisce alla presenza di un unico disegno criminoso che avvolge più condotte illecite, anche commesse in momenti diversi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14463/2025) offre un’importante chiave di lettura su come i giudici debbano valutare questo presupposto, chiarendo che non basta una semplice successione di reati per poter parlare di un piano unitario.
I Fatti del Caso e la Decisione del Giudice dell’Esecuzione
Il caso nasce da un ricorso presentato avverso la decisione di un giudice dell’esecuzione. Quest’ultimo aveva negato il riconoscimento di un unico disegno criminoso tra diversi reati commessi da un soggetto. Secondo il giudice di merito, mancava la prova di una visibile ‘deliberazione unitaria’. La sua analisi si fondava su un esame approfondito e dettagliato del contenuto delle sentenze di condanna, da cui non emergeva un progetto criminoso concepito in origine e unitariamente.
Il giudice aveva sottolineato come, per configurare un’unica programmazione, non sia sufficiente la presenza di alcuni indici generici (come la medesima tipologia di reato o un breve lasso di tempo), se i reati successivi al primo appaiono frutto di una ‘determinazione estemporanea’, cioè di decisioni prese sul momento e non di un piano prestabilito.
La Valutazione della Cassazione sulla deliberazione unitaria
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici di legittimità hanno definito ‘ineccepibile’ il ragionamento seguito in precedenza. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’interpretazione dei dati processuali offerta dal giudice di merito, se logicamente argomentata e basata su un’analisi completa degli atti, non può essere messa in discussione da una mera ‘interpretazione alternativa’ proposta dalla difesa.
In altre parole, il ricorrente non può limitarsi a suggerire una diversa lettura dei fatti senza demolire la coerenza logica della decisione impugnata. La Corte ha considerato le argomentazioni difensive come ‘mere prospettazioni sfornite di adeguato supporto dimostrativo’, insufficienti a scalfire la solidità della pronuncia del giudice dell’esecuzione.
Le Motivazioni: La Prova del Piano Criminoso Iniziale
Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella necessità di una prova concreta della programmazione iniziale dei reati. Per aversi deliberazione unitaria, è necessario dimostrare che, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero già stati pianificati, almeno nelle loro linee essenziali. Non è sufficiente che i reati siano simili o vicini nel tempo. Deve emergere un filo conduttore che li lega a un unico progetto originario.
La decisione del giudice dell’esecuzione, secondo la Cassazione, ha correttamente evidenziato l’assenza di questo elemento, basando le sue conclusioni non su congetture, ma sul contenuto oggettivo delle sentenze. Di conseguenza, il tentativo della difesa di rileggere i fatti emersi nei processi di cognizione è stato respinto.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa sentenza rafforza un importante principio procedurale e sostanziale. Dal punto di vista pratico, chi intende far valere l’esistenza di un’unica deliberazione unitaria ha l’onere di fornire prove concrete e non mere supposizioni. Il ruolo del giudice dell’esecuzione è quello di analizzare il ‘giudicato’, ovvero il contenuto delle sentenze definitive, e non di condurre una nuova istruttoria.
La pronuncia ribadisce che la valutazione del giudice di merito, se ben motivata, è difficilmente censurabile in sede di legittimità. Infine, come conseguenza diretta del rigetto del ricorso, il ricorrente è stato condannato, ex lege, al pagamento delle spese processuali, a conferma della soccombenza processuale.
Cosa si intende per ‘deliberazione unitaria’ nel contesto di più reati?
Si intende un unico progetto criminoso che lega più reati, i quali devono essere stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo reato.
Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso?
La Corte ha rigettato il ricorso perché ha ritenuto che le argomentazioni del giudice dell’esecuzione, che escludevano la presenza di una ‘deliberazione unitaria’, fossero state congruamente motivate, ineccepibili e basate su un esame approfondito delle sentenze di condanna.
Qual è la conseguenza per il ricorrente dopo il rigetto del ricorso?
In seguito al rigetto del ricorso, il ricorrente è stato condannato, come previsto dalla legge (ex lege), al pagamento delle spese processuali.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 14463 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 1 Num. 14463 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 17/01/2025
di vita, e del fatto che, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero stati programmati almeno nelle loro linee essenziali, non essendo sufficiente, a tal fine, valorizzare la presenza di taluno degli indici suindicati se i successivi reati risultino comunque frutto di determinazione estemporanea.
3.2 Nel caso in esame il giudice della esecuzione ha congruamente argomentato l’assenza di una visibile ‘deliberazione unitaria’. Le argomentazioni espresse si basano – in modo ineccepibile sul contenuto delle sentenze, esaminato in modo approfondito. Non può accedersi, pertanto, ad una interpretazione ‘alternativa’ dei dati processuali, emersi durante i processi di cognizione, sulla base
di mere prospettaziomni difensive sfornite di adeguato supporto dimostrativo.
Al rigetto del ricorso segue ex lege la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.
Così deciso il 17/01/2025.
Il Consigliere estensore
NOME COGNOME
Il Presidente NOME COGNOME