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Daspo Urbano: la violazione è reato anche senza violenza

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la violazione di un Daspo Urbano. L’ordinanza stabilisce che il reato si configura con il semplice accesso alle aree vietate, a prescindere dal compimento di ulteriori atti violenti o minacciosi, poiché la pericolosità è già stata valutata al momento dell’emissione del provvedimento del Questore.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Daspo Urbano: La Cassazione Conferma il Reato per la Sola Violazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sulla natura e le conseguenze della violazione del cosiddetto Daspo Urbano. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato si perfeziona con la semplice trasgressione del divieto di accesso imposto dal Questore, senza che sia necessario compiere ulteriori atti violenti o minacciosi. Questa decisione consolida la natura preventiva della misura e la severità della sua violazione.

Il Caso: Violazione del Divieto di Accesso a Piazze Pubbliche

Un individuo, destinatario di un provvedimento del Questore che gli vietava per un anno l’accesso a due piazze di una cittadina e alle relative aree pertinenziali, veniva sorpreso nelle zone proibite in due diverse occasioni. A seguito di ciò, veniva condannato per la violazione del divieto. L’interessato presentava ricorso in Cassazione, ritenendo infondata l’affermazione di responsabilità, sostenendo implicitamente l’assenza di condotte aggressive durante le violazioni.

La Normativa sul Daspo Urbano e le Sue Conseguenze Penali

Il Daspo Urbano è disciplinato dall’art. 10 del D.L. n. 14 del 2017 (convertito in Legge n. 48 del 2017). Questa norma conferisce al Questore il potere di disporre, con provvedimento motivato, il divieto di accesso a una o più aree urbane per un periodo massimo di dodici mesi. Tale misura può essere adottata in caso di reiterazione di condotte che possano generare un pericolo per la sicurezza pubblica.

La violazione di tale divieto è stata configurata come reato dal D.L. n. 113 del 2018, che ha introdotto una specifica sanzione: l’arresto da sei mesi a un anno. La norma ha quindi un chiaro intento dissuasivo, mirando a garantire l’effettività del provvedimento amministrativo di prevenzione.

La Decisione della Corte sul Daspo Urbano

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato. Secondo i giudici, il reato contestato è un reato di pura disobbedienza: la condotta penalmente rilevante consiste unicamente nel trasgredire l’ordine del Questore, accedendo alle aree vietate. Non rileva, ai fini della sussistenza del reato, il comportamento tenuto dal soggetto durante la violazione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’interpretazione logica e sistematica della norma. La valutazione della pericolosità sociale del soggetto è già stata effettuata a monte, dal Questore, al momento dell’emissione del provvedimento di Daspo Urbano. Tale provvedimento si fonda, infatti, sulla reiterazione di condotte ritenute rischiose per la sicurezza. Una volta emesso il divieto, l’unica cosa che conta è il suo rispetto. La violazione dell’ordine, di per sé, integra la fattispecie di reato, poiché frustra la finalità preventiva della misura. Pertanto, è del tutto irrilevante che l’individuo, una volta entrato nella zona interdetta, abbia o meno posto in essere ulteriori atti minacciosi o violenti. Il reato si consuma con il semplice e volontario ingresso nell’area proibita.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce la natura autonoma del reato di violazione del Daspo Urbano. L’ordinanza serve da monito per i destinatari di tali misure: la sanzione penale scatta automaticamente al mancato rispetto del divieto, senza che l’autorità giudiziaria debba compiere una nuova valutazione sulla pericolosità della condotta tenuta durante la violazione. La decisione rafforza l’efficacia dello strumento preventivo, assicurando che l’ordine dell’autorità di pubblica sicurezza sia rispettato e che la sua trasgressione comporti conseguenze penali certe e severe.

Per commettere il reato di violazione del Daspo Urbano è necessario tenere una condotta minacciosa o violenta?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il reato si configura con la semplice violazione del divieto di accesso alle aree specificate nel provvedimento, essendo irrilevante che l’interessato abbia tenuto o meno condotte minacciose o violente in quel frangente.

Qual è la pena prevista per chi viola un provvedimento di Daspo Urbano?
Secondo la normativa vigente richiamata nell’ordinanza, la violazione del divieto è punita con la pena dell’arresto da sei mesi a un anno.

Quando può essere emesso un provvedimento di Daspo Urbano dal Questore?
Il provvedimento può essere emesso dal Questore nei casi di reiterazione di determinate condotte, qualora da esse possa derivare un pericolo per la sicurezza pubblica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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