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DASPO con obbligo di firma: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un DASPO con obbligo di firma per un tifoso ritenuto socialmente pericoloso. La decisione si basa sulla gravità dei fatti, la condotta del soggetto e un precedente specifico. La Corte chiarisce che la motivazione del Giudice può anche desumersi implicitamente dalla pericolosità dell’individuo, senza necessità di formule esplicite.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO con obbligo di firma: la Cassazione fa il punto sulla motivazione

Il DASPO con obbligo di firma rappresenta una delle misure più incisive per contrastare la violenza negli stadi. Ma quali sono i presupposti per la sua legittima applicazione e convalida? Con la sentenza n. 20854/2024, la Corte di Cassazione torna sul tema, delineando i contorni del controllo giudiziario sulla pericolosità del soggetto e sulla necessità della misura. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Un tifoso si è visto notificare un provvedimento del Questore che, oltre a vietargli l’accesso a tutte le competizioni sportive per cinque anni (il cosiddetto DASPO), gli imponeva l’obbligo di presentarsi in commissariato in occasione delle partite della sua squadra del cuore. La misura scaturiva dalla sua partecipazione a un gruppo di tifosi che, travisati e armati di aste, cinture e bottiglie, si dirigevano verso la tifoseria avversaria, venendo fermati solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine. A rendere la sua posizione più grave, un precedente provvedimento analogo, della durata di tre anni, emesso nel 2019.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale competente convalidava il provvedimento. Contro questa decisione, il difensore del tifoso proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una carenza di motivazione sia sull’attribuibilità dei fatti al suo assistito, sia sulla reale necessità e urgenza dell’obbligo di firma.

La Struttura del DASPO e il Ruolo del Giudice

Prima di entrare nel merito della decisione, è utile ricordare come funziona il provvedimento in esame. L’articolo 6 della Legge 401/1989 prevede due livelli:
1. Il DASPO vero e proprio: un divieto di accesso ai luoghi degli eventi sportivi, emesso dal Questore. Si tratta di una misura di prevenzione di competenza dell’autorità di pubblica sicurezza.
2. L’obbligo di comparizione (o di firma): una prescrizione accessoria che impone al soggetto di presentarsi alla polizia. Questa misura, incidendo sulla libertà personale, richiede obbligatoriamente la convalida del GIP.

Il ricorso si concentrava proprio sulla legittimità di questa convalida, sostenendo che il GIP si fosse limitato a un recepimento acritico delle valutazioni del Questore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul DASPO con obbligo di firma

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato e cogliendo l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali. Innanzitutto, il controllo del GIP non deve essere meramente formale, ma deve investire tutti i presupposti di legittimità della misura.

Nel caso specifico, secondo la Suprema Corte, il GIP ha correttamente adempiuto al suo dovere. La motivazione della convalida, sebbene facesse riferimento agli atti del Questore, era solida e coerente. Il giudice ha ritenuto la misura indispensabile basandosi su due elementi chiave:
* La condotta tenuta: il ricorrente faceva parte di un gruppo travisato, armato e diretto allo scontro con la tifoseria avversaria.
* La personalità del soggetto: la pericolosità del tifoso era considerata concreta e attuale, anche alla luce di un precedente specifico, ovvero un DASPO analogo già subito in passato.

Un punto cruciale della sentenza riguarda il requisito della “necessità” dell’obbligo di firma. La Cassazione ha chiarito che tale necessità non richiede “formule esplicite” nella motivazione. Può essere desunta logicamente dalla gravità dei fatti e dalla pericolosità del soggetto. Quando questi elementi sono palesi, diventa evidente anche l’esigenza di garantire, attraverso l’obbligo di presentazione alla polizia, l’effettiva osservanza del divieto di accesso allo stadio.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

La pronuncia della Cassazione rafforza un orientamento consolidato: la convalida di un DASPO con obbligo di firma è un atto che richiede un vaglio giurisdizionale serio e non apparente. Tuttavia, la motivazione del GIP può legittimamente basarsi sugli atti del Questore e non necessita di formule sacramentali per dimostrare la necessità della misura. Se la pericolosità del soggetto emerge in modo chiaro e inequivocabile dai fatti, dalla sua condotta e dalla sua storia personale, il provvedimento restrittivo della libertà personale è pienamente giustificato come strumento indispensabile per assicurare il rispetto del divieto principale e prevenire ulteriori disordini.

Per convalidare un DASPO con obbligo di firma, il Giudice deve fornire una motivazione completamente autonoma e slegata da quella del Questore?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il giudice può rinviare integralmente al provvedimento del Questore, a condizione che abbia esaminato gli atti e ritenuto le argomentazioni congrue e logiche. Il suo controllo deve essere effettivo, ma non richiede la stesura di una motivazione ex novo se quella esistente è valida.

La necessità dell’obbligo di firma deve essere dimostrata con formule specifiche nell’ordinanza del Giudice?
No, non sono richieste formule esplicite. Secondo la sentenza, la necessità può desumersi implicitamente dalla gravità dei fatti e dalla pericolosità del soggetto. Se questi elementi sono palesi, l’esigenza di garantire l’osservanza del divieto tramite l’obbligo di firma è considerata evidente.

Un precedente DASPO può essere considerato per valutare la pericolosità attuale di una persona?
Sì. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto rilevante il fatto che il ricorrente fosse già stato destinatario di un provvedimento analogo in passato. Questo elemento, unito alla nuova condotta, contribuisce a delineare una personalità pericolosa e a giustificare la nuova, più severa, misura di prevenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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