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DASPO e controllo del giudice: valutazione essenziale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un provvedimento di DASPO. Il giudice di merito aveva correttamente valutato la pericolosità del soggetto basandosi su video che lo ritraevano, con una bottiglia in mano, nel contesto di violenti scontri tra tifoserie. È stato confermato che il controllo del giudice non deve essere meramente formale, ma deve accertare la concreta pericolosità e la proporzionalità della misura.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO: Il Controllo del Giudice Va Oltre la Forma

Il DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) è uno strumento di prevenzione fondamentale per contrastare la violenza negli stadi. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 22034/2024) ribadisce un principio cruciale: il giudice chiamato a convalidare un DASPO non può limitarsi a un controllo formale, ma deve entrare nel merito della pericolosità del soggetto e della proporzionalità della misura.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un provvedimento emesso dal Questore nei confronti di un tifoso, a seguito di gravi scontri tra opposte fazioni qualificabili come vera e propria guerriglia urbana. Durante gli scontri, erano stati utilizzati bastoni e cinture, erano state danneggiate vetrine e veicoli, e alcuni operatori di polizia erano rimasti feriti. Al soggetto era stato imposto un DASPO della durata di cinque anni, con l’obbligo di presentarsi in questura durante le partite della sua squadra.

Il provvedimento si basava sulle immagini di videosorveglianza che immortalavano l’uomo scendere da uno scooter e brandire una bottiglia. La difesa del tifoso ha presentato ricorso, sostenendo che il giudice di prima istanza (GIP) avesse convalidato il provvedimento in modo acritico, senza una reale valutazione della pericolosità individuale e senza considerare che i video non provavano una sua partecipazione attiva agli scontri.

Il Ruolo del Giudice nella Convalida del DASPO

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha colto l’occasione per riaffermare i principi stabiliti dalle Sezioni Unite. Il controllo di legalità del giudice non è una semplice formalità, ma deve riguardare:

1. Necessità e Urgenza: Le ragioni che hanno spinto il Questore ad agire immediatamente.
2. Pericolosità Concreta: La pericolosità attuale ed effettiva del soggetto.
3. Attribuibilità della Condotta: La presenza di sufficienti elementi per collegare la condotta pericolosa proprio a quel soggetto.
4. Congruità della Misura: La proporzionalità della durata del provvedimento rispetto alla gravità del fatto e alla personalità del soggetto.

Il giudice deve quindi compiere un’analisi approfondita, soprattutto quando non sia ancora intervenuta una condanna penale per i fatti contestati.

La Valutazione sul DASPO nel Caso Specifico

Nel caso in esame, la Cassazione ha ritenuto che il GIP avesse svolto correttamente questo esame sostanziale. Il giudice di merito non si è limitato a prendere atto del rapporto del Questore, ma ha esaminato direttamente le immagini, descrivendo il contesto di guerriglia urbana. Ha evidenziato come il ricorrente, immortalato con una bottiglia in mano dopo essere sceso da uno scooter, avesse riprodotto il “modus operandi” degli altri facinorosi, caratterizzato da azioni rapide e repentine.

Il giudice ha inoltre giustificato l’urgenza con il fatto che i campionati di calcio erano ancora in corso, con il rischio concreto di reiterazione di simili episodi di violenza. La durata di cinque anni è stata considerata congrua e proporzionata alla gravità della condotta e alla personalità del ricorrente.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le censure della difesa non trovavano fondamento. Il GIP aveva effettuato una valutazione completa, replicando anche alle argomentazioni difensive. Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, il suo comportamento non è stato giudicato passivo, ma “preordinato alla creazione di disordini”. La stessa azione di tenere in mano una bottiglia in un contesto del genere è stata ritenuta un elemento dimostrativo della sua pericolosità. Di conseguenza, la Corte ha confermato la decisione del GIP, condannando il ricorrente anche al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa sentenza è un’importante conferma del fatto che la convalida di un DASPO richiede un vaglio giurisdizionale attento e sostanziale. Non basta la semplice presenza di un individuo sul luogo di scontri per giustificare una misura così incisiva sulla libertà personale. È necessario che il giudice accerti, attraverso elementi concreti come le videoriprese, la partecipazione attiva o un atteggiamento che dimostri una reale pericolosità sociale. La decisione sottolinea come anche un gesto apparentemente minore, se inserito in un contesto di violenza organizzata, possa essere sufficiente a fondare un giudizio di pericolosità e a giustificare una misura di prevenzione a lungo termine.

Quale tipo di controllo deve effettuare il giudice per convalidare un DASPO?
Il giudice non può limitarsi a un mero controllo formale, ma deve svolgere un’analisi sostanziale per accertare la sussistenza di tutti i presupposti di legge: le ragioni di necessità e urgenza, la pericolosità concreta e attuale del soggetto, l’attribuibilità della condotta e la congruità della durata della misura.

È sufficiente essere ripresi con una bottiglia in mano durante scontri per subire un DASPO?
Sì. Secondo la Corte, in un contesto di guerriglia urbana tra tifoserie, essere immortalato mentre si brandisce una bottiglia, riproducendo il modus operandi di altri partecipanti agli scontri, è un elemento sufficiente a dimostrare la pericolosità del soggetto e a giustificare l’applicazione della misura.

Il DASPO può essere applicato anche senza una condanna penale per i fatti contestati?
Sì. La misura del DASPO ha natura preventiva e non richiede una condanna penale definitiva. È sufficiente, come specificato dalla Corte, che il giudice verifichi la sussistenza di sufficienti elementi indiziari che colleghino la condotta pericolosa al soggetto, come avvenuto in questo caso tramite l’analisi delle immagini di videosorveglianza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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