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DASPO amichevoli: obbligo di firma valido?

Un tifoso ricorre contro un DASPO che impone l’obbligo di firma anche per le partite amichevoli. La Cassazione rigetta il ricorso, affermando la legittimità della misura quando le partite, anche se amichevoli, sono adeguatamente programmate e pubblicizzate. Viene chiarito che il provvedimento DASPO amichevoli è valido e non viola la legge.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO amichevoli: Quando si Applica l’Obbligo di Firma? La Cassazione Fa Chiarezza

L’applicazione delle misure di prevenzione, come il DASPO, solleva spesso questioni interpretative complesse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9329/2024) affronta un tema specifico e di grande interesse pratico: l’estensione dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (la cosiddetta “firma”) anche in occasione di partite amichevoli. La Corte ha stabilito che la validità del DASPO amichevoli dipende dalla conoscibilità dell’evento, offrendo un’importante chiave di lettura per destinatari del provvedimento e operatori del diritto.

Il Caso: un DASPO di 5 Anni e il Ricorso del Tifoso

La vicenda ha origine da un provvedimento del Questore, convalidato dal Giudice per le indagini preliminari, che imponeva a un tifoso un DASPO della durata di cinque anni. La misura prevedeva non solo il divieto di accesso ai luoghi delle manifestazioni sportive, ma anche l’obbligo di presentarsi presso gli uffici di Polizia in concomitanza con lo svolgimento delle partite. Il destinatario del provvedimento ha deciso di impugnare la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sollevando tre principali motivi di ricorso.

I Motivi del Ricorso: Memoria Ignorata e Dubbi sul DASPO Amichevoli

La difesa del ricorrente si è articolata su tre punti critici:

1. Omessa motivazione: Il giudice della convalida non avrebbe tenuto in considerazione una memoria difensiva presentata dal tifoso, nella quale si contestava l’assenza di prove idonee sulla sua responsabilità negli scontri e la natura standardizzata dei provvedimenti emessi.
2. Violazione di legge sull’obbligo di firma: Si contestava l’indeterminatezza del provvedimento, in particolare riguardo all’obbligo di presentazione per le partite amichevoli. Queste, secondo la difesa, spesso non sono pubblicizzate o si svolgono a porte chiuse, rendendo impossibile per il destinatario conoscere la programmazione e adempiere all’obbligo.
3. Difetto di motivazione sulla condotta: Il ricorrente sosteneva che il giudice avesse accertato unicamente la sua presenza sul luogo degli scontri, senza però individuare una specifica condotta violenta a lui attribuibile, elemento necessario per giustificare una misura così afflittiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La sentenza ha fornito chiarimenti decisivi su tutti i punti sollevati dalla difesa, consolidando l’orientamento giurisprudenziale in materia.

Le Motivazioni: Perché il DASPO Amichevoli è Legittimo

L’analisi della Corte si è soffermata su ciascun motivo di ricorso, offrendo una motivazione dettagliata e precisa per il rigetto.

Sulla Memoria Difensiva: la Motivazione Implicita è Sufficiente

In primo luogo, la Corte ha ritenuto il motivo sull’omessa valutazione della memoria difensiva troppo generico. Ha ribadito un principio consolidato: l’obbligo del giudice di motivare in merito alle deduzioni difensive si intende assolto anche quando, dal tenore complessivo del provvedimento, sia desumibile un esame del loro contenuto e una loro implicita esclusione. Nel caso di specie, il giudice della convalida aveva analizzato compiutamente l’attribuibilità delle condotte al ricorrente e le prove a sostegno, rigettando di fatto, anche se non espressamente, le tesi difensive.

L’Obbligo di Firma per le Partite Amichevoli: Nessuna Indeterminatezza

Il punto centrale della sentenza riguarda la legittimità dell’obbligo di firma per le partite amichevoli. La Cassazione ha escluso che tale previsione renda il provvedimento indeterminato. L’obbligo, infatti, è applicabile a tutte le gare, anche amichevoli, che siano individuabili con certezza dal destinatario. Questo avviene quando la loro programmazione e pubblicizzazione sono veicolate attraverso i normali mezzi di comunicazione. Di conseguenza, restano esclusi solo gli incontri minori, decisi estemporaneamente e senza una preventiva programmazione, ma non le amichevoli di cui si ha notizia tramite i canali informativi usuali.

La Prova della Condotta: l’Individuazione della P.G. è Determinante

Infine, la Corte ha respinto la doglianza relativa al difetto di motivazione sulla condotta violenta. L’ordinanza impugnata evidenziava che la Polizia Giudiziaria non si era limitata a constatare la presenza del ricorrente sul luogo degli scontri, ma lo aveva anche denunciato per rissa e individuato quale “corrissante”, ovvero partecipante attivo agli scontri tra le tifoserie opposte. Per i giudici, questo elemento, unito alla gravità dei fatti e alla recidività del soggetto (già destinatario di un precedente DASPO), era più che sufficiente a giustificare sia la misura di prevenzione sia la sua durata di cinque anni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza n. 9329/2024 rafforza l’efficacia dello strumento del DASPO, chiarendo la sua portata applicativa. Le conclusioni principali che si possono trarre sono due:

1. L’obbligo di firma è esteso: L’obbligo di presentarsi alle forze dell’ordine si applica non solo alle partite di campionato o coppa, ma anche a quelle amichevoli, purché queste ricevano una adeguata e tempestiva comunicazione pubblica.
2. La motivazione implicita è valida: Un provvedimento non è necessariamente nullo se non risponde punto per punto a una memoria difensiva, a patto che la sua motivazione complessiva dimostri di averne considerato e implicitamente rigettato le argomentazioni.

Questa pronuncia conferma un approccio rigoroso nella prevenzione della violenza sportiva, bilanciando le esigenze di sicurezza pubblica con il diritto di difesa, che deve essere esercitato attraverso contestazioni specifiche e non generiche.

L’obbligo di presentarsi alla polizia (firma) previsto dal DASPO si applica anche alle partite amichevoli?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo si applica anche alle gare amichevoli, a condizione che queste siano individuabili con certezza dal destinatario del provvedimento. Ciò avviene quando la loro programmazione e pubblicizzazione sono comunicate attraverso i normali mezzi di informazione.

Se il giudice non menziona esplicitamente una memoria difensiva nella sua decisione, il provvedimento è nullo per omessa motivazione?
No, non necessariamente. Secondo la sentenza, l’obbligo di motivare si considera assolto anche se il giudice, pur non citando testualmente la memoria, ne ha esaminato il contenuto e la sua decisione ne esclude implicitamente la fondatezza, come desumibile dal tenore complessivo del provvedimento.

È sufficiente la semplice presenza sul luogo di scontri tra tifosi per giustificare un DASPO?
La sentenza chiarisce che non si trattava di semplice presenza. Nel caso specifico, il ricorrente era stato non solo individuato sul luogo degli scontri, ma anche denunciato per rissa e identificato dalla Polizia Giudiziaria come partecipante attivo agli scontri (“corrissante”). Questa individuazione è stata ritenuta sufficiente a motivare il provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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