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Decreto di irreperibilità: ricerche cumulative e nullità

La Corte di Cassazione annulla una condanna per spaccio di stupefacenti a causa di un vizio procedurale. Il decreto di irreperibilità è stato dichiarato nullo perché le ricerche dell’imputato non sono state eseguite cumulativamente in tutti i luoghi previsti dalla legge, invalidando l’intero processo.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Decreto di Irreperibilità Nullo: La Cassazione Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10619/2024) ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: la validità del decreto di irreperibilità dipende dalla scrupolosa esecuzione delle ricerche dell’imputato. Quando queste non sono eseguite in modo cumulativo in tutti i luoghi previsti dalla legge, il decreto è nullo e, con esso, tutti gli atti successivi del processo, comprese le sentenze di condanna. Questo caso evidenzia come un vizio procedurale possa avere conseguenze radicali sull’esito di un giudizio.

I fatti del caso

Il caso riguardava un’imputata condannata in primo e secondo grado per detenzione e spaccio di eroina, fatti commessi nel 2002. La Corte d’appello di Catania aveva rideterminato la pena in quattro anni e quattro mesi di reclusione, oltre a una cospicua multa. La difesa, tuttavia, ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali. Il secondo motivo, relativo alla qualificazione del reato, è stato assorbito dal primo, che si è rivelato decisivo. Il motivo principale sollevava una questione di nullità legata all’illegittimità del decreto di irreperibilità emesso nei confronti dell’imputata.

L’importanza del decreto di irreperibilità e le ricerche cumulative

Il decreto di irreperibilità è un atto con cui il giudice, dopo aver constatato l’impossibilità di notificare un atto all’imputato, ne dichiara formalmente lo stato di irreperibilità. Questo permette al processo di proseguire notificando gli atti al difensore. Tuttavia, la legge (art. 159 cod. proc. pen.) stabilisce che tale decreto può essere emesso solo dopo aver effettuato specifiche ricerche.

La giurisprudenza costante della Cassazione, ribadita in questa sentenza, chiarisce che le ricerche devono essere eseguite cumulativamente, e non alternativamente, in tutti i seguenti luoghi:
* Luogo di nascita
* Ultima residenza anagrafica
* Ultimo domicilio dichiarato
* Luogo di lavoro abituale

L’omissione anche di uno solo di questi controlli rende illegittimo il decreto.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza d’appello, quella di primo grado e persino il decreto che disponeva il giudizio, e ha ordinato la trasmissione degli atti al Tribunale di primo grado per un nuovo inizio del procedimento.

Le motivazioni

La Suprema Corte, esaminando gli atti processuali, ha verificato che le ricerche per rintracciare l’imputata erano state effettuate solo presso un appartamento che risultava locato a suo nome in una città, ma non negli altri luoghi prescritti dall’articolo 159 del codice di procedura penale. La documentazione mostrava infatti che le autorità di una provincia avevano semplicemente inoltrato la richiesta a quelle di un’altra provincia per la notifica a un singolo indirizzo, senza espletare ulteriori indagini.

Questa omissione ha reso illegittimo il decreto di irreperibilità. Di conseguenza, anche la successiva notifica della citazione a giudizio al difensore è risultata nulla. Tale vizio, secondo gli articoli 178 e 179 del codice di procedura penale, integra una nullità di carattere assoluto, insanabile e rilevabile in ogni stato e grado del procedimento. La nullità travolge non solo il decreto, ma tutti gli atti conseguenti, incluse le sentenze emesse.

Le conclusioni

La sentenza in esame è un monito sull’importanza del rigore procedurale a garanzia del diritto di difesa. La corretta notifica degli atti all’imputato è un presupposto essenziale per la valida costituzione del rapporto processuale. La mancata esecuzione cumulativa delle ricerche previste dalla legge non è una mera irregolarità, ma un vizio grave che compromette l’intero processo. La decisione della Cassazione, annullando completamente il giudizio e riportandolo alla fase iniziale, dimostra che il rispetto delle norme procedurali è un pilastro irrinunciabile dello Stato di diritto, anche a distanza di molti anni dai fatti contestati.

Quando è nullo un decreto di irreperibilità?
Un decreto di irreperibilità è nullo quando le ricerche necessarie per rintracciare l’imputato non sono state eseguite cumulativamente in tutti i luoghi indicati dall’art. 159 del codice di procedura penale (luogo di nascita, ultima residenza, ultimo domicilio, luogo di lavoro).

Quali sono le conseguenze della nullità del decreto di irreperibilità?
La nullità del decreto di irreperibilità determina una nullità assoluta, ai sensi degli artt. 178 e 179 cod. proc. pen., della notifica del decreto di citazione a giudizio e di tutti gli atti successivi, comprese le sentenze di primo grado e d’appello. Di fatto, l’intero processo viene invalidato e deve ricominciare dalla fase della citazione.

Le ricerche per l’imputato devono essere effettuate in tutti i luoghi indicati dalla legge o basta sceglierne uno?
Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, richiamata nella sentenza, le ricerche devono essere eseguite cumulativamente, ovvero in tutti i luoghi previsti dalla norma, e non alternativamente. L’omissione della ricerca anche in uno solo dei luoghi prescritti invalida il procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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