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Decreto di archiviazione: non impedisce un nuovo processo

La Corte di Cassazione ha stabilito che un precedente decreto di archiviazione non impedisce l’avvio di un nuovo procedimento penale per gli stessi fatti. La Corte ha respinto il ricorso di un imputato che chiedeva l’annullamento di una condanna per frode, sostenendo che un precedente provvedimento di archiviazione violasse il principio del ‘ne bis in idem’. La sentenza chiarisce che il decreto di archiviazione non è una sentenza passata in giudicato e non costituisce esercizio dell’azione penale, pertanto non preclude un successivo processo.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Decreto di Archiviazione: Perché non Blocca un Nuovo Processo Penale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9277/2024) ha ribadito un principio cruciale della procedura penale: un decreto di archiviazione non preclude la possibilità di avviare un nuovo processo per gli stessi fatti. Questa decisione chiarisce la differenza fondamentale tra un’archiviazione e una sentenza di merito, specialmente in relazione al principio del ne bis in idem, ovvero il divieto di essere processati due volte per la stessa accusa.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Annullamento della Condanna

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato in via definitiva dal Tribunale di Reggio Calabria per il reato di truffa. L’imputato, attraverso il suo legale, aveva presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per far dichiarare nulla la sentenza di condanna. La base della sua richiesta era l’esistenza di un precedente decreto di archiviazione emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma per i medesimi fatti.

Secondo la tesi difensiva, la successiva condanna violava il principio del ne bis in idem, sancito dall’art. 649 del codice di procedura penale, poiché l’imputato era già stato, a suo dire, ‘giudicato’ attraverso il provvedimento di archiviazione. Il Tribunale di Reggio Calabria, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva però respinto la richiesta, sostenendo che un’archiviazione non potesse generare un contrasto di giudicati. Di qui il ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: La Distinzione tra Archiviazione e Sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. I giudici supremi hanno spiegato in modo netto perché la tesi difensiva era manifestamente infondata. Il punto centrale della decisione è la natura giuridica del decreto di archiviazione.

La Corte ha sottolineato che il principio del ne bis in idem si applica solo quando, per il medesimo fatto, l’azione penale sia stata esercitata in due procedimenti distinti, portando a una duplicazione del giudizio. Il decreto di archiviazione, invece, rappresenta l’esatto contrario: è l’atto con cui il Pubblico Ministero, ritenendo infondata la notizia di reato, chiede al giudice di non procedere, e il giudice legittima questa inazione. Non vi è, quindi, alcun esercizio dell’azione penale.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una chiara distinzione concettuale. L’archiviazione non è un provvedimento suscettibile di passare in giudicato, ovvero di diventare definitivo e immutabile come una sentenza. È una decisione processuale che chiude la fase delle indagini preliminari senza avviare un processo. Pertanto, non può creare un ‘giudicato’ che preclude un’azione futura.

La Corte ha evidenziato che l’art. 669 del codice di procedura penale, che elenca i provvedimenti in grado di generare un conflitto tra giudicati, non include il decreto di archiviazione. Questo conferma che l’archiviazione e la sentenza operano su piani completamente diversi. Mentre la sentenza è l’esito di un processo (l’esercizio dell’azione penale), l’archiviazione è la sua negazione.

Di conseguenza, se uno dei due procedimenti si conclude con un’archiviazione, viene meno in radice la possibilità di una violazione del divieto di ne bis in idem, poiché manca il presupposto fondamentale: la duplicazione dell’esercizio dell’azione penale.

Le conclusioni

La sentenza riafferma un principio consolidato: un decreto di archiviazione non offre una ‘copertura’ definitiva all’indagato. Qualora emergano nuovi elementi o si proceda in una diversa sede giudiziaria competente, l’azione penale può essere legittimamente esercitata, portando a un processo e a una eventuale condanna. Questa decisione garantisce che la scelta di non procedere in una fase preliminare non si trasformi in un’immunità perpetua, preservando l’efficacia dell’azione penale laddove sia necessario perseguire un reato.

Un decreto di archiviazione può essere equiparato a una sentenza definitiva?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il decreto di archiviazione non è suscettibile di passare in giudicato e non può essere equiparato a una sentenza, poiché non è il risultato dell’esercizio dell’azione penale.

L’esistenza di un decreto di archiviazione per un certo fatto impedisce un nuovo processo per lo stesso fatto?
No, non lo impedisce. Il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di un secondo processo) si applica solo quando l’azione penale è stata esercitata in due procedimenti distinti. Il decreto di archiviazione, invece, rappresenta una scelta di non esercitare tale azione.

Perché il decreto di archiviazione non crea un conflitto tra giudicati?
Perché l’art. 669 del codice di procedura penale, che elenca i provvedimenti capaci di generare un conflitto, non include il decreto di archiviazione. Esso non è un atto di giudizio sul merito dell’accusa, ma una decisione che pone fine alla fase delle indagini.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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