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Danno tenue: quando si applica l’attenuante nel furto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il furto di un cellulare da 800 euro. La Corte ha stabilito che l’attenuante del danno tenue non è applicabile, poiché il valore del bene non era irrisorio. È stata inoltre confermata l’aggravante della recidiva, basata sui numerosi precedenti penali dell’imputato per reati contro il patrimonio.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno Tenue nel Furto: la Cassazione chiarisce i limiti

L’applicazione dell’attenuante per danno tenue è una questione centrale in molti processi per reati contro il patrimonio, come il furto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante occasione per ribadire i criteri di valutazione di tale circostanza, sottolineando come il valore oggettivo del bene sottratto sia un elemento determinante. Analizziamo insieme la decisione per capire quando il danno può essere considerato di lieve entità.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il furto di un telefono cellulare, commesso con l’aggravante della recidiva qualificata. La Corte di Appello di Firenze aveva confermato la sentenza di condanna, spingendo l’imputato a presentare ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso

L’imputato ha basato il suo ricorso su due principali motivi:

1. Errata applicazione della legge penale: Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero dovuto riconoscere l’attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), sostenendo che il pregiudizio economico non fosse così grave.
2. Insussistenza della recidiva qualificata: La difesa contestava l’applicazione dell’aggravante della recidiva (art. 99, comma 4, c.p.), ritenendola non adeguatamente motivata.

L’Applicazione dell’Attenuante per Danno Tenue

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato dalla Suprema Corte come manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno ricordato un principio consolidato, definito ius receptum: la concessione dell’attenuante del danno tenue richiede che il pregiudizio economico sia “lievissimo”, ovvero di valore pressoché irrisorio.

La valutazione non deve considerare solo il valore intrinseco della cosa rubata, ma anche gli eventuali ulteriori danni subiti dalla vittima. È invece irrilevante la capacità economica della persona offesa di sopportare la perdita. Nel caso specifico, il telefono cellulare aveva un valore di mercato di 800 euro, una cifra che, secondo la Corte, esclude di per sé la possibilità di riconoscere l’attenuante, a prescindere dal danno commerciale subito dal negozio che lo aveva messo in vendita.

La Valutazione sulla Recidiva

Anche il secondo motivo è stato rigettato come generico e infondato. La Corte di Cassazione ha evidenziato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e congrua per l’applicazione della recidiva qualificata. I giudici di merito avevano correttamente valorizzato i numerosi precedenti penali dell’imputato per reati contro il patrimonio come un chiaro indicatore della sua “spiccata capacità a delinquere”. Questa valutazione è in linea con gli insegnamenti delle Sezioni Unite della Cassazione, che richiedono al giudice di verificare in concreto se i precedenti reati siano sintomo di una maggiore pericolosità sociale del reo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile. Le motivazioni si fondano sulla genericità e manifesta infondatezza dei motivi proposti. Per quanto riguarda il danno tenue, il valore non irrisorio del bene sottratto (€ 800) è stato considerato un ostacolo insuperabile all’applicazione dell’attenuante. Per la recidiva, la Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse correttamente valutato la storia criminale dell’imputato come prova di una consolidata inclinazione a commettere reati, giustificando così l’aumento di pena.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce due principi fondamentali. Primo, l’attenuante del danno tenue è riservata a situazioni in cui il pregiudizio economico è veramente minimo e quasi trascurabile, basandosi su una valutazione oggettiva del valore. Secondo, la recidiva non è un automatismo, ma deve essere il risultato di una valutazione concreta da parte del giudice sulla pericolosità sociale del reo, desumibile dai suoi precedenti penali. La decisione, quindi, conferma un approccio rigoroso nella valutazione delle circostanze del reato, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando si può applicare l’attenuante del danno tenue in un furto?
Si applica solo quando il pregiudizio economico causato alla vittima è lievissimo, ossia di valore quasi irrisorio. La valutazione deve tenere conto non solo del valore del bene rubato ma anche di eventuali altri danni conseguenti, mentre è irrilevante la capacità economica della vittima di sopportare la perdita.

Il furto di un cellulare del valore di 800 euro può rientrare nell’ipotesi di danno tenue?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un valore di 800 euro è di per sé sufficiente a escludere il riconoscimento dell’attenuante del danno tenue, in quanto non può essere considerato un importo irrisorio.

Come viene giustificata l’applicazione dell’aggravante della recidiva qualificata?
L’applicazione della recidiva qualificata è giustificata quando i numerosi precedenti penali dell’imputato, specialmente per reati della stessa natura, dimostrano una sua spiccata capacità a delinquere e una persistente tendenza a violare la legge, come indicato nella sentenza di merito e confermato dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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