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DASPO: Convalida e durata per tifoso recidivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un tifoso contro la convalida di un DASPO della durata di cinque anni. La Corte ha ribadito che il giudice della convalida deve effettuare un controllo completo sui presupposti della misura, inclusa la pericolosità del soggetto e la congruità della durata. In questo caso, la pericolosità era provata da video e la durata di cinque anni è stata ritenuta corretta poiché il soggetto era recidivo, come previsto dalla normativa vigente.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO: La Cassazione sulla convalida e la durata per i recidivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29664 del 2025, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità: il DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive). Questa decisione offre importanti chiarimenti sui poteri del giudice in sede di convalida del provvedimento emesso dal Questore, con un focus specifico sulla valutazione della pericolosità del soggetto e sulla determinazione della durata della misura, specialmente in caso di recidiva. L’analisi della Corte sottolinea la necessità di un controllo giurisdizionale effettivo e non meramente formale.

I Fatti del Caso

Un tifoso è stato destinatario di un provvedimento del Questore che gli imponeva, per cinque anni, il divieto di accedere a tutti i luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive e l’obbligo di presentarsi in caserma durante le partite della sua squadra locale. La misura era scaturita dalla sua partecipazione attiva a disordini avvenuti prima di una partita di calcio, durante i quali tifoserie avverse si erano scambiate ingiurie e minacce, ritardando l’inizio dell’incontro.

Il Ricorso e i Motivi di Impugnazione

Il tifoso ha impugnato l’ordinanza del GIP che aveva convalidato il DASPO. Secondo la difesa, il giudice si sarebbe limitato a recepire passivamente la decisione del Questore, senza un’autonoma valutazione dei fatti e della necessità della misura. In particolare, il ricorrente sosteneva che i disordini non si erano concretizzati in veri e propri scontri e che il giudice non aveva fornito alcuna motivazione sulla congruità di una durata così estesa, pari a cinque anni.

I Criteri per la Convalida del DASPO

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia. Il controllo del giudice sulla legittimità del DASPO non è una mera formalità. Deve, al contrario, investire tutti i presupposti che giustificano l’adozione dell’atto da parte dell’autorità amministrativa.

Nello specifico, il giudice deve verificare:
1. Le ragioni di necessità e urgenza che hanno spinto il Questore ad agire.
2. La pericolosità concreta e attuale del soggetto.
3. L’attribuibilità delle condotte al destinatario della misura.
4. La congruità della durata del provvedimento, che può essere anche ridotta se ritenuta eccessiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, giudicando l’operato del giudice di merito corretto e conforme ai principi giurisprudenziali. Il giudice della convalida aveva adeguatamente motivato la sua decisione, basandosi sulle immagini della videosorveglianza e sul riconoscimento effettuato dagli agenti, da cui emergeva la partecipazione attiva del ricorrente ai disordini. La pericolosità del soggetto era stata quindi correttamente valutata.

Per quanto riguarda la durata del DASPO, la Cassazione ha chiarito un punto fondamentale. La legge (art. 6, L. 401/1989, come modificato nel 2014) prevede una durata minima di cinque anni per i soggetti recidivi. Essendo stato accertato che il ricorrente rientrava in tale categoria, e considerata la gravità dei fatti ascritti, la durata di cinque anni è stata ritenuta non solo legittima, ma pienamente giustificata. Il giudice non era quindi tenuto a fornire un’ulteriore, specifica motivazione su un aspetto già predeterminato dalla legge in presenza di recidiva.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento rigoroso in materia di DASPO. Essa conferma che, sebbene il giudice debba svolgere un controllo penetrante sulla legittimità del provvedimento del Questore, la sua discrezionalità sulla durata della misura è limitata in presenza di presupposti specifici, come la recidiva del soggetto. Per i tifosi che hanno già ricevuto provvedimenti analoghi, le conseguenze di nuove condotte violente sono chiare: una misura restrittiva di lunga durata, la cui congruità è presunta dalla legge stessa. Questa decisione rappresenta un monito sulla serietà con cui l’ordinamento giuridico tratta il fenomeno della violenza negli stadi, bilanciando le esigenze di ordine pubblico con la necessità di un controllo giurisdizionale effettivo.

Quali sono i presupposti che il giudice deve verificare per convalidare un DASPO?
Il giudice deve verificare le ragioni di necessità ed urgenza, la pericolosità concreta ed attuale del soggetto, l’attribuibilità delle condotte addebitate e la loro riconducibilità alle ipotesi di legge, nonché la congruità della durata della misura.

La durata di un DASPO è sempre discrezionale?
No, non sempre. Sebbene il giudice debba valutare la congruità della durata, la legge stabilisce dei parametri. In particolare, per un soggetto recidivo, la normativa prevede una durata minima di cinque anni, limitando la discrezionalità del giudice su questo specifico punto.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione contro la convalida di un DASPO viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità rende definitivo il provvedimento impugnato. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende a causa della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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