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Delega di funzioni: Cassazione annulla archiviazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di archiviazione per particolare tenuità del fatto emessa nei confronti dell’amministratore di una grande società, accusato di lesioni colpose per un infortunio sul lavoro. La Corte ha ritenuto la motivazione del giudice ‘apparente’, in quanto non aveva adeguatamente considerato né le prove della difesa sulla durata effettiva della malattia della lavoratrice, né la documentazione relativa alla delega di funzioni in materia di sicurezza, elemento cruciale per individuare il reale responsabile.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Delega di Funzioni: la Cassazione Annulla un’Archiviazione per Motivazione Apparente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato due principi fondamentali del diritto penale del lavoro e processuale: l’importanza di una motivazione effettiva da parte del giudice e il corretto inquadramento della delega di funzioni in materia di sicurezza. La Corte ha annullato un’ordinanza di archiviazione per ‘particolare tenuità del fatto’, accogliendo il ricorso di un amministratore che, per tutelare la propria reputazione professionale, chiedeva un proscioglimento nel merito.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un infortunio sul lavoro occorso a una dipendente di una grande società di ristorazione operante nella mensa di un ospedale. La lavoratrice, mentre spostava un carrello portavivande, è rimasta vittima del cedimento di una ruota del carrello stesso, che le è caduto addosso provocandole lesioni con una prognosi iniziale di 30 giorni. A seguito delle indagini, il Pubblico Ministero aveva chiesto l’archiviazione del procedimento a carico dell’amministratore delegato della società per particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis c.p.

L’indagato, tuttavia, si è opposto a questa soluzione. Il suo interesse non era evitare una condanna, ma ottenere un’assoluzione piena per non avere commesso il fatto. Egli, infatti, in qualità di amministratore di società che partecipano a gare d’appalto pubbliche, aveva un concreto interesse a non vedere iscritto a suo carico un procedimento penale, anche se archiviato per tenuità, che avrebbe potuto compromettere l’affidabilità dell’operatore economico. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), rigettando l’opposizione, ha disposto l’archiviazione, ritenendo che la malattia si fosse protratta per oltre 40 giorni e che la responsabilità fosse da attribuire all’amministratore.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha impugnato l’ordinanza del GIP in Cassazione, lamentando principalmente due vizi:

1. Motivazione apparente sulla durata della malattia: Il GIP si era basato sui certificati INAIL per stabilire una durata della malattia superiore a 40 giorni (soglia per la procedibilità d’ufficio), senza considerare le obiezioni e la consulenza medico-legale di parte che contestavano la validità di tali certificati e concludevano per una durata inferiore.
2. Errata individuazione del responsabile e violazione sulla delega di funzioni: Il GIP aveva attribuito la responsabilità all’amministratore in modo apodittico, ignorando la documentazione prodotta dalla difesa che provava l’esistenza di una specifica delega di funzioni in materia di sicurezza a un procuratore speciale. La difesa sosteneva che, in una realtà aziendale con 7000 dipendenti e 200 unità locali, la responsabilità non potesse ricadere automaticamente sul vertice aziendale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione e la delega di funzioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati entrambi i motivi di ricorso, annullando l’ordinanza e rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nel concetto di ‘motivazione apparente’. La Corte ha stabilito che un giudice non può limitarsi a prendere atto di alcuni documenti (come i certificati INAIL) ignorando completamente le argomentazioni e le prove contrarie fornite dalla difesa. Un provvedimento è viziato da motivazione apparente quando non c’è un reale confronto con le prospettazioni delle parti che potrebbero portare a una decisione diversa.

Sulla durata della malattia

Il GIP si era limitato a citare i certificati INAIL senza analizzare le critiche mosse dalla difesa, che ne evidenziavano la genericità e la provenienza da una sede molto distante dal luogo dell’infortunio, e senza considerare le conclusioni del consulente tecnico di parte.

Sulla responsabilità e la delega di funzioni

Ancora più grave, secondo la Corte, è stata l’omissione di ogni valutazione sulla delega di funzioni. Il GIP aveva affermato che le dimensioni aziendali non escludevano la colpa del datore di lavoro, ignorando però l’istituto specifico previsto dall’art. 16 del D.Lgs. 81/2008. La Cassazione ha ricordato che la delega di funzioni è lo strumento con cui il datore di lavoro trasferisce poteri e responsabilità a un altro soggetto (il delegato), che diventa il garante della sicurezza per l’ambito delegato. Questo trasferimento, se effettivo e non meramente ‘cartolare’, ridetermina la mappa delle responsabilità. Sul datore di lavoro delegante residua un obbligo di vigilanza e di corretta scelta del delegato (culpa in eligendo e in vigilando), ma la responsabilità per la violazione specifica (nel caso di specie, la manutenzione dei carrelli) si sposta sul delegato. Il giudice di merito avrebbe dovuto esaminare la delega prodotta, valutarne la validità e chiarire se, nonostante la delega, residuasse una colpa in capo all’amministratore. Non facendolo, la sua motivazione è risultata meramente apparente e, quindi, illegittima.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito: l’archiviazione per particolare tenuità del fatto non può essere una scorciatoia per definire procedimenti complessi. Il giudice ha il dovere di fornire una motivazione reale, che si confronti con tutti gli elementi a disposizione, specialmente quelli offerti dalla difesa. Inoltre, viene ribadita la centralità dell’istituto della delega di funzioni come strumento per la corretta allocazione delle responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro nelle organizzazioni complesse. Non si può presumere la colpa del vertice aziendale senza prima aver verificato se i poteri gestionali e di spesa fossero stati efficacemente trasferiti a un altro soggetto qualificato.

È possibile impugnare un’ordinanza di archiviazione per particolare tenuità del fatto?
Sì, l’imputato può ricorrere per cassazione contro tale ordinanza a condizione che dimostri di avere un interesse concreto e attuale alla sua rimozione. Nel caso specifico, l’interesse era legato alla necessità di non avere procedimenti pendenti che potessero pregiudicare la partecipazione a gare d’appalto pubbliche.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ di un provvedimento giudiziario?
Si ha una motivazione apparente quando il giudice non esamina concretamente le argomentazioni e le prove decisive presentate da una parte, ma si limita a formule generiche o a richiamare documenti senza confrontarli con le obiezioni sollevate. Tale motivazione equivale a una sua totale assenza e costituisce una violazione di legge.

La delega di funzioni esonera sempre il datore di lavoro da responsabilità per infortuni?
No, non sempre. Una delega valida trasferisce la responsabilità operativa al soggetto delegato. Tuttavia, sul datore di lavoro delegante permane un dovere di ‘culpa in eligendo’ (cioè la colpa per aver scelto un delegato non idoneo) e di ‘culpa in vigilando’ (la colpa per non aver vigilato sul corretto operato del delegato). Il giudice deve quindi valutare se la delega è valida ed efficace e se, nonostante ciò, sussista una di queste forme di colpa residua in capo al datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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