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DASPO: ricorso inammissibile per motivi generici

Un soggetto condannato per la violazione del DASPO ha presentato ricorso in Cassazione, adducendo come giustificazione un’attività lavorativa all’estero e contestando la genericità del provvedimento. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che le contestazioni sulla legittimità del DASPO devono avvenire in sede di convalida. Inoltre, ha ritenuto infondate le richieste di applicazione della particolare tenuità del fatto e delle attenuanti generiche, a causa della recidiva e della natura ripetuta delle violazioni.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione del DASPO: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 37005/2024, ha affrontato un caso di violazione del DASPO, fornendo importanti chiarimenti sui limiti dell’impugnazione e sui criteri di valutazione delle giustificazioni addotte dall’imputato. La decisione ribadisce la necessità di contestare la legittimità del provvedimento amministrativo nelle sedi opportune e conferma la rigidità della legge di fronte a violazioni ripetute.

Il caso in esame: lavoro all’estero come giustificazione

Il caso riguarda un individuo sanzionato con il DASPO, un provvedimento che impone il divieto di accedere a manifestazioni sportive e, in questo caso, l’obbligo di presentazione presso un ufficio di polizia in concomitanza con gli eventi. L’imputato non aveva rispettato tale obbligo in ben cinque occasioni, violando così le prescrizioni imposte. A sua difesa, aveva sostenuto di trovarsi in Svizzera per motivi di lavoro, producendo documentazione a supporto. La Corte d’Appello di L’Aquila, tuttavia, aveva confermato la sua condanna, ritenendo la giustificazione non sufficiente. Di qui il ricorso alla Suprema Corte.

I motivi del ricorso: una difesa a tre punte

Il ricorrente ha basato la sua difesa su tre motivi principali:
1. Violazione di legge e della Costituzione: Sosteneva che il provvedimento del Questore fosse troppo generico e che la sua compressione della libertà personale fosse sproporzionata, soprattutto considerando la sua necessità di lavorare all’estero.
2. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: Chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., che esclude la punibilità per fatti di lieve entità, negata in appello a causa della sua condizione di recidivo specifico.
3. Omessa motivazione sulle attenuanti generiche: Lamentava che i giudici non avessero adeguatamente considerato il suo comportamento processuale collaborativo per la concessione delle attenuanti.

La decisione della Corte sul DASPO

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, respingendo ogni doglianza. La decisione si fonda su argomentazioni precise che chiariscono i confini del sindacato di legittimità in materia di DASPO.

Analisi del primo motivo: la legittimità del provvedimento

La Corte ha specificato che le critiche sulla genericità o illegittimità del DASPO sono inammissibili in sede penale. Tali eccezioni devono essere sollevate esclusivamente nella fase di convalida del provvedimento davanti al Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.). Una volta che il provvedimento è stato convalidato, la sua legittimità non può più essere messa in discussione nel successivo processo penale per la sua violazione. Inoltre, la giustificazione lavorativa è stata ritenuta infondata perché l’imputato avrebbe dovuto chiedere un’autorizzazione preventiva alla Questura, producendo un contratto di lavoro e specificando il periodo di permanenza all’estero, cosa che non aveva fatto.

Analisi del secondo e terzo motivo: tenuità del fatto e attenuanti

Anche i motivi relativi al trattamento sanzionatorio sono stati respinti. La Corte ha confermato che l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è preclusa dalla natura abituale del comportamento. L’imputato non aveva violato l’obbligo una sola volta, ma in cinque occasioni distinte, dimostrando un comportamento seriale e non un singolo episodio trascurabile. Allo stesso modo, il diniego delle attenuanti generiche è stato giudicato correttamente motivato, poiché non erano emersi elementi concreti, come un comportamento processuale particolarmente meritevole, che potessero giustificarne la concessione.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando come i motivi del ricorso fossero, in realtà, mere doglianze di fatto, volte a ottenere una nuova e non consentita valutazione delle prove già esaminate dai giudici di merito. La Suprema Corte ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non di riesaminare i fatti. In questo caso, la sentenza della Corte d’Appello è stata ritenuta immune da vizi logici o giuridici, avendo fornito una spiegazione chiara e sufficiente per ogni punto contestato.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la violazione del DASPO è un reato serio e le giustificazioni devono essere supportate da procedure formali, come la richiesta di autorizzazione preventiva per gli spostamenti. La decisione sottolinea inoltre che la contestazione dei provvedimenti amministrativi ha una sua sede processuale specifica (la convalida) e non può essere riproposta a piacimento nel processo penale. Infine, la natura ripetuta delle violazioni costituisce un ostacolo insormontabile sia per il riconoscimento della tenuità del fatto sia per la concessione di benefici come le attenuanti generiche, a meno di circostanze eccezionali e provate.

È possibile giustificare la violazione di un DASPO con motivi di lavoro all’estero?
No, a meno di aver ottenuto una preventiva autorizzazione dall’Autorità di Pubblica Sicurezza. È necessario presentare una richiesta formale, supportata da prove concrete come un contratto di lavoro, per essere dispensati dagli obblighi imposti.

In quale fase del procedimento si può contestare la legittimità di un provvedimento come il DASPO?
Secondo la Corte di Cassazione, ogni eccezione relativa alla legittimità formale del provvedimento del Questore deve essere sollevata durante la fase di convalida davanti al G.I.P. Una volta convalidato, il provvedimento acquista una sorta di ‘giudicato interno’ e non può più essere contestato nel merito durante il processo penale per la sua violazione.

La commissione di più violazioni dell’obbligo di presentazione impedisce il riconoscimento della ‘particolare tenuità del fatto’?
Sì. La Corte ha stabilito che la violazione ripetuta dell’obbligo (in questo caso, per cinque volte) configura un’abitualità nel comportamento che è ostativa per legge all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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