LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Daspo Urbano: la Cassazione conferma la legittimità

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un cittadino per violazione del Daspo Urbano. Il ricorso, basato sulla mancata traduzione degli atti e sulla presunta illegittimità del provvedimento del Questore e del regolamento comunale, è stato respinto. La Corte ha ritenuto provata la comprensione della lingua italiana da parte dell’imputato e ha affermato la piena legittimità di un Daspo Urbano fondato su episodi reiterati di ubriachezza e del regolamento comunale che delimita ampie aree urbane come zone soggette al divieto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Daspo Urbano: la Cassazione ne Conferma la Legittimità

Il Daspo Urbano è uno strumento sempre più utilizzato per garantire la sicurezza e il decoro nelle nostre città. Ma quali sono i suoi limiti e a quali condizioni è legittimo? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti, respingendo il ricorso di un cittadino condannato per aver violato un divieto di accesso al centro storico di Genova. Analizziamo insieme i fatti e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Divieto di Accesso e Condanna

Un cittadino straniero veniva condannato in primo e secondo grado per aver violato il divieto di accesso a specifiche aree del centro storico di Genova, un provvedimento noto come Daspo Urbano, emesso nei suoi confronti dal Questore. La misura era stata motivata da ripetuti episodi di ubriachezza manifesta e comportamenti molesti in luoghi pubblici. L’uomo, sorpreso per ben tre volte all’interno delle zone a lui interdette, decideva di ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Lingua e Legittimità del Provvedimento

La difesa dell’imputato sollevava tre questioni principali:
1. Violazione del diritto di difesa: Si lamentava la mancata traduzione di atti processuali fondamentali (come l’avviso di conclusione delle indagini e il decreto di citazione a giudizio), sostenendo che l’imputato non comprendesse la lingua italiana.
2. Mancanza di motivazione: Secondo la difesa, il provvedimento del Questore era immotivato e la Corte d’Appello non aveva adeguatamente risposto alle obiezioni sollevate.
3. Illegittimità del regolamento comunale: Si contestava la legittimità del regolamento di polizia urbana che definiva in modo eccessivamente ampio l’area interdetta, chiedendone la disapplicazione da parte del giudice.

La Decisione sul Daspo Urbano: la Parola alla Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondati tutti i motivi di doglianza e confermando la condanna. Vediamo in dettaglio le argomentazioni della Suprema Corte.

La Questione della Conoscenza della Lingua Italiana

Sul primo punto, i giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente e logicamente motivato le ragioni per cui riteneva che l’imputato comprendesse la lingua italiana. Erano stati considerati diversi elementi: la lunga permanenza in Italia (dal 2016), la dichiarazione di comprensione della lingua resa in un verbale e persino l’uso di espressioni offensive in italiano rivolte agli agenti di polizia. La nomina di un interprete in un altro procedimento era stata vista come una mera cautela, non come prova di un’effettiva incapacità di comprensione. Pertanto, non sussisteva alcuna nullità processuale.

La Legittimità del Daspo Urbano e dei Regolamenti Comunali

Anche il secondo e il terzo motivo sono stati respinti congiuntamente. La Corte ha chiarito che il Daspo Urbano, previsto dall’art. 10 del D.L. n. 14/2017, può essere legittimamente adottato dal Questore in caso di reiterazione di condotte come l’ubriachezza manifesta (art. 688 c.p.) in determinate aree urbane. Inoltre, il provvedimento era adeguatamente motivato, facendo riferimento non solo agli episodi di ubriachezza, ma anche alla pericolosità sociale del soggetto, a comportamenti aggressivi verso i passanti e a precedenti condanne.

Infine, la Corte ha affermato la piena legittimità della scelta del Comune di Genova di definire l’area interdetta attraverso la perimetrazione dell’intero centro storico. Secondo i giudici, la legge consente ai regolamenti di polizia urbana di individuare “aree urbane” e non necessariamente singole vie o piazze. Una delimitazione ampia, tramite perimetro, è un’operazione che garantisce la massima comprensibilità e conoscibilità del divieto, risultando più chiara di un’elencazione minuziosa di ogni singola strada.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si fonda su un’interpretazione coerente della normativa in materia di sicurezza urbana. La Corte sottolinea che l’obiettivo del legislatore è quello di fornire strumenti efficaci per contrastare fenomeni che minano la vivibilità dei centri urbani. Il Daspo Urbano è uno di questi strumenti, e la sua applicazione deve bilanciare la libertà personale con l’esigenza di sicurezza pubblica. La legittimità del provvedimento del Questore si basa su presupposti concreti (condotte reiterate e pericolosità sociale), mentre la definizione delle aree da parte dei Comuni è valida se garantisce la chiara identificazione delle zone soggette a divieto. La conoscenza della lingua italiana, infine, non è una presunzione assoluta ma un accertamento di fatto che il giudice di merito può compiere sulla base di un complesso di indizi, come avvenuto nel caso di specie.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la solidità giuridica dello strumento del Daspo Urbano quando utilizzato nel rispetto dei presupposti di legge. La decisione chiarisce due aspetti fondamentali: primo, il diritto alla traduzione degli atti non è automatico ma dipende da un’effettiva e accertata incapacità di comprendere la lingua; secondo, i Comuni hanno un margine di discrezionalità significativo nel delimitare le aree urbane sensibili, potendo legittimamente definire zone ampie come interi centri storici, purché in modo chiaro e comprensibile per tutti i cittadini.

È sempre necessaria la traduzione degli atti del processo per un imputato straniero?
No. La traduzione non è necessaria se il giudice, sulla base di elementi concreti (come la lunga permanenza in Italia, dichiarazioni precedenti o il comportamento dell’imputato), accerta con una motivazione logica che egli è in grado di comprendere la lingua italiana.

Un Daspo Urbano può essere emesso per semplici episodi di ubriachezza?
Sì. La legge lo prevede espressamente nei casi di reiterazione di condotte di ubriachezza manifesta in specifiche aree urbane, qualora da tale condotta possa derivare un pericolo per la sicurezza pubblica. Il provvedimento del Questore deve essere motivato.

Un Comune può vietare l’accesso a un intero centro storico con un regolamento?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che è legittimo per un regolamento comunale definire l’area soggetta a Daspo Urbano attraverso la perimetrazione di una zona ampia, come un centro storico, poiché questa modalità garantisce la comprensibilità e la conoscibilità del divieto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati