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DASPO di gruppo: la presenza allo scontro è sufficiente

Un tifoso ricorre contro un DASPO con obbligo di firma, sostenendo di non aver partecipato agli scontri. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, introducendo il concetto di ‘DASPO di gruppo’. La sentenza stabilisce che la semplice presenza nel contesto di una rissa tra tifoserie, come parte di un gruppo organizzato, è sufficiente a giustificare la misura, poiché rafforza il proposito criminoso collettivo e contribuisce a turbare l’ordine pubblico, anche senza una partecipazione attiva alla violenza fisica.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO di gruppo: la presenza allo scontro è sufficiente

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22306 del 2025, ha affrontato un tema di grande attualità e rilevanza per la sicurezza negli stadi: il cosiddetto DASPO di gruppo. La pronuncia chiarisce che per l’applicazione della misura di prevenzione non è necessaria la partecipazione attiva a episodi di violenza, ma è sufficiente la presenza consapevole e volontaria all’interno di un gruppo di facinorosi. Questo principio rafforza gli strumenti a disposizione delle autorità per contrastare la violenza collettiva legata agli eventi sportivi.

I Fatti di Causa: Scontri tra Tifoserie e il DASPO

Il caso trae origine da un’ordinanza del G.i.p. del Tribunale di Vicenza, che convalidava un DASPO con obbligo di presentazione all’autorità di pubblica sicurezza. Il provvedimento era stato emesso dal Questore nei confronti di un tifoso a seguito di gravi episodi di violenza avvenuti in occasione di un incontro di calcio del campionato di Serie B.

Nello specifico, un gruppo di circa cinquanta ultras della squadra ospite, anziché seguire il percorso indicato dalle autorità per raggiungere in sicurezza lo stadio, aveva eluso i controlli fermandosi in una stazione ferroviaria diversa e raggiungendo la città in treno. Successivamente, il gruppo si era diretto a piedi verso lo stadio, incontrando la tifoseria locale e dando vita a una rissa. Le forze dell’ordine, intervenute prontamente, avevano identificato i partecipanti, tra cui il ricorrente. Sebbene non presentasse ferite, era vestito di nero e parzialmente travisato, in linea con gli altri membri del suo gruppo.

La Decisione del Giudice e i Motivi del Ricorso

Il tifoso presentava ricorso in Cassazione, sostenendo di trovarsi in città per altri motivi, di non essere a conoscenza delle prescrizioni del Questore, di non essere travisato e, soprattutto, di non aver partecipato attivamente agli scontri. La sua difesa si basava sull’assenza di un coinvolgimento diretto nella colluttazione.

Il G.i.p. prima, e la Corte di Cassazione poi, hanno rigettato questa linea difensiva. Per i giudici, gli argomenti del ricorrente erano tentativi di rivalutare i fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità. La decisione si è invece concentrata su un principio giuridico fondamentale.

Il Principio del DASPO di Gruppo secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, basando la sua decisione sul concetto di responsabilità derivante dall’appartenenza a un gruppo che agisce collettivamente per turbare l’ordine pubblico. Il punto focale della sentenza è che, in contesti di manifestazioni collettive, la partecipazione può assumere forme diverse dalla violenza fisica diretta.

La Prova della Partecipazione e il Ruolo del Singolo

Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla Corte, la prova della partecipazione, anche nella forma del mero rafforzamento dell’altrui proposito criminoso, presuppone l’accertamento della presenza del singolo nel contesto spazio-temporale in cui i reati sono stati realizzati. Nel caso di specie, il ricorrente era parte integrante del gruppo di ultras che aveva deliberatamente scelto un percorso alternativo per cercare lo scontro con i tifosi avversari.

La Logica dietro il DASPO di Gruppo

La decisione del G.i.p. è stata ritenuta logica e coerente. Non erano state fornite spiegazioni plausibili per il viaggio ‘alternativo’; gli altri gruppi di tifosi avevano seguito le indicazioni delle autorità, dimostrando che queste erano note; la presenza del ricorrente sul luogo degli scontri, insieme agli altri ultras, non poteva essere considerata una coincidenza. Anche senza aver sferrato un pugno, la sua condotta, come componente del gruppo, ha contribuito a causare gravi turbative dell’ordine pubblico.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sulla considerazione che la condotta del singolo non può essere isolata dal contesto collettivo in cui è inserita. La presenza all’interno di un gruppo che si muove con intenti palesemente ostili e che provoca disordini costituisce di per sé un comportamento rilevante ai fini della misura di prevenzione. Il singolo, con la sua adesione anche solo passiva, fornisce un contributo causale all’azione del gruppo, aumentandone la forza intimidatrice e la capacità di creare pericolo. La Corte ha quindi concluso che il G.i.p. ha correttamente valutato tutti gli elementi, ritenendo la condotta del tifoso sufficiente a giustificare la convalida del DASPO.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio di rigore nella lotta alla violenza negli stadi. Il messaggio è chiaro: chi sceglie di far parte di un gruppo di ultras e di essere presente durante azioni violente o preordinate a creare disordini ne condivide la responsabilità, a prescindere dal ruolo attivo svolto. Il DASPO di gruppo si conferma così uno strumento efficace, che permette di colpire non solo gli autori materiali delle violenze, ma anche coloro che, con la loro presenza, contribuiscono a creare il clima di illegalità e pericolo che caratterizza tali episodi.

È necessario partecipare attivamente a una rissa tra tifosi per ricevere un DASPO?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente essere presenti sul luogo degli scontri come parte di un gruppo di ultras, anche senza un coinvolgimento diretto nella colluttazione. Tale presenza è considerata un contributo al turbamento dell’ordine pubblico e un rafforzamento del proposito criminoso del gruppo.

Cosa si intende per ‘DASPO di gruppo’ e quando si applica?
Il ‘DASPO di gruppo’ si applica in contesti di manifestazioni collettive violente. La prova della partecipazione a un reato non richiede l’identificazione di una condotta materiale specifica del singolo, ma si basa sull’accertamento della sua presenza consapevole nel contesto spazio-temporale in cui il gruppo ha agito, turbando l’ordine pubblico.

L’obbligo di firma può essere imposto anche per le partite giocate ‘in trasferta’?
Sì. La sentenza richiama una giurisprudenza consolidata secondo cui l’obbligo di presentazione all’autorità di pubblica sicurezza può essere legittimamente imposto anche in occasione delle competizioni che la squadra del soggetto colpito dal DASPO gioca ‘in trasferta’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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