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DASPO e Diritto di Difesa: la Cassazione Chiarisce

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un tifoso destinatario di un DASPO con obbligo di firma. La sentenza chiarisce che, nel procedimento di convalida, è onere della difesa attivarsi concretamente per visionare gli atti, non essendo sufficiente una semplice richiesta via email. Inoltre, la valutazione della pericolosità può fondarsi anche su precedenti penali estinti e su misure di prevenzione passate, se la loro revoca non è pienamente documentata. Il ricorso è stato respinto per infondatezza di entrambi i motivi.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO e Diritto di Difesa: Quando l’Accesso agli Atti è un Onere per la Difesa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 46248 del 2024, torna a fare luce sul delicato equilibrio tra le misure di prevenzione come il DASPO e il diritto di difesa dell’interessato. Il caso riguarda un tifoso che, a seguito di gravi scontri, si è visto recapitare un divieto di accesso agli stadi per dieci anni con obbligo di firma per cinque. La sua difesa ha lamentato l’impossibilità di visionare gli atti del procedimento, ma la Suprema Corte ha respinto il ricorso, stabilendo principi chiari sull’onere che grava sulla difesa in questi procedimenti.

I Fatti di Causa: Dagli Scontri allo Stadio al Ricorso in Cassazione

I fatti risalgono al febbraio 2024, prima di una partita di calcio di Serie C. Un gruppo di tifosi della squadra ospite, giunti nei pressi dello stadio, si armava di aste e bastoni dirigendosi verso la tifoseria di casa. Ne scaturiva un fitto lancio di bottiglie e petardi. Tra i tifosi ospiti veniva identificato il ricorrente, filmato mentre impugnava un bastone e fronteggiava le forze dell’ordine e il gruppo avversario.

A seguito di questi eventi, il Questore emetteva un provvedimento impositivo del divieto di accesso alle manifestazioni sportive (DASPO) per dieci anni e, contestualmente, l’obbligo di comparire in un ufficio di polizia per cinque anni in occasione degli incontri della sua squadra. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) convalidava il provvedimento. Contro tale ordinanza, il tifoso proponeva ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Violazione del Diritto di Difesa e Motivazione Illogica

Il ricorso si fondava su due principali motivi:
1. Nullità del provvedimento per violazione del diritto di difesa: La difesa sosteneva di non aver potuto esercitare pienamente il proprio diritto, poiché, nonostante una richiesta via e-mail, non aveva ottenuto copia degli atti su cui si basava la richiesta di convalida. Questo avrebbe impedito un contraddittorio effettivo, seppur ‘cartolare’.
2. Carenza ed erroneità della motivazione: Il ricorrente contestava il giudizio di pericolosità formulato dal G.I.P., ritenendolo illogico. La difesa aveva prodotto documentazione che attestava l’estinzione di un precedente reato per guida in stato di ebbrezza e la revoca di precedenti DASPO a seguito di sentenze di assoluzione. Tuttavia, il giudice aveva ugualmente ritenuto sussistente una pericolosità sociale.

L’Analisi della Cassazione sul DASPO e l’Accesso agli Atti

La Suprema Corte ha dichiarato infondato il primo motivo. I giudici hanno ribadito che nel procedimento di convalida del DASPO, che prevede un ‘contraddittorio cartolare’, esiste un termine di 48 ore entro cui l’interessato può presentare memorie difensive. Tuttavia, l’esercizio del diritto di accesso agli atti non è automatico ma costituisce un onere per la parte interessata.

La Corte ha specificato che la difesa deve dimostrare di essersi attivata concretamente per ottenere la documentazione e di essere stata impossibilitata a farlo per cause non dipendenti dalla sua volontà. La semplice richiesta via e-mail alla segreteria del Pubblico Ministero non è stata ritenuta sufficiente. La difesa avrebbe dovuto dimostrare di aver tentato l’accesso presso la Questura, la Procura o la cancelleria del G.I.P., e di aver incontrato un ostacolo insormontabile. In assenza di tale prova, il diritto di difesa non può considerarsi violato.

La Valutazione della Pericolosità nel Contesto del DASPO

Anche il secondo motivo è stato rigettato. La Cassazione ha ritenuto la motivazione del G.I.P. congrua e immune da vizi. Per giustificare una misura di prevenzione come il DASPO, il giudizio sulla pericolosità del soggetto è ampio e può basarsi su una pluralità di elementi.

La Corte ha chiarito che, ai fini della valutazione della personalità e della pericolosità, sono senz’altro valutabili anche reati estinti (come la guida in stato di ebbrezza) e i precedenti di polizia in generale. Riguardo ai precedenti DASPO, sebbene il ricorrente avesse documentato la revoca di uno di essi, l’affermazione sulla revoca del secondo era rimasta ‘meramente assertiva’, in quanto non supportata da alcuna documentazione. Pertanto, il G.I.P. ha legittimamente fondato il suo giudizio anche su tale specifico precedente.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su due principi cardine. Primo, il diritto di difesa nel procedimento di convalida del DASPO, sebbene garantito, richiede un comportamento attivo e diligente da parte dell’interessato, il quale ha l’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per accedere agli atti. Secondo, la valutazione della pericolosità sociale, presupposto delle misure di prevenzione, è un giudizio complesso che non si limita alle sole condanne passate in giudicato, ma abbraccia l’intera personalità del soggetto, desumibile anche da precedenti di polizia, reati estinti e altre vicende giudiziarie.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento rigoroso in materia di oneri difensivi nei procedimenti di convalida delle misure di prevenzione. Per gli operatori del diritto, emerge la necessità di documentare meticolosamente ogni tentativo di accesso agli atti per non vedersi preclusa la possibilità di contestare una violazione del contraddittorio. Per i cittadini, la decisione ribadisce che la valutazione della pericolosità sociale è un concetto ampio, che permette al giudice di considerare un quadro informativo vasto per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica in occasione di manifestazioni sportive.

È sufficiente inviare una email per richiedere gli atti nel procedimento di convalida del DASPO?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che è onere dell’interessato dimostrare di essersi attivato concretamente per accedere agli atti (recandosi presso Questura, Procura o ufficio del G.I.P.) e di non esserci riuscito per cause indipendenti dalla sua volontà.

Un reato estinto o precedenti DASPO revocati possono essere usati per giustificare un nuovo DASPO?
Sì. Ai fini della valutazione della pericolosità sociale, che è il presupposto del DASPO, il giudice può considerare tutti gli elementi relativi alla personalità del soggetto, inclusi reati estinti e precedenti di polizia. Inoltre, può tenere conto di misure passate se la loro revoca non è stata adeguatamente documentata.

Cosa si intende per “contraddittorio cartolare” nel procedimento di convalida del DASPO?
Significa che il diritto di difesa si esercita principalmente in forma scritta, attraverso il deposito di memorie e documenti al Giudice per le Indagini Preliminari entro 48 ore dalla notifica del provvedimento, senza che sia prevista un’udienza orale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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