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Danno speciale tenuità: no nel tentato furto di valore

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto. La Corte ha chiarito che l’attenuante del danno di speciale tenuità non può essere concessa basandosi sul mancato danno effettivo, ma va valutata con una prognosi ‘ex ante’ sul valore che la merce avrebbe avuto se il furto fosse stato completato. Poiché tale valore non era irrisorio, l’attenuante è stata correttamente negata, confermando la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di Speciale Tenuità nel Tentato Furto: L’Analisi della Cassazione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un tema cruciale del diritto penale: l’applicabilità della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità al reato di tentato furto. La decisione sottolinea come la valutazione del danno non possa basarsi sul risultato effettivo (nullo, nel caso di un tentativo), ma debba fondarsi su una stima del pregiudizio che si sarebbe verificato se il crimine fosse stato portato a compimento.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna per tentato furto aggravato, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Milano. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha presentato ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente lamentava principalmente due aspetti della sentenza impugnata:

1. Il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità: Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero errato nel non concedere la riduzione di pena prevista dall’art. 62, n. 4 del codice penale, dato che il tentativo non aveva prodotto alcun danno economico effettivo alla parte offesa.
2. L’eccessiva entità della pena: Il secondo motivo criticava la quantificazione della sanzione, ritenuta sproporzionata rispetto alla gravità del fatto.

La Valutazione del Danno di Speciale Tenuità secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il primo motivo manifestamente infondato, ribadendo un principio consolidato nella sua giurisprudenza. Per il danno di speciale tenuità nel tentato furto, la valutazione non può avvenire ‘ex post’, cioè guardando al danno concretamente prodotto (che è zero), ma deve essere effettuata attraverso una “prognosi postuma ex ante”.

In pratica, il giudice deve proiettarsi al momento dell’azione criminosa e stimare il valore della cosa che l’imputato intendeva sottrarre. L’attenuante è applicabile solo se questo valore potenziale è “pressoché irrisorio”. La Corte ha inoltre precisato che, ai fini di questa valutazione, sono irrilevanti sia la capacità economica della persona offesa di sopportare il danno, sia il fatto che la merce non sia stata danneggiata durante il tentativo.

La Discrezionalità nella Commisurazione della Pena

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha ricordato che la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale deve esercitarla seguendo i criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale. Il giudizio di legittimità della Cassazione non può trasformarsi in una nuova valutazione della congruità della pena. Un intervento è possibile solo se la decisione del giudice di merito appare frutto di mero arbitrio, illogica o non supportata da una motivazione sufficiente, circostanze non riscontrate nel caso di specie.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile. Le argomentazioni della difesa sul danno di speciale tenuità si scontravano con i principi consolidati che impongono una valutazione del danno potenziale e non di quello effettivo. La Corte d’Appello aveva correttamente applicato tali principi, ritenendo che il valore della merce oggetto del tentato furto non fosse irrisorio. Allo stesso modo, le censure sulla quantificazione della pena sono state giudicate un tentativo di ottenere una nuova e non consentita valutazione di merito.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un punto fondamentale: ottenere il riconoscimento dell’attenuante per danno di speciale tenuità in un caso di tentato furto è particolarmente difficile. La valutazione si concentra sul valore del “bottino” mancato, rendendo inefficaci le argomentazioni basate sull’assenza di un danno concreto. La decisione ribadisce inoltre i limiti del sindacato della Corte di Cassazione, che non può sostituirsi al giudice di merito nella valutazione della congruità della pena, se questa è sorretta da una motivazione logica e coerente con i criteri di legge.

Come si valuta il danno per concedere l’attenuante della speciale tenuità in un tentato furto?
La valutazione non si basa sul danno effettivo (che nel tentativo è nullo), ma deve essere fatta attraverso una prognosi postuma “ex ante”. Il giudice deve stimare il valore della cosa che sarebbe stata sottratta se il reato si fosse consumato, e l’attenuante è concessa solo se tale valore risulta pressoché irrisorio.

La capacità economica della vittima è rilevante per la concessione dell’attenuante del danno di speciale tenuità?
No. La sentenza chiarisce che la capacità del soggetto passivo di sopportare il danno economico derivante dal reato è irrilevante ai fini della concessione di questa attenuante.

La Corte di Cassazione può modificare una pena ritenuta troppo alta dall’imputato?
No, di norma non può. La graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la determinazione della pena è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, e non per una semplice rivalutazione della sua congruità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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