LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

DASPO recidivo: la Cassazione sull’obbligo di firma

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un tifoso destinatario di un secondo DASPO con obbligo di presentazione. La sentenza chiarisce che la violazione del termine dilatorio di 48 ore per la difesa è irrilevante se non si dimostra un pregiudizio concreto. Inoltre, in caso di DASPO recidivo, l’obbligo di firma è automatico e non richiede una nuova valutazione della pericolosità del soggetto, in quanto questa è presunta dalla legge.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO recidivo: Quando l’Obbligo di Firma diventa Automatico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35007 del 2024, ha fornito importanti chiarimenti in materia di DASPO recidivo e delle garanzie difensive dell’interessato. La decisione analizza due aspetti cruciali: l’effetto della violazione del termine dilatorio di 48 ore concesso alla difesa e l’automatismo dell’obbligo di presentazione a carico di chi è già stato destinatario di un precedente DASPO. La pronuncia consolida un orientamento rigoroso, sottolineando la presunzione di pericolosità per i soggetti recidivi.

I Fatti del Caso

Un tifoso, già sottoposto a un precedente DASPO, veniva coinvolto in gravi disordini al termine di una partita di calcio di Serie A. Insieme ad altri, partecipava al lancio di bottiglie e bombe carta contro i veicoli dei tifosi avversari e delle forze dell’ordine. A seguito di questi eventi, veniva fermato e denunciato. Il Questore emetteva nei suoi confronti un nuovo provvedimento, imponendogli non solo il divieto di accesso agli stadi per tre anni, ma anche l’obbligo di presentarsi in Questura trenta minuti dopo l’inizio delle partite della sua squadra. Il Giudice per le Indagini Preliminari convalidava il provvedimento. L’uomo ricorreva in Cassazione lamentando diverse violazioni, tra cui il mancato rispetto del termine di 48 ore per esercitare il suo diritto di difesa prima della convalida e la mancanza di motivazione sulla sua pericolosità.

L’Analisi della Corte sul Diritto di Difesa

Il primo motivo di ricorso si concentrava sulla presunta violazione del termine dilatorio di 48 ore, un intervallo previsto dalla legge per consentire all’interessato di presentare memorie difensive al giudice prima della convalida. La Corte ha ritenuto il motivo infondato, pur riconoscendo l’importanza di tale termine.

I giudici hanno spiegato che la sua violazione dà luogo a una ‘nullità di ordine generale’, che non è assoluta. Per farla valere, non basta lamentare la mera inosservanza formale della norma. È necessario, invece, dimostrare un ‘interesse concreto e attuale’, provando che la violazione ha causato un reale pregiudizio al diritto di difesa. Nel caso di specie, il ricorrente non aveva mai tentato di depositare memorie o di esercitare in alcun modo le sue facoltà difensive, né prima né dopo la scadenza del termine. Di conseguenza, secondo la Corte, non vi era alcuna lesione effettiva da sanare.

L’Automatismo dell’Obbligo di Firma nel DASPO recidivo

Il punto centrale della sentenza riguarda la gestione del DASPO recidivo. Il ricorrente lamentava la mancanza di motivazione sulla sua attuale pericolosità, che a suo dire avrebbe dovuto giustificare l’imposizione dell’obbligo di presentazione in aggiunta al divieto di accesso.

La Cassazione ha respinto anche questa doglianza, qualificandola come manifestamente infondata. La Corte ha richiamato l’art. 6, comma 5, della legge n. 401/1989, che rende obbligatoria l’imposizione dell’obbligo di presentazione per chiunque sia già stato destinatario, in passato, di un provvedimento di DASPO. In questi casi, la pericolosità del soggetto non deve essere nuovamente valutata dal giudice, ma è presunta direttamente dalla legge (praesumptio iuris). Questo automatismo si applica con ancora più forza quando, come nel caso esaminato, i nuovi fatti vengono commessi mentre il precedente DASPO è ancora in vigore.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su principi consolidati. Per quanto riguarda il diritto di difesa, ha ribadito che le nullità procedurali intermedie richiedono la prova di un danno concreto. L’interesse a ricorrere non può risolversi nella semplice eliminazione di un atto sfavorevole, ma deve essere legato alla possibilità che, senza la violazione, l’esito sarebbe stato diverso. Poiché il ricorrente è rimasto inerte, non ha potuto dimostrare alcun pregiudizio.

Sul tema del DASPO recidivo, la motivazione si fonda su una interpretazione letterale e teleologica della norma. Il legislatore, nel prevedere l’obbligatorietà dell’obbligo di firma per i recidivi, ha inteso stabilire una presunzione legale di pericolosità. Questa presunzione è relativa, ma può essere superata solo se l’interessato dimostra di aver intrapreso percorsi di ‘ravvedimento operoso’ (come risarcimento del danno o collaborazione con le autorità), secondo quanto previsto dal comma 8-bis della stessa legge. In assenza di tali condotte, l’automatismo sanzionatorio è pienamente legittimo e non richiede un’ulteriore motivazione da parte del giudice della convalida. Il giudice deve solo verificare la sussistenza dei presupposti: la commissione di nuovi fatti di violenza e la preesistenza di un DASPO.

Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni. La prima è di carattere processuale: le garanzie difensive, per essere tutelate, devono essere concretamente esercitate. Non è sufficiente denunciare una violazione formale se a questa non segue un effettivo pregiudizio. La seconda è di carattere sostanziale e riguarda il trattamento sanzionatorio della recidiva in materia di violenza sportiva. La Corte conferma un approccio di grande rigore: chi, essendo già stato colpito da un DASPO, commette nuove violazioni, è considerato per legge pericoloso e subirà automaticamente la misura più afflittiva dell’obbligo di presentazione, senza che il giudice debba compiere una nuova e discrezionale valutazione nel merito.

La violazione del termine di 48 ore per la difesa rende sempre nulla la convalida del DASPO?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è sufficiente lamentare la violazione del termine. Essendo una nullità a regime intermedio, l’interessato deve dimostrare di aver subito un pregiudizio concreto al suo diritto di difesa, cioè che l’inosservanza del termine gli ha effettivamente impedito di presentare le proprie argomentazioni.

In caso di un secondo DASPO (DASPO recidivo), il giudice deve motivare sulla pericolosità attuale del tifoso per imporre l’obbligo di firma?
No. La sentenza stabilisce che, per chi ha già ricevuto un DASPO in passato, l’applicazione dell’obbligo di presentazione (o firma) è automatica e obbligatoria per legge. La pericolosità è presunta dal legislatore a causa della recidiva, soprattutto se il nuovo fatto avviene durante la vigenza del precedente divieto.

Cosa deve fare chi ricorre in Cassazione contro un DASPO per far valere i propri motivi?
Il ricorso non può essere generico. L’interessato ha l’onere di specificare nel dettaglio le proprie ragioni. Ad esempio, se lamenta la violazione del diritto di difesa, deve indicare quale pregiudizio concreto ha subito; se contesta l’attribuzione dei fatti, deve confrontarsi con le risultanze del provvedimento e non limitarsi a negazioni generiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati