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DASPO e violenza: quando è legittimo senza preavviso?

Un soggetto ha ricevuto un DASPO di 5 anni con obbligo di firma per aver aggredito dei tifosi. Ha presentato ricorso lamentando violazioni procedurali, come la mancata comunicazione di avvio del procedimento, e l’errata valutazione di precedenti penali in realtà inesistenti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che l’urgenza tipica del DASPO giustifica l’omissione dell’avviso. Ha inoltre chiarito che la condotta, sebbene avvenuta lontano dallo stadio, era direttamente motivata da un evento sportivo, rendendo il provvedimento pienamente legittimo.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO: Legittimità e Limiti secondo la Cassazione

Il DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive) rappresenta uno degli strumenti più incisivi per contrastare la violenza legata agli eventi sportivi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 1882/2024) ha fornito importanti chiarimenti sui presupposti di legittimità di tale misura, in particolare quando la condotta violenta avviene al di fuori del contesto immediato dello stadio. Analizziamo la decisione per comprendere i principi affermati dai giudici.

I Fatti: L’aggressione e il provvedimento del Questore

Il caso nasce da un provvedimento del Questore di Verona che imponeva a un soggetto un DASPO per la durata di cinque anni, comprensivo dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La misura era stata adottata a seguito di un episodio di violenza: l’uomo, insieme ad altri, aveva aggredito un gruppo di tifosi marocchini che festeggiavano in piazza la vittoria della loro nazionale contro la Spagna in una partita di calcio. A seguito di ciò, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) convalidava il provvedimento.

I Motivi del Ricorso: Difesa e presunti vizi procedurali

L’interessato proponeva ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni. In primo luogo, lamentava la violazione del diritto di difesa per la mancata comunicazione di avvio del procedimento amministrativo, sostenendo che l’assenza di urgenza (essendo trascorso un mese tra i fatti e l’emissione del DASPO) avrebbe imposto tale adempimento. In secondo luogo, contestava la motivazione dell’ordinanza di convalida, che faceva riferimento a precedenti penali a suo dire inesistenti, poiché il relativo procedimento si era concluso con l’estinzione del reato per esito positivo della messa alla prova. Infine, sollevava una questione di incostituzionalità della normativa sul DASPO, ritenendola priva delle garanzie previste per le misure di prevenzione personali e applicata a una condotta avvenuta “fuori contesto” sportivo.

La Decisione sul DASPO: L’analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dal ricorrente con argomentazioni precise.

Urgenza e Omesso Avviso di Procedimento

Richiamando la propria giurisprudenza consolidata, la Corte ha ribadito che l’obbligo di comunicazione dell’avvio del procedimento non si applica all’adozione del DASPO. Questo provvedimento è caratterizzato da “particolari esigenze di necessità ed urgenza” che giustificano una deroga alle normali garanzie procedurali, al fine di assicurare un’immediata tutela dell’ordine pubblico.

La Valutazione dei “Precedenti” e la “Messa alla Prova”

La Corte ha chiarito un punto fondamentale: l’estinzione del reato a seguito della messa alla prova non cancella il fatto storico. Pertanto, i fatti contestati in quel procedimento possono essere legittimamente valutati ai fini di un giudizio sulla personalità e sulla pericolosità del soggetto. Ad ogni modo, la Cassazione ha precisato che, nel caso specifico, l’elemento determinante per l’emissione del DASPO non erano stati i fatti del procedimento estinto, bensì un precedente DASPO già emesso a carico della stessa persona nel 2017.

Violenza “a causa” di Manifestazioni Sportive: il concetto chiave

Il punto centrale della decisione riguarda la connessione tra la violenza e l’evento sportivo. La Corte ha stabilito che l’aggressione ai tifosi marocchini rientrava pienamente nel campo di applicazione della norma (art. 6, L. 401/1989). La legge, infatti, punisce chi prende parte a episodi di violenza “in occasione o a causa di manifestazioni sportive”. L’aggressione era chiaramente avvenuta “a causa” della partita di calcio Marocco-Spagna e dei successivi festeggiamenti. Non si trattava, quindi, di un DASPO “fuori contesto”, ma di una misura pienamente giustificata dal nesso causale tra l’evento sportivo e la condotta violenta.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa della normativa sul DASPO, bilanciando le esigenze di tutela dell’ordine pubblico con i diritti di difesa. I giudici hanno sottolineato che la finalità preventiva della misura giustifica procedure accelerate, purché sia garantita al destinatario la possibilità di difendersi, anche solo in forma scritta. La decisione ha inoltre ribadito la manifesta infondatezza delle questioni di costituzionalità, confermando che il contraddittorio cartolare previsto è sufficiente a garantire il diritto di difesa. La prova della commissione dei fatti è stata ritenuta ampiamente motivata, dato che il ricorrente era stato bloccato e identificato subito dopo gli atti di violenza insieme al gruppo di aggressori.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui il DASPO è uno strumento flessibile, applicabile anche a condotte violente che, pur non avvenendo all’interno degli impianti sportivi, sono direttamente e inequivocabilmente scatenate da un evento sportivo. La pronuncia chiarisce che l’urgenza è un elemento insito nella misura, che legittima la compressione di alcune garanzie procedurali. Infine, viene confermato che la valutazione della pericolosità di un soggetto può tenere conto di tutti gli elementi della sua storia personale, inclusi i fatti relativi a procedimenti penali conclusi con la messa alla prova.

È sempre necessario l’avviso di avvio del procedimento prima di emettere un DASPO?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, l’obbligo di comunicazione preventiva non si applica al provvedimento del Questore che emette un DASPO, poiché tale misura è caratterizzata da particolari esigenze di necessità e urgenza per la tutela dell’ordine pubblico.

Una condotta violenta avvenuta fuori dallo stadio può giustificare un DASPO?
Sì. La legge prevede che il DASPO possa essere applicato a chi partecipa a episodi di violenza non solo “in occasione” ma anche “a causa” di manifestazioni sportive. Pertanto, un’aggressione a tifosi che festeggiano in una piazza, sebbene lontana dallo stadio, è considerata una causa diretta dell’evento sportivo e può legittimamente fondare l’emissione del provvedimento.

Un reato estinto per esito positivo della “messa alla prova” può essere considerato per valutare la pericolosità di una persona?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il superamento della messa alla prova estingue il reato ma non elimina i fatti storici contestati. Tali fatti possono essere presi in considerazione dall’autorità per valutare la personalità e il profilo di pericolosità del soggetto ai fini dell’applicazione di una misura di prevenzione come il DASPO.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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