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Danno speciale tenuità: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile un ricorso per furto. Il caso riguardava il diniego della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità, basato unicamente sul valore economico (80 euro) di un paio di scarpe rubate. La Cassazione ha stabilito che la valutazione di tale attenuante richiede un’analisi complessa e concreta dell’offensività del fatto, che vada oltre il mero valore patrimoniale del bene sottratto, considerando l’intero pregiudizio arrecato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di Speciale Tenuità: Non Basta Guardare il Prezzo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nella valutazione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità. I giudici non possono limitarsi a considerare il solo valore economico dell’oggetto rubato, ma devono condurre un’analisi più ampia e concreta dell’offensività del reato. Questa decisione annulla una sentenza della Corte d’Appello, rea di aver applicato in modo scorretto le norme processuali e sostanziali.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il furto aggravato di un paio di scarpe all’interno di un negozio. Il Tribunale di primo grado aveva inflitto una pena ritenuta di giustizia. La difesa dell’imputato aveva proposto appello, chiedendo una riduzione della pena basata principalmente sul riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità, data la pronta restituzione del bene e il suo modesto valore, quantificato in 80 euro.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva dichiarato l’appello inammissibile per genericità, ritenendo che la richiesta non fosse supportata da elementi specifici. Inoltre, aveva confermato la valutazione del primo giudice, secondo cui il valore di 80 euro non era da considerarsi così esiguo da giustificare l’attenuante.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, investita della questione, ha accolto parzialmente il ricorso, annullando la sentenza d’appello limitatamente al punto sull’attenuante e rinviando il caso per un nuovo esame. La Cassazione ha censurato la Corte territoriale per aver dichiarato inammissibile l’appello su questo punto, giudicando la sua applicazione delle norme processuali non corretta. Secondo gli Ermellini, il tema dell’attenuante del danno di speciale tenuità meritava una valutazione di merito più approfondita.

Le Motivazioni: La Valutazione del Danno di Speciale Tenuità

Il cuore della sentenza risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione spiega come debba essere valutato il danno di speciale tenuità. I giudici supremi chiariscono che non è sufficiente basarsi su una giurisprudenza superata che si limita a considerare il valore economico ‘non irrisorio’ della cosa sottratta.

Alla luce delle più recenti riflessioni, anche introdotte dalle Sezioni Unite e dalla norma sulla ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.), la valutazione deve essere complessa, multifattoriale e incentrata sulla concreta offensività del fatto. Il giudice deve esaminare tutti gli elementi della fattispecie per accertare non solo il danno patrimoniale, ma il ‘danno criminale’ globalmente arrecato. Questo include:

1. Il grado di effettiva offensività: Non esiste un’offesa ‘tenue in astratto’; è la manifestazione concreta del reato a segnarne il disvalore.
2. La natura del bene protetto: Nel furto, non si lede solo il patrimonio, ma anche la libertà e l’integrità della persona offesa, specialmente in casi di violenza o minaccia.
3. L’irrilevanza del ‘post factum’: La restituzione della refurtiva, avvenuta dopo la consumazione del reato, non può essere utilizzata per valutare l’entità del danno al momento della commissione del fatto.

La Corte d’Appello ha errato nel basare il suo diniego esclusivamente sul prezzo delle scarpe, omettendo quella valutazione complessiva che la legge e la giurisprudenza più evoluta oggi richiedono per adeguare la pena alla reale lesività della condotta.

Conclusioni

Questa sentenza è un importante monito per i giudici di merito. Il riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità non può essere un mero esercizio aritmetico basato sul cartellino del prezzo. Richiede un’indagine approfondita e concreta sulla lesività complessiva del reato, considerando tutti gli effetti pregiudizievoli, patrimoniali e non, subiti dalla vittima. La decisione rafforza il principio di offensività, garantendo che la pena sia sempre proporzionata al reale disvalore del fatto commesso, anche nei reati contro il patrimonio apparentemente minori.

Come si valuta la circostanza attenuante del danno di speciale tenuità?
La valutazione non deve basarsi solo sul valore economico del bene sottratto, ma richiede un giudizio complesso che consideri tutti gli elementi della fattispecie concreta per accertare il ‘danno criminale’ globalmente arrecato e l’effettiva lesività della condotta.

Il valore economico di un bene rubato (es. 80 euro) è sufficiente per escludere l’attenuante?
No. Secondo la Corte di Cassazione, basare il diniego dell’attenuante solo su un valore ritenuto ‘non esiguo’ è un’applicazione errata della legge. È necessaria un’analisi più ampia dell’offensività del fatto, che vada oltre il mero dato numerico.

La restituzione della refurtiva influisce sul riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità?
No. La sentenza chiarisce che l’entità del danno deve essere verificata al momento della consumazione del reato. La restituzione del bene è un ‘post factum’, un evento successivo che non può essere considerato per valutare l’entità del danno originario ai fini di questa specifica attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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