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Delibera comunale demolizione: quando non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un terzo interessato contro un’ordinanza di demolizione di un immobile abusivo. Nonostante una delibera comunale destinasse l’edificio a finalità di “social housing” per un prevalente interesse pubblico, la Corte ha ritenuto tale delibera generica e inefficace. Per bloccare la demolizione, la delibera comunale non può essere una mera dichiarazione di intenti, ma deve dimostrare con dati specifici e concreti l’attualità dell’interesse pubblico alla conservazione del manufatto.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Delibera Comunale Demolizione: Perché un ‘Interesse Pubblico’ Generico Non Blocca le Ruspe

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito i rigidi paletti entro cui una delibera comunale demolizione può legittimamente bloccare l’esecuzione di un ordine giudiziale. Il caso analizzato dimostra che non basta dichiarare un generico “interesse pubblico” alla conservazione di un immobile abusivo per salvarlo. La decisione del Comune deve essere concreta, specifica e attuale, altrimenti l’ordine di demolizione resta pienamente efficace.

I Fatti del Caso: L’Ordinanza Impugnata

La vicenda ha origine da una sentenza di condanna per reati edilizi, divenuta definitiva nel 1999, che ordinava la demolizione di un’opera abusiva. Successivamente, l’immobile era stato acquisito al patrimonio del Comune. Anni dopo, a seguito della notifica dell’ingiunzione a demolire da parte della Procura, il Comune, in qualità di terzo interessato, si opponeva, chiedendo la revoca dell’ordine. A sostegno della sua richiesta, presentava una delibera del Consiglio Comunale del 2019 con la quale si dichiarava l’esistenza di un prevalente interesse pubblico alla conservazione del manufatto, destinandolo a finalità di “edilizia residenziale sociale” (social housing).

Il Tribunale rigettava l’istanza e il caso approdava in Cassazione.

Il Ruolo della Delibera Comunale Demolizione: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. Il punto centrale della sentenza è la valutazione della delibera comunale. Secondo gli Ermellini, una delibera che si limita a enunciare una finalità pubblica, come il social housing, senza un progetto concreto e dettagliato, è inefficace e deve essere disapplicata dal giudice dell’esecuzione.

I Requisiti di una Delibera Valida

La giurisprudenza costante, ribadita in questa occasione, stabilisce che per giustificare la mancata demolizione, la delibera comunale deve:
1. Dimostrare l’assenza di contrasto con rilevanti interessi urbanistici e ambientali.
2. Essere formalmente adottata dal Consiglio Comunale.
3. Provare un interesse pubblico attuale e concreto, non meramente eventuale o futuro. L’interesse deve essere specifico e riferirsi a precise esigenze della collettività che giustificano la conservazione di quel singolo manufatto.

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che la delibera era del tutto generica. Il Comune si era limitato a destinare l’immobile a social housing, mantenendo di fatto l’occupante esistente e senza nemmeno riscuotere un canone di locazione, nonostante l’immobile fosse di proprietà comunale dal 1998.

L’Analisi della delibera comunale demolizione da parte della Corte

La Corte ha specificato che il giudice penale ha il dovere di sindacare l’effettivo rispetto dei requisiti oggettivi della delibera. Questo controllo non invade la discrezionalità amministrativa del Comune, ma verifica che la decisione non sia un mero atto di indirizzo politico o una dichiarazione di intenti, ma un provvedimento fondato su una adeguata istruttoria e su dati obiettivi.

È stato affermato che il mero riferimento a norme di legge o a valutazioni di ordine economico (come il costo della demolizione) non è sufficiente. La natura eccezionale della conservazione di un’opera abusiva richiede che il mantenimento sia giustificato da esigenze specifiche, individuate sulla base di dati oggettivi riferiti al singolo caso.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio consolidato: l’ordine di demolizione disposto dal giudice penale ha lo scopo di ripristinare l’assetto urbanistico violato. Una deroga a questo principio è ammissibile solo in presenza di un interesse pubblico che sia non solo prevalente, ma anche attuale, concreto e specificamente dimostrato. La delibera del Comune in questione è stata giudicata illegittima e quindi disapplicata perché sorretta non da finalità specifiche, ma da mere dichiarazioni di intenti. Era un atto generico, che rinviava a futuri e non meglio precisati atti amministrativi, senza fornire alcuna prova concreta della necessità di conservare l’immobile per soddisfare un bisogno pubblico effettivo. Mancava, in sostanza, quel livello di approfondimento tecnico-amministrativo che potesse giustificare il sacrificio del bene giuridico tutelato dalla normativa edilizia.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di abusi edilizi: le amministrazioni comunali non possono utilizzare lo strumento della delibera di interesse pubblico come un modo per sanare surrettiziamente opere abusive e aggirare sentenze penali definitive. Per fermare una demolizione, è necessario un progetto serio, dettagliato e supportato da una reale e impellente esigenza pubblica. In assenza di questi elementi, la delibera è un atto viziato e l’ordine di demolizione deve essere eseguito per ripristinare la legalità.

Una delibera comunale che dichiara un ‘interesse pubblico’ può sempre fermare un ordine di demolizione?
No. Può fermarlo solo se l’interesse pubblico dichiarato è prevalente, attuale, concreto e specificamente motivato. Una delibera generica, che si limita a enunciare una finalità senza un piano dettagliato, viene considerata inefficace dal giudice.

Quali caratteristiche deve avere una delibera comunale per essere considerata valida ai fini di evitare una demolizione?
Deve essere fondata su approfondimenti tecnico-amministrativi che dimostrino la sussistenza di specifiche ed eccezionali esigenze pubbliche. Deve individuare precisamente come l’immobile abusivo verrà utilizzato per soddisfare tali esigenze, basandosi su dati obiettivi e non su mere dichiarazioni di intenti o valutazioni di carattere generale.

Il giudice dell’esecuzione può sindacare il contenuto di una delibera comunale?
Sì, il giudice ha il potere e il dovere di verificare che la delibera comunale rispetti i requisiti oggettivi previsti dalla legge. Questo controllo non riguarda il merito della scelta politica, ma la sua legittimità, ossia la presenza di una motivazione concreta, attuale e specifica che giustifichi la mancata demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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