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Decriminalizzazione guida: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per guida con patente revocata inflitta a un soggetto sottoposto a misura di prevenzione. A seguito di una sentenza della Corte Costituzionale, tale condotta è stata oggetto di decriminalizzazione, non costituendo più reato se la revoca della patente derivava da violazioni estranee alla misura stessa. Per un’altra imputazione, il caso è stato rinviato per la rideterminazione della pena.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Decriminalizzazione Guida e Misure di Prevenzione: La Cassazione Annulla Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha segnato un punto di svolta fondamentale in materia di reati stradali commessi da soggetti sottoposti a misure di prevenzione. Il caso in esame ha portato all’annullamento di una condanna grazie a un intervento della Corte Costituzionale che ha decretato la decriminalizzazione guida in una specifica fattispecie. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione e le sue conseguenze pratiche.

I Fatti all’Origine del Caso

Un individuo, già sottoposto a una misura di prevenzione personale, veniva condannato in primo grado e in appello per due distinti reati. Il primo (capo A) era previsto dall’art. 73 del d.lgs. 159/2011, per essersi posto alla guida di un veicolo nonostante la sua patente fosse stata revocata. È cruciale notare che la revoca non era una conseguenza della misura di prevenzione, ma derivava da precedenti e autonome violazioni del Codice della Strada. Il secondo reato (capo B), unificato al primo per continuazione, riguardava la guida senza patente ai sensi dell’art. 116 del Codice della Strada.
L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su un unico motivo: l’avvenuta prescrizione dei reati contestati.

La Decisione della Corte e l’Impatto della Decriminalizzazione Guida

La Corte di Cassazione ha analizzato separatamente le due imputazioni, giungendo a conclusioni diverse.

Il Reato Annullato (Capo A)

La vera svolta del processo riguarda il reato di cui al capo A. I giudici hanno richiamato una sentenza fondamentale della Corte Costituzionale (n. 116/2024), la quale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 73 del d.lgs. 159/2011. L’incostituzionalità risiedeva proprio nella parte in cui la norma puniva come reato la condotta di chi, sottoposto a misura di prevenzione, guidava con una patente revocata o sospesa per motivi estranei alla misura stessa. Poiché la situazione dell’imputato corrispondeva esattamente a questa fattispecie, la Cassazione ha dovuto prendere atto che il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio, chiudendo definitivamente la questione per questa accusa.

La Sorte del Reato Residuo (Capo B)

Per quanto riguarda la seconda imputazione, la Corte ha rigettato la tesi della prescrizione. Ha chiarito che, tenendo conto delle sospensioni dei termini previste dalla legge, il tempo necessario per l’estinzione del reato non era ancora decorso. Tuttavia, la condanna non poteva rimanere invariata. Poiché la pena originaria era stata calcolata considerando l’aumento per la continuazione con il reato del capo A (ora decriminalizzato), era necessario un nuovo calcolo. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza, ma questa volta con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello, con il compito esclusivo di rideterminare la sanzione per il solo reato residuo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state nette e consequenziali. Per il capo A, la motivazione è di natura puramente giuridica e obbligata: l’intervento della Corte Costituzionale ha rimosso la norma incriminatrice dall’ordinamento, rendendo l’atto non più punibile. L’annullamento senza rinvio è l’unica conseguenza possibile ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale quando il fatto non è più previsto dalla legge come reato.
Per il capo B, la motivazione si è concentrata sul corretto calcolo dei termini di prescrizione, ritenendo infondata la doglianza dell’imputato. L’annullamento con rinvio è stato motivato dalla necessità di ricalibrare la pena, un’operazione che non rientra nei poteri della Corte di Cassazione e che richiede una nuova valutazione di merito da parte del giudice d’appello.

Conclusioni

Questa sentenza evidenzia l’impatto diretto delle decisioni della Corte Costituzionale sui processi in corso. La decriminalizzazione guida in questo specifico contesto chiarisce che la guida con patente revocata da parte di un soggetto sottoposto a misura di prevenzione assume rilevanza penale solo se la revoca è una diretta conseguenza della misura stessa. Per i casi in cui la revoca deriva da precedenti violazioni stradali, il fatto non costituisce più reato. Questo principio ha un’implicazione pratica immediata per tutti i casi simili, che dovranno essere definiti con l’assoluzione dell’imputato. Inoltre, la pronuncia sottolinea come la rimozione di un reato dal vincolo della continuazione imponga necessariamente una rivalutazione della pena per i reati che rimangono.

Guidare un veicolo, essendo sottoposti a misura di prevenzione, con una patente revocata per precedenti violazioni del Codice della Strada è ancora reato?
No. Secondo la sentenza, a seguito della pronuncia n. 116/2024 della Corte Costituzionale, questo specifico fatto non è più previsto dalla legge come reato.

Cosa succede a una condanna per un fatto che è stato decriminalizzato?
La condanna deve essere annullata. In questo caso, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza senza rinvio, il che significa che la decisione è definitiva e il processo per quel reato è terminato.

Se un reato viene decriminalizzato, cosa accade alla pena per un altro reato commesso in ‘continuazione’ con quello decriminalizzato?
La pena deve essere rideterminata. La Corte ha annullato la sentenza limitatamente al trattamento sanzionatorio del reato residuo, rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo calcolo della pena, non potendo più considerare l’aumento per la continuazione con il reato ormai cancellato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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