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DASPO: termine perentorio per la convalida del P.M.

La Corte di Cassazione ha stabilito che il mancato rispetto del termine perentorio di 48 ore, concesso al Pubblico Ministero per richiedere la convalida del DASPO, comporta l’automatica inefficacia della misura. Questo vizio procedurale non può essere sanato dalla successiva convalida del giudice. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza impugnata, dichiarando l’inefficacia dell’obbligo di presentazione imposto a un tifoso.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO e Termine Perentorio: la Cassazione Chiarisce le Regole per la Convalida

Nel diritto, il rispetto delle scadenze procedurali è fondamentale, specialmente quando sono in gioco le libertà personali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9205/2024) ha ribadito un principio cruciale in materia di DASPO, ovvero l’obbligo di firma imposto ai tifosi: il termine perentorio di 48 ore concesso al Pubblico Ministero per chiedere la convalida della misura non ammette deroghe. La sua violazione determina l’inefficacia automatica del provvedimento, senza possibilità di sanatoria.

I Fatti del Caso

Un tifoso veniva raggiunto da un provvedimento del Questore che gli imponeva l’obbligo di presentarsi presso gli uffici di Polizia in occasione delle partite della sua squadra. Il provvedimento gli veniva notificato il 26 aprile alle ore 16:03. Tuttavia, la richiesta di convalida da parte del Pubblico Ministero al Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) veniva avanzata solo il 28 aprile alle ore 16:17, superando così il limite di 48 ore previsto dalla legge.
Nonostante la tardività della richiesta, il G.I.P. convalidava comunque la misura. Il difensore del tifoso proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando proprio la violazione del termine perentorio stabilito dalla normativa.

La Questione Giuridica: Due Termini Distinti o un Unico Termine?

Il cuore della questione legale ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 6 della Legge 401/1989. La norma stabilisce che il P.M., entro 48 ore dalla notifica, chiede la convalida al G.I.P., il quale a sua volta deve decidere nelle successive 48 ore. Il dubbio era se questi due termini dovessero essere considerati come un unico blocco di 96 ore, all’interno del quale la tardività del P.M. poteva essere “sanata” da una tempestiva decisione del G.I.P., oppure se fossero due scadenze autonome e inderogabili.
La difesa sosteneva che il mancato rispetto del primo termine di 48 ore da parte del P.M. fosse sufficiente a rendere la misura immediatamente inefficace.

Le Motivazioni della Cassazione sul Termine Perentorio

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi difensiva, fornendo una motivazione chiara e rigorosa. I giudici hanno affermato che la legge delinea una sequenza procedurale composta da due fasi distinte e consecutive, ciascuna con il proprio termine perentorio.
1. Fase 1 (P.M.): Il Pubblico Ministero ha 48 ore dalla notifica per avanzare la richiesta di convalida.
2. Fase 2 (G.I.P.): Il Giudice ha ulteriori 48 ore dalla richiesta del P.M. per disporre la convalida.

La Corte ha sottolineato che la congiunzione “e” presente nel testo di legge collega due presupposti che devono entrambi verificarsi affinché il provvedimento resti efficace. La norma prevede infatti che “le prescrizioni imposte cessano di avere efficacia se il pubblico ministero […] non avanza la richiesta di convalida entro il termine predetto e se il giudice non dispone la convalida nelle quarantotto ore successive”.
Secondo la Suprema Corte, interpretare diversamente la norma porterebbe a un risultato illogico: la totale omissione della richiesta da parte del P.M., che pacificamente rende inefficace la misura, sarebbe trattata in modo più grave di una richiesta semplicemente tardiva, la quale verrebbe invece “sanata”. Tale interpretazione è inammissibile.
Il mancato rispetto del primo termine perentorio da parte del P.M. è, di per sé, una causa autonoma di inefficacia del provvedimento del Questore. Non è necessario attendere la scadenza del secondo termine per decretarne la caducazione.

Le Conclusioni

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del G.I.P., dichiarando l’inefficacia del provvedimento del Questore. La decisione riafferma l’importanza del rigore procedurale come garanzia dei diritti del cittadino. Quando una misura restrittiva della libertà personale è soggetta a un controllo giurisdizionale, i termini previsti dalla legge non sono mere formalità, ma rappresentano un presidio invalicabile. La violazione di un termine perentorio, come quello imposto al Pubblico Ministero in questo caso, comporta la perdita automatica di efficacia della misura, un effetto che nessun atto successivo può più rimediare.

Cosa succede se il Pubblico Ministero chiede la convalida di un DASPO dopo la scadenza delle 48 ore dalla notifica?
La misura restrittiva diventa automaticamente inefficace. Secondo la sentenza, il rispetto di questo termine è una condizione essenziale per la validità del procedimento, e la sua violazione non può essere sanata dalla successiva convalida del giudice.

Il termine per la richiesta di convalida del P.M. e quello per la decisione del giudice sono un unico termine complessivo di 96 ore?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che si tratta di due termini distinti, autonomi e consecutivi. Il mancato rispetto del primo termine di 48 ore, a disposizione del Pubblico Ministero, è di per sé sufficiente a determinare l’immediata inefficacia del provvedimento questorile.

L’inefficacia del DASPO per violazione del termine perentorio è definitiva?
Sì. La Corte ha annullato l’ordinanza impugnata “senza rinvio” e ha dichiarato l’inefficacia del provvedimento. Ciò significa che la misura ha perso la sua validità in modo definitivo a causa del vizio procedurale e non può essere convalidata o “sanata” in un secondo momento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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