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Daspo: invasione di campo gioiosa è pericolosa?

La Corte di Cassazione ha confermato un Daspo di cinque anni con obbligo di firma nei confronti di un tifoso che aveva invaso il campo per festeggiare la vittoria della sua squadra. Nonostante il ricorrente sostenesse la natura pacifica del suo gesto, la Corte ha stabilito che l’invasione di campo costituisce di per sé un reato e una condotta pericolosa che giustifica l’applicazione del Daspo, soprattutto in presenza di precedenti specifici.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Daspo per invasione di campo: quando la gioia diventa pericolo

Un’invasione di campo a fine partita per festeggiare la vittoria della propria squadra può sembrare un gesto di pura esultanza, ma può costare molto caro. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13845 del 2024, ha chiarito che anche un’invasione apparentemente pacifica giustifica l’applicazione di un severo Daspo. Questa decisione sottolinea come la legge valuti non solo le intenzioni del tifoso, ma il pericolo oggettivo creato dalla sua condotta.

I fatti del caso

Al termine di una partita di calcio, un tifoso, spinto dall’entusiasmo per la vittoria, scavalca le recinzioni e invade il campo di gioco per festeggiare insieme ai giocatori. A seguito di questo gesto, il Questore emette nei suoi confronti un provvedimento di Daspo della durata di cinque anni, aggravato dall’obbligo di presentarsi presso gli uffici di Polizia in occasione delle partite. Il provvedimento viene convalidato dal Giudice per le indagini preliminari (GIP), ma il tifoso decide di impugnare la decisione ricorrendo in Cassazione.

I motivi del ricorso contro il Daspo

Il ricorrente basa la sua difesa su due punti principali. In primo luogo, sostiene che il GIP abbia erroneamente attribuito al suo comportamento condotte più gravi, come il lancio di oggetti pericolosi, che non gli erano mai state contestate dall’autorità di polizia. L’unico atto a lui addebitato era la semplice invasione di campo a fine gara.

In secondo luogo, evidenzia la natura puramente festosa e pacifica del suo gesto, una ‘manifestazione di gioia’ priva di qualsiasi pericolosità concreta. A suo dire, il giudice non avrebbe effettuato un’autonoma valutazione del disvalore della condotta, limitandosi a prendere atto della contestazione del reato e della presenza di un precedente Daspo a suo carico, senza argomentare sulla reale pericolosità attuale del suo comportamento.

La decisione della Corte di Cassazione sul Daspo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte. Gli Ermellini hanno confermato la piena legittimità del provvedimento del Questore e dell’ordinanza di convalida del GIP, stabilendo principi chiari sulla valutazione della pericolosità nelle manifestazioni sportive.

Le motivazioni

La Corte ha innanzitutto chiarito che il ruolo del giudice nella convalida del Daspo non è un mero controllo formale. Il giudice deve accertare in concreto se la pericolosità del soggetto giustifichi la misura, verificando l’esistenza di sufficienti elementi indiziari sull’attribuibilità della condotta e la sua riconducibilità alle ipotesi di legge.

Nel caso specifico, l’identificazione del tifoso era avvenuta senza ombra di dubbio tramite immagini videoregistrate e riconoscimento da parte del personale di polizia. La sua condotta (scavalcamento della recinzione e invasione di campo) integra pienamente il reato previsto dall’art. 6 bis, comma 2, della L. 401/1989.

La Cassazione ha poi smontato la tesi della ‘condotta gioiosa’. Ha affermato che la valutazione della pericolosità dell’invasione di campo era stata correttamente effettuata dal giudice di merito. L’atto di invadere il terreno di gioco, commesso in concorso con altri soggetti, costituisce di per sé una condotta pericolosa per l’ordine pubblico, indipendentemente dalle intenzioni festive del singolo. Infine, la Corte ha richiamato l’art. 6, comma 5, della legge n. 401/1989, che impone l’adozione obbligatoria delle prescrizioni più severe (come l’obbligo di firma) nei confronti di chi sia già stato destinatario di un Daspo in passato, senza che sia necessaria una rinnovata e autonoma valutazione della sua pericolosità.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel contesto degli eventi sportivi, la sicurezza e l’ordine pubblico prevalgono sulle manifestazioni individuali di esultanza, quando queste si traducono in comportamenti vietati dalla legge. L’invasione di campo non è mai un gesto innocuo, ma un reato che, per sua natura, mette a rischio il regolare svolgimento dell’evento e la sicurezza dei presenti. Per i soggetti già noti alle forze dell’ordine per precedenti simili, la legge prevede un automatismo sanzionatorio più severo, a riprova della volontà del legislatore di reprimere con fermezza i fenomeni di violenza o turbativa negli stadi.

Un’invasione di campo fatta solo per festeggiare può giustificare un Daspo?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’invasione di campo è un reato che costituisce di per sé una condotta pericolosa, a prescindere dalle intenzioni festive del tifoso, e quindi giustifica l’applicazione del Daspo.

Quale controllo deve effettuare il giudice quando convalida un Daspo?
Il giudice non deve limitarsi a un controllo formale, ma deve accertare in concreto la pericolosità del soggetto, l’attribuibilità dei fatti e la necessità della misura, verificando tutti i presupposti di legge che legittimano l’atto dell’autorità amministrativa.

Se una persona ha già ricevuto un Daspo in passato, le misure successive sono più severe?
Sì. La legge prevede l’adozione obbligatoria di prescrizioni più severe, come l’obbligo di presentazione alla polizia, nei confronti di chi è già stato destinatario di un Daspo, senza che sia necessaria una nuova valutazione della sua pericolosità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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