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Daspo recidivi: la durata massima è giustificata?

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di un tifoso contro un Daspo della durata di otto anni, emesso a seguito di gravi episodi di violenza all’estero. Il ricorrente lamentava la violazione dei termini di convalida e la mancanza di motivazione sulla durata. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che i termini procedurali erano stati rispettati e che la pericolosità concreta del soggetto, già destinatario di precedenti Daspo recidivi, giustificava pienamente l’applicazione della sanzione nella sua massima estensione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Daspo Recidivi: Durata Massima Legittima in Caso di Pericolosità Concreta

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 15123 del 2024, offre importanti chiarimenti sulla gestione del Daspo recidivi, analizzando sia i termini procedurali per la convalida sia i criteri per stabilire la durata della misura. La pronuncia conferma che la massima sanzione di otto anni è giustificata quando la pericolosità del soggetto è evidente e conclamata, anche a seguito di episodi di violenza avvenuti all’estero.

I Fatti del Caso: Violenza all’Estero e un Nuovo Daspo

Un tifoso, già noto alle forze dell’ordine per precedenti misure restrittive, si era reso protagonista di gravi atti di violenza durante una trasferta internazionale in Olanda. Insieme a un gruppo di connazionali, aveva aggredito due steward e agenti della polizia locale, manifestando un’attitudine violenta e facinorosa finalizzata a provocare disordini.

A seguito di questi fatti, il Questore di Roma ha emesso un nuovo provvedimento di Daspo per la durata massima di otto anni, con l’obbligo di presentarsi presso gli uffici di polizia durante le partite della sua squadra. Il provvedimento è stato poi convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari (Gip). Il tifoso ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la procedura e la severità della misura.

Le Doglianze del Ricorrente: Termini e Motivazione

Il ricorso si basava su due motivi principali:
1. Violazione dei termini procedurali: Secondo la difesa, la richiesta di convalida del Pubblico Ministero e il successivo provvedimento del Gip sarebbero intervenuti oltre le 48 ore previste dalla legge, rendendo la misura inefficace.
2. Mancanza di motivazione: Il ricorrente lamentava che la durata di otto anni, ben superiore al minimo di cinque previsto per i Daspo recidivi, non fosse stata adeguatamente giustificata dal giudice.

Daspo recidivi: L’Analisi della Cassazione sui Termini di Convalida

La Corte ha respinto il primo motivo, allineandosi all’interpretazione maggioritaria secondo cui il termine complessivo da considerare è di 96 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato. In questo lasso di tempo, devono avvenire sia la richiesta di convalida da parte del PM (entro le prime 48 ore) sia la decisione del Giudice (entro le successive 48 ore). Nel caso di specie, la notifica era avvenuta il 24 novembre alle 11:45, la richiesta del PM era pervenuta lo stesso giorno alle 14:30 e la convalida del Gip era del 27 novembre. La sequenza temporale rientrava pienamente nei limiti di legge, rendendo l’eccezione infondata.

La Motivazione della Durata Massima del Daspo per i recidivi

Anche il secondo motivo è stato rigettato. La Corte ha sottolineato che, per i soggetti già destinatari di un Daspo, la legge prevede una durata non inferiore a cinque anni e non superiore a otto. Il giudice della convalida non deve limitarsi a una verifica formale della precedente misura, ma deve compiere una valutazione concreta della pericolosità del soggetto.

Le Motivazioni della Decisione

Il Gip, secondo la Cassazione, ha correttamente esercitato questo potere. La motivazione della convalida non si è basata solo sul dato formale della recidiva, ma ha analizzato approfonditamente la condotta del tifoso. È stata evidenziata la sua ‘attitudine sediziosa’ e la gravità dell’azione violenta, rivolta contro personale di servizio e forze dell’ordine senza alcuna rivalità sportiva, con l’unico scopo di creare disordine. Questo comportamento, unito ai precedenti specifici, ha delineato un profilo di particolare pericolosità sociale, tale da giustificare l’applicazione della misura nella sua massima estensione prevista dalla legge.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce due principi fondamentali in materia di Daspo recidivi:
1. Certezza dei termini: La procedura di convalida è valida se la richiesta del PM e la decisione del giudice intervengono nel termine complessivo di 96 ore dalla notifica al destinatario.
2. Valutazione sostanziale: La durata della misura, specialmente se applicata al massimo, deve essere supportata da una motivazione che vada oltre la semplice esistenza di un precedente Daspo. È necessario dimostrare, sulla base di fatti concreti, una pericolosità attuale e significativa del soggetto, che renda proporzionata una restrizione così severa della libertà personale.

Quali sono i termini per la convalida di un Daspo con obbligo di firma?
La legge prevede una doppia scansione temporale: il Pubblico Ministero deve richiedere la convalida al Giudice entro 48 ore dalla notifica del provvedimento al soggetto, e il Giudice deve decidere entro le successive 48 ore. Il termine totale da rispettare è di 96 ore dalla notifica.

Per un soggetto recidivo, la durata massima del Daspo è automatica?
No. Sebbene la legge stabilisca una forbice da cinque a otto anni per i recidivi, il giudice non può applicare la durata massima in modo automatico. Deve compiere una valutazione concreta della pericolosità del soggetto, motivando la sua decisione sulla base dei fatti specifici che dimostrano un’attitudine violenta e un rischio per l’ordine pubblico.

Perché in questo caso è stata ritenuta legittima la durata di otto anni?
La durata massima è stata considerata legittima perché il giudice ha valutato la gravità eccezionale della condotta del tifoso. Questi, già soggetto a precedenti Daspo, aveva partecipato a violenti assalti contro steward e polizia all’estero, dimostrando un’indole facinorosa e una pericolosità sociale tale da giustificare la più severa misura prevista dalla legge per i recidivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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