LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Danno speciale tenuità: irrilevante la ricchezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per furto aggravato ai danni di diverse grandi catene commerciali. L’imputato sosteneva di aver diritto all’attenuante del danno speciale tenuità, data la notevole capacità economica delle aziende vittime. La Corte ha ribadito che la valutazione del danno è oggettiva e non dipende dalla ricchezza della persona offesa, confermando un principio consolidato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di speciale tenuità: la ricchezza della vittima non conta

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un tema ricorrente nei reati contro il patrimonio: l’applicazione dell’attenuante del danno speciale tenuità. La questione centrale è se la notevole capacità economica della persona offesa possa rendere un danno, di per sé non trascurabile, ‘tenue’ e giustificare così uno sconto di pena. La risposta della Suprema Corte è, ancora una volta, un netto no.

I fatti del processo

Il caso ha origine da una condanna per furto pluriaggravato emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole di aver sottratto beni di proprietà di quattro noti esercizi commerciali, appartenenti a grandi e famose catene di distribuzione. La pena finale determinata in appello era di tre anni e due mesi di reclusione, oltre a una multa di 400,00 Euro.

Il ricorso in Cassazione e la tesi del danno speciale tenuità

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su un unico motivo: la violazione dell’articolo 62, n. 4 del codice penale. Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero errato nel non concedere l’attenuante del danno speciale tenuità. L’argomentazione era semplice: poiché le vittime del furto erano grandi catene commerciali, con un’elevata capacità economica, il danno patrimoniale subito era, in proporzione, irrisorio e quindi di speciale tenuità. In sostanza, si chiedeva di valutare il danno non in termini assoluti, ma in relazione alla ricchezza del soggetto che lo aveva subito.

Le motivazioni della Suprema Corte: La valutazione oggettiva del danno

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, ribadendo un principio giuridico consolidato. L’attenuante del danno speciale tenuità richiede una valutazione che ha carattere prevalentemente oggettivo, incentrata sul valore economico del danno causato dal reato. La capacità del soggetto passivo di sopportare la perdita economica è, di norma, irrilevante.

I giudici hanno chiarito che, come affermato in numerose sentenze precedenti, l’eventuale approfondimento sulle condizioni economiche della vittima può avere rilievo, semmai, in senso opposto. Un danno, pur essendo oggettivamente di valore esiguo, potrebbe non essere considerato ‘tenue’ se ha causato un pregiudizio significativo a una persona con ridotte capacità economiche. In altre parole, il criterio sussidiario delle condizioni economiche della vittima può essere usato per escludere l’attenuante, non per concederla quando il valore del danno non è di per sé esiguo. Rubare 100 euro a un miliardario o a una persona indigente è sempre un furto di 100 euro ai fini della valutazione oggettiva del danno per l’applicazione dell’attenuante.

Le conclusioni: Un principio a tutela della proprietà

L’ordinanza in esame conferma che la legge protegge il patrimonio in sé, indipendentemente da chi ne sia il titolare. La tesi secondo cui ‘rubare ai ricchi’ sarebbe meno grave si scontra con il principio di oggettività che governa l’attenuante del danno speciale tenuità. La decisione della Corte è stata quindi quella di dichiarare inammissibile il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve come monito: la valutazione della gravità di un reato contro il patrimonio non può essere relativizzata in base al censo della vittima.

Ai fini dell’attenuante per danno di speciale tenuità, conta la ricchezza della vittima?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la valutazione del danno deve essere oggettiva, basata sul valore effettivo della cosa sottratta, e non sulla capacità economica della persona offesa di sopportare la perdita.

Le condizioni economiche della vittima sono sempre irrilevanti?
Non del tutto. Possono essere considerate per escludere l’attenuante. Se un danno, pur di modesto valore oggettivo, rappresenta un grave pregiudizio per una vittima in condizioni economiche disagiate, il giudice può decidere di non concedere l’attenuante.

Qual è stato l’esito finale del ricorso in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati