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DASPO di gruppo: la Cassazione sulla responsabilità

La Corte di Cassazione ha confermato un’ordinanza che applicava un DASPO di gruppo a un tifoso. Il caso riguardava il ritrovamento di armi e oggetti pericolosi su un pullman di tifosi. La Corte ha stabilito che la mera consapevole disponibilità di tali oggetti, anche senza detenzione materiale, è sufficiente a integrare la partecipazione individuale a una condotta di gruppo pericolosa, giustificando la misura di prevenzione. Inoltre, ha chiarito che l’archiviazione di un procedimento penale per fatti precedenti non annulla automaticamente un DASPO già emesso.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO di gruppo: la Cassazione chiarisce i confini della responsabilità individuale

Il concetto di DASPO di gruppo è uno strumento giuridico cruciale per la gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni sportive. Tuttavia, la sua applicazione solleva importanti questioni sui limiti tra responsabilità collettiva e partecipazione individuale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali su questo tema, stabilendo che la consapevole disponibilità di armi a bordo di un pullman di tifosi è sufficiente per configurare la responsabilità del singolo, anche in assenza di una detenzione materiale.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un controllo effettuato su due pullman che trasportavano un gruppo di tifosi diretti a una partita di calcio. A bordo dei veicoli, le forze dell’ordine hanno rinvenuto un arsenale di oggetti atti a offendere: 21 aste, diverse armi da punta e da taglio, materiale pirotecnico e altri strumenti contundenti. Questi oggetti erano stati lasciati sui sedili o in borsoni aperti, in modo visibile a tutti i passeggeri.

In seguito a questo ritrovamento, il Questore ha emesso un provvedimento di DASPO nei confronti di uno dei tifosi, con l’obbligo di presentarsi in Questura prima e dopo ogni incontro sportivo per una durata di cinque anni. Il provvedimento è stato poi convalidato dal GIP del Tribunale, contro la cui ordinanza il tifoso ha proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente ha basato la sua difesa su due argomenti principali:

1. Violazione di legge per non attribuibilità della condotta: Sosteneva che la responsabilità gli fosse stata attribuita sulla base di una mera presunzione, ovvero la semplice presenza sul pullman. A suo avviso, mancava una valutazione individualizzata della sua pericolosità, applicando un criterio di responsabilità collettiva in contrasto con i principi del diritto.
2. Erronea valutazione della pericolosità e della recidiva: Contestava la valutazione sulla durata della misura (cinque anni), basata su un precedente DASPO. Secondo il ricorrente, quel precedente provvedimento era stato emesso per fatti che erano stati successivamente archiviati dall’autorità giudiziaria, e quindi non avrebbe dovuto essere considerato.

Il DASPO di gruppo e la responsabilità del singolo

La Corte di Cassazione ha rigettato il primo motivo di ricorso, fornendo una interpretazione chiara della normativa sul DASPO di gruppo. I giudici hanno sottolineato che la legge non punisce la mera presenza in un gruppo, ma la “partecipazione individuale all’azione di gruppo”. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la partecipazione del singolo fosse ampiamente dimostrata.

Gli elementi decisivi sono stati:
* Consapevolezza: La grande quantità e la visibilità degli oggetti pericolosi, sparsi tra i sedili per tutta la durata del viaggio, rendevano impossibile per qualsiasi passeggero non essere a conoscenza della loro presenza.
* Disponibilità: Non è necessaria la detenzione materiale (cioè avere l’arma in tasca). È sufficiente la “mera disponibilità”, intesa come la possibilità per ciascun membro del gruppo di attingere a quell’arsenale comune in vista di uno scontro programmato con la tifoseria avversaria.
* Finalità: La condotta del gruppo era evidentemente finalizzata a partecipare a episodi di violenza, ponendo in pericolo la sicurezza pubblica.

Pertanto, la Corte ha concluso che trovarsi su un pullman noleggiato appositamente per una trasferta, con un arsenale visibile e a disposizione di tutti, configura una partecipazione attiva e consapevole a un’azione di gruppo pericolosa, legittimando l’applicazione del DASPO individuale.

L’autonomia del DASPO rispetto al processo penale

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il DASPO è una misura di prevenzione amministrativa, non una sanzione penale. Questo significa che il suo percorso è autonomo da quello di un eventuale procedimento penale per gli stessi fatti.

L’archiviazione o l’assoluzione in sede penale non determinano automaticamente la decadenza del DASPO. La misura di prevenzione si basa su un giudizio di “pericolosità sociale”, che può sussistere anche se la condotta non integra tutti gli elementi di un reato. Nel caso del precedente DASPO, anche se il reato di minaccia non era stato configurato, la condotta del tifoso manifestava comunque elementi di pericolosità per l’ordine pubblico, giustificando il mantenimento della misura di prevenzione e la sua valutazione ai fini della durata del nuovo provvedimento.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sul principio che la partecipazione a “condotte di gruppo” violente, prevista dalla L. 401/1989, non richiede una prova della detenzione materiale degli oggetti atti a offendere da parte di ogni singolo individuo. Ciò che rileva è l’adesione individuale a un’azione collettiva, che può manifestarsi anche attraverso la consapevolezza e l’accettazione della disponibilità di un arsenale comune, preparato in vista di scontri. I giudici hanno specificato che la presenza di numerose armi, distribuite in modo visibile all’interno di autobus noleggiati da un gruppo ultras, costituisce un elemento concreto da cui inferire il collegamento tra i singoli passeggeri e le armi stesse. Questa situazione crea una “consapevole disponibilità” condivisa, sufficiente a dimostrare la partecipazione del singolo alla condotta pericolosa del gruppo. Inoltre, la Corte ha ribadito la netta distinzione tra il giudizio penale, volto ad accertare la commissione di un reato, e la valutazione per le misure di prevenzione, incentrata sulla pericolosità sociale del soggetto. Un’archiviazione penale non esclude di per sé la pericolosità, poiché la condotta, pur non essendo reato, può comunque rivelare un’attitudine a turbare l’ordine pubblico.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Stabilisce che, nel contesto delle tifoserie organizzate, la responsabilità per la preparazione di atti violenti può essere attribuita individualmente anche sulla base di elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti, come la presenza consapevole in un ambiente carico di strumenti di offesa. Per i tifosi, ciò significa che la semplice partecipazione a una trasferta in cui siano presenti armi può comportare conseguenze personali severe, come un DASPO pluriennale. Per le autorità, la decisione rafforza gli strumenti a disposizione per prevenire la violenza negli stadi, legittimando un’interpretazione della legge che valorizza la condotta complessiva del gruppo per valutare la pericolosità dei suoi singoli componenti.

Essere su un pullman con altri tifosi dove vengono trovate armi è sufficiente per ricevere un DASPO?
Sì. Secondo la Corte, se le armi e gli oggetti pericolosi sono in numero elevato, visibili e sparsi nel veicolo, si presume che tutti i passeggeri ne siano consapevoli e ne abbiano la disponibilità. Questa situazione è considerata una partecipazione individuale a una condotta di gruppo finalizzata alla violenza, sufficiente a giustificare l’emissione del DASPO.

Cosa si intende per “disponibilità” di oggetti atti a offendere ai fini del DASPO di gruppo?
Per “disponibilità” non si intende la detenzione materiale e personale dell’oggetto (averlo in mano o in tasca), ma la semplice possibilità di poterne fare uso. La presenza di un arsenale comune a bordo di un pullman, a cui tutti i membri del gruppo possono attingere, integra il requisito della disponibilità per ciascun passeggero.

L’archiviazione di un procedimento penale fa decadere un DASPO emesso per gli stessi fatti?
No, non automaticamente. Il DASPO è una misura di prevenzione basata su un giudizio di pericolosità sociale, mentre il processo penale accerta la commissione di un reato. Un soggetto può essere ritenuto socialmente pericoloso e quindi soggetto a DASPO anche se la sua condotta non costituisce un reato. La valutazione è autonoma e l’archiviazione penale non cancella la pericolosità manifestata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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