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Dati Sky-Ecc: la Cassazione conferma l’utilizzabilità

La Cassazione ha respinto il ricorso di un indagato per narcotraffico e associazione mafiosa, confermando la custodia in carcere. La Corte ha ribadito la piena utilizzabilità dei dati Sky-Ecc acquisiti tramite ordine europeo di indagine, ritenendo infondate le eccezioni sulla violazione del diritto di difesa. Ha inoltre confermato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e l’attualità delle esigenze cautelari.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dati Sky-Ecc: La Cassazione ne conferma la piena utilizzabilità

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di cruciale attualità nel processo penale: l’utilizzo delle prove digitali provenienti da sistemi di comunicazione criptati. In particolare, la Corte ha esaminato la legittimità dell’acquisizione e dell’uso dei dati Sky-Ecc, confermando i principi già espressi dalle Sezioni Unite e rigettando le doglianze di un indagato accusato di narcotraffico e associazione di stampo mafioso. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per il contrasto alla criminalità organizzata che fa largo uso delle nuove tecnologie.

Il Caso: Narcotraffico e l’uso dei dati Sky-Ecc

Il caso trae origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di un soggetto indagato per i delitti di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e associazione di tipo mafioso. Le indagini si basavano in modo significativo sulle conversazioni intercorse sulla piattaforma criptata Sky-Ecc, i cui dati erano stati acquisiti dall’autorità giudiziaria francese e trasmessi in Italia tramite un Ordine Europeo di Indagine (O.I.E.).

L’indagato, tramite il suo difensore, aveva impugnato l’ordinanza dinanzi al Tribunale del Riesame, che tuttavia aveva confermato la misura. Avverso tale decisione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, articolando le proprie censure su tre punti principali: l’inutilizzabilità delle chat criptate, la carenza di gravi indizi di colpevolezza e la mancanza di attualità delle esigenze cautelari.

Le Doglianze della Difesa: Tra Diritto di Difesa e Prove Digitali

La Questione dell’Inutilizzabilità delle Chat Criptate

Il motivo principale del ricorso verteva sulla presunta inutilizzabilità dei dati Sky-Ecc. La difesa sosteneva che l’acquisizione di tali dati violasse diverse norme processuali, costituzionali ed europee. In sintesi, si lamentava che non fosse stato possibile verificare le modalità con cui le autorità francesi avevano decifrato le comunicazioni, non avendo accesso all’algoritmo e al software utilizzato. Tale opacità avrebbe impedito un effettivo esercizio del diritto di difesa, poiché non era possibile contestare l’integrità e la genuinità della prova digitale.

La Carenza di Gravi Indizi e l’Attualità della Misura Cautelare

In secondo luogo, il ricorrente contestava la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato associativo, sostenendo che le prove dimostrassero al più singole operazioni di compravendita di stupefacenti, ma non un inserimento stabile nell’organizzazione criminale. Infine, si eccepiva la mancanza di attualità delle esigenze cautelari, dato il considerevole lasso di tempo (oltre tre anni) intercorso tra la commissione dei fatti e l’applicazione della misura restrittiva.

Le Motivazioni della Corte: Un Punto Fermo sull’utilizzabilità dei dati Sky-Ecc

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso in ogni suo punto, fornendo motivazioni dettagliate e in linea con i più recenti approdi delle Sezioni Unite.

La Validità delle Prove Acquisite tramite Ordine Europeo d’Indagine

Sul punto cruciale dei dati Sky-Ecc, la Corte ha ribadito che le regole procedurali italiane in materia di intercettazioni non si applicano pienamente agli atti di indagine compiuti all’estero e acquisiti tramite O.I.E. Ciò che rileva è il rispetto dei diritti fondamentali, tra cui il diritto di difesa. Tuttavia, secondo la Corte, tale diritto non è leso dalla mancata conoscenza dell’algoritmo di decifrazione. Viene infatti spiegato che il contenuto di ogni messaggio è inscindibilmente legato alla sua chiave di cifratura, rendendo impossibile una decriptazione parziale o errata. L’impossibilità di accedere all’algoritmo, quindi, non determina di per sé una violazione dei diritti difensivi, a meno che non vengano fornite specifiche allegazioni di alterazione dei dati, onere che nel caso di specie non è stato assolto. La Corte ha quindi dichiarato i dati pienamente utilizzabili.

La Sussistenza dei Gravi Indizi di Colpevolezza

Anche le censure relative alla gravità indiziaria sono state respinte. La Cassazione ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse motivato in modo logico e coerente la sussistenza di un quadro indiziario solido. Gli elementi valorizzati non erano solo le singole cessioni di droga, ma la stabilità del rapporto con i vertici del clan, la frequenza dei contatti, l’enorme volume di affari, l’uso di telefoni criptati (riservato ai membri di spicco) e la profonda conoscenza delle dinamiche interne dell’associazione. Questi elementi, nel loro complesso, dimostravano un ruolo di partecipe e non di mero fornitore occasionale.

L’Attualità delle Esigenze Cautelari Nonostante il Tempo Trascorso

Infine, la Corte ha smontato l’argomento basato sul decorso del tempo. I giudici hanno chiarito che il tempo è un fattore neutro: il suo significato dipende dal contesto. In questo caso, la storia criminale dell’indagato, la sua persistente adesione al contesto criminale e la continua operatività dell’associazione mafiosa dimostravano una pericolosità sociale ancora attuale e un concreto rischio di recidiva. Il “tempo silente” non era stato accompagnato da alcun elemento positivo che potesse indicare un percorso di risocializzazione, rendendo la custodia in carcere una misura necessaria e proporzionata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un principio di fondamentale importanza: le prove digitali ottenute tramite cooperazione giudiziaria europea sono un pilastro nelle indagini contro la criminalità organizzata. La decisione chiarisce che le garanzie difensive devono essere bilanciate con l’esigenza di accertamento dei reati, e che l’opacità tecnica di alcuni strumenti di indagine non si traduce automaticamente in una violazione dei diritti dell’indagato. Per la difesa, ciò significa che le contestazioni sulla genuinità della prova digitale devono essere specifiche e circostanziate, non potendo basarsi su una generica denuncia di inaccessibilità degli strumenti tecnici utilizzati dagli investigatori.

I dati di comunicazioni criptate (come Sky-Ecc) ottenuti da un’autorità estera tramite Ordine Europeo di Indagine sono utilizzabili nel processo penale italiano?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che tali dati sono utilizzabili. Le regole procedurali italiane sulle intercettazioni non si applicano integralmente alle prove formate all’estero, e l’acquisizione tramite Ordine Europeo di Indagine è legittima purché siano rispettati i diritti fondamentali della difesa.

L’impossibilità per la difesa di accedere all’algoritmo di decifrazione delle chat viola il diritto di difesa?
No. Secondo la Corte, il diritto di difesa non è violato, poiché il contenuto di ogni messaggio è inscindibilmente abbinato alla sua chiave di cifratura, il che esclude il rischio di una decriptazione parziale o errata. Una violazione potrebbe sussistere solo in presenza di specifiche allegazioni di alterazione dei dati, che la difesa ha l’onere di fornire.

Il lungo tempo trascorso tra i reati contestati e l’applicazione della custodia in carcere rende la misura illegittima per mancanza di attualità?
No, non necessariamente. Il decorso del tempo è un fattore neutro e va valutato nel contesto della personalità dell’indagato e della sua condotta. Se, come nel caso di specie, persistono una spiccata pericolosità sociale e un concreto rischio di reiterazione del reato, testimoniati da precedenti penali e dalla continua operatività del contesto criminale, le esigenze cautelari si considerano ancora attuali e la misura detentiva è legittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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